Acireale: dipendenti Ipab, protesta in catene Il direttore: «Il welfare siciliano è saltato»

Aziende sanitarie provinciali che interpretano liberamente leggi del secolo scorso, tagli al welfare e l’immancabile crisi economica. Dietro la vertenza dei lavoratori dell’Ipab Oasi Cristo Re di Acireale si celano tante motivazioni. A renderlo noto è il direttore amministrativo della struttura assistenziale, Angelo Rigano, che oggi è intervenuto nuovamente su una vicenda che, settimana dopo settimana, vede crescere l’agitazione di chi non sa più come fare per sbarcare il lunario.

Sono tredici le mensilità da accreditare ai dipendenti, un ritardo che li ha condotti a manifestare già la settimana scorsa con sit-in quotidiani, culminati sabato scorso in un corteo che ha avuto l’effetto di far conoscere alla città la problematica: «Nei giorni scorsi – dichiara Rigano – abbiamo ricevuto delle riscossioni da parte di diversi comuni che potrebbero permetterci di pagare una mensilità a tutti i dipendenti».

Si tratterebbe, dunque, dello stipendio del luglio 2013, una somma che servirebbe a dare soltanto un po’ di respiro ai lavoratori, ma di certo non a risolvere la vertenza: «Per comprendere le radici del problema – continua il direttore dell’Ipab – va fatta una considerazione a monte: il welfare siciliano è saltato. Negli ultimi cinque anni abbiamo dimezzato l’utenza proveniente dai comuni, e se ciò non bastasse ci ritroviamo ad aver a che fare con interpretazioni di leggi oramai datate». Il riferimento di Rigano va all’art. 59 della legge regionale 33/96 che disciplina l’integrazione delle rette per il ricovero degli anziani presso le strutture assistenziali e che a sua volta richiama l’art. 17 della legge 9/86 sulle convenzioni che i comuni possono stipulare con enti situati in altre località.

La questione, come già denunciato nei giorni scorsi dagli stessi lavoratori, riguarda il mancato riconoscimento da parte dell’Asp della retta sociosanitaria anche in casi di malati con malattie degenerative:  «È imbarazzante – commenta il direttore dell’Oasi Cristo Re –. Si arriva a sostenere che un anziano con la sclerosi multipla e costretto su una sedia a rotelle non ha bisogno di prestazioni integrative sanitarie. Che poi questo termine è anche fuorviante: la legge parla di costi assistenziali a rilevanza sanitarie. Ma su queste espressioni – aggiunge Rigano – devo dire che anche i magistrati hanno fatto confusione, facendoci perdere un contenzioso».

Stando alla ricostruzione fornita dai vertici dell’Ipab, un anziano che necessità di particolari cure costa intorno a 80 euro al giorno, metà dei quali vengono pagati – nei casi di ricoveri tramite i servizi sociali dei comuni – dagli enti locali. Il resto dovrebbe essere coperto dalle rette sociosanitarie che però l’Asp è sempre più restia a riconoscere e da un contributo predisposto dalla Regione, ma che col tempo si sta riducendo sempre di più, complice la spending review:  «Il sistema tariffario – spiega il dirigente – è determinato a livello regionale, ma risale al 1996. Questo fa sì che non si riesce praticamente mai a coprire i costi. Inoltre esisterebbe una norma di salvaguardia che prevede che, finché non si raggiunge l’equilibrio di bilancio, la Regione debba corrispondere un contributo alle Ipab. Tuttavia, col tempo anche queste risorse sono state sempre più tagliate».

Intanto, nonostante la prospettiva di ricevere una prima mensilità, i dipendenti dell’Oasi Cristo Re hanno inasprito la protesta. Pur garantendo il servizio agli anziani, i lavoratori questa mattina sono andati oltre l’ormai consueto sit-in: due donne, infatti, hanno deciso di incatenarsi al cancello di ingresso della struttura.
L’intenzione è quella di andare avanti a oltranza:  «Oltre alle tredici mensilità, abbiamo gli accessori fermi al 2011 – ha dichiarato una delle manifestanti –. Sappiamo che sono arrivati dei soldi, ma finora non abbiamo visto nulla. Da qui non ci muoveremo, siamo stanchi».

 


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