Acireale, inadatte le nuove piante di piazza Garibaldi  L’agronomo: «Problemi di gestione e pericolosità»

Il reintegro del verde distrutto dalla tromba d’aria del 5 novembre ad Acireale, eseguito e celebrato in occasione della festa nazionale dell’albero del 21 novembre, ha suscitato la mia curiosità e mi sono personalmente recato per vedere ciò che è stato ripristinato nella villetta di piazza Garibaldi. Passeggiando tra i vialetti e le aiuole, ho avuto modo di notare che i vuoti – sede delle piante danneggiate ed estirpate – sono stati colmati con la messa a dimora di altre nuove piante quali Strelitzia augusta, Washingtonia filifera, Cordilyne revoluta,Brahea armata, Araucariadi Bidwill. Mi ha colpito l’uso di questa ultima specie (Araucaria di Bidwill) a mio modo di vedere improprio in un villetta aperta alla fruizione pubblica. Botanicamente si tratta di una essenza arborea di origine australiana, apprezzata per bellezza, imponenza e maestosità, ma che nel nostro areale siciliano è raramente coltivata a scopo ornamentale nei parchi e giardini pubblici (un esemplare l’ho visto tempo fa a villa Trabia nell’area palermitana).

La mia perplessità nasce dallo sviluppo strutturale della pianta nel tempo, e segnatamente alla chioma e alla sua fruttificazione, che sicuramente apporterà dei problemi di gestione e di pericolosità in relazione al sito utilizzato: un piccolo parco aperto al pubblico, allo svago ed al riposo. Basta esaminare le foglie, di forma a lancia, molto appuntite e taglienti: molto pericolose per i bambini (nel raccogliere una palla caduta durante un gioco in prossimità delle foglie basali, si possono avere delle lesioni agli occhi, alle mani). Così i frutti (strobili), pericolosi per il peso e l’ingombro per le seguenti caratteristiche botaniche: i coni maschili lunghi circa 20 centimetri, e i coni fruttiferi femminili lunghi circa 25 centimetri simili all’ananas.

Alla luce di quanto sopra, lascio immaginare le insidie per chi si troverà a sostare sotto questi grandi alberi nel periodo estate-fine autunno, rischiando quasi sicuramente delle lesioni traumatiche, causa le dimensioni ed il peso dei coni maschili e femminili durante la fase di caduta dall’alto di oltre dieci metri. Comunque ormai sono state messe a dimora e non rimane che creare intorno alla base di questi alberi – ad una certa distanza – una zona di esclusione.

Paolo Giglio, agronomo


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