Presunta illegittimità, conflitti di interesse e lentezza. A pochi giorni dall’esplosione dello scandalo assenteismo nel Comune di Acireale – con 62 indagati, tra i quali tre sottoposti agli arresti domiciliari – chi auspica che l’operato di dipendenti e dirigenti possa risentirne in termini di valutazione dovrà molto probabilmente ricredersi. O perlomeno soprassedere a molteplici fattori che sembrerebbero pregiudicare la trasparenza nel monitoraggio della burocrazia acese.
A far discutere è il nucleo di valutazione del Comune che, come previsto dalla legge, è composto dal segretario comunale e da due componenti esterni. Ed è proprio su questi ultimi che si condensano i dubbi. Nei giorni scorsi a manifestare la propria disapprovazione è stato anche il movimento extraconsiliare di destra Officina Acireale: «C’è la chiara volontà di mantenere al controllo sempre gli stessi tradendo gli annunci di cambiamento da tempo falsamente affermati», si legge in una nota. In effetti, motivi per storcere il naso in merito alla nomina – o, per meglio dire, alla riconferma – di Daniela Macrì e Rosario Sciuto sembrano essercene.
A partire dalla decisione, assunta dal sindaco Roberto Barbagallo a metà ottobre, di rinnovare l’incarico dei due fino alla naturale scadenza del proprio mandato politico. Tale scelta, infatti, parrebbe contravvenire alla delibera dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), secondo cui «a garanzia dell’indipendenza dell’organismo non può essere prevista l’automatica decadenza dei componenti in coincidenza con la scadenza dell’organo di indirizzo politico-amministrativo che li ha designati». Come se non bastasse, inoltre, se Macrì e Sciuto rimanessero al loro posto fino al 2019 – anno in cui scade il mandato di Barbagallo – supererebbero di gran lunga la durata triennale prevista dall’Anac. Tra l’altro, stando ai curriculum pubblicati sul sito dell’ente, i due rivestono il ruolo di valutatore rispettivamente dal 2012 e 2008.
Un altro aspetto della nomina che sembra non rispettare le indicazioni dell’Anac riguarda i conflitti di interessi. La delibera, in tal senso, parla chiaro: non dovrebbero essere nominate persone che «si trovino, nei confronti dell’amministrazione, in una situazione di conflitto, anche potenziale, di interessi propri, del coniuge, di conviventi, di parenti, di affini entro il secondo grado». Situazioni che nel caso del nucleo di valutazione acese sembrano essere più che potenziali. Infatti, sia Macrì che Sciuto hanno parenti di primo grado in due enti legati a doppio filo con l’amministrazione. Nello specifico, la prima ha il fratello, Enrico, nel cda della fondazione Bellini, mentre il figlio del secondo, Dario, svolge il ruolo di revisore dei conti nella fondazione Carnevale.
A completare il quadro, infine, l’efficienza dell’organo di valutazione. Fermo, al momento, al 2013. Ad ammetterlo indirettamente è lo stesso Sciuto, ex sindaco di Acireale negli anni Novanta: «Stiamo raccogliendo i dati per poter passare alla valutazione dei dirigenti per quanto concerne l’anno 2014 – dichiara -. Se lo scandalo assenteismo inciderà? Sì, perché riguarda il livello delle performance dei dirigenti, ma se ne parlerà, credo, l’anno prossimo». Per il momento, quindi, toccherà ai cittadini provare a dare una risposta alla domanda che il procuratore capo di Catania, Michelangelo Patanè, ha posto durante la conferenza stampa sul caso assenteisti: «Perché dirigenti e funzionari non si sono mai accorti di niente?»
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