Aci Sant’Antonio, impianto per rifiuti vicino al paese «Meno costi di discarica». Ambientalisti insorgono

Ospitare una struttura per trattare i rifiuti alle porte di Aci Sant’Antonio. È questa l’intenzione dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Santo Caruso, che negli scorsi giorni ha deliberato un protocollo d’intesa con il Consorzio artigiano edile Comiso (Caec). Un documento con cui il Comune dà la propria disponibilità a vagliare un progetto per un impianto di pirolisi che dovrebbe sorgere in un terreno privato, stipulando una convenzione con la cooperativa iblea. Un’iniziativa che, stando alle premesse della delibera, punta ad abbattere i costi di conferimento in discarica e al contempo favorire il trattamento della frazione organica. Con l’obiettivo di far compiere alla città un salto in avanti nella raccolta differenziata. «Si ritiene di prendere in considerazione la proposta avanzata, quale previsione di iniziativa privata tendente alla realizzazione di impianto a totale carico del proponente che, per le caratteristiche sviluppanti, risulta di rilevante interesse per gli aspetti ambientali sia per i vantaggi di natura economica per l’Ente», si legge nel documento.

Ma cosa è un impianto di pirolisi? Si tratta di un processo chimico nel quale avviene la decomposizione di materiali organici a una temperatura che si aggira, in genere, tra i 400 e gli 800 gradi. Ciò, però, non avviene in presenza di ossigeno e dunque senza una reale combustione. Il risultato è il syngas, prodotto gassoso che a sua volta può essere utilizzato come combustibile per creare energia. Insomma, non un inceneritore né un termovalorizzatore, ma una tecnica terza che promette di immettere nell’aria una quantità ridotta di diossina – rispetto alle prime due tipologie – ma al contempo un livello maggiore di anidride carbonica. 

Tutte connotazioni che però difficilmente basteranno per tranquillizzare i cittadini. Seppure nella delibera si specifica che il protocollo rappresenta soltanto un primo passo verso un progetto che dovrà rispettare tutte le norme di legge in materia di autorizzazioni. Stando ai documenti pubblicati dal Comune, l’impianto dovrebbe trattare rifiuti urbani e scarti agro-forestali. Come detto, la frazione organica dell’immondizia. Tuttavia, nella documentazione presentata in prima istanza dal Caec all’amministrazione, nell’intento di spiegare cosa sia la pirolisi, si elencano tutte le tipologie di rifiuti che, in base alla normativa, l’impianto potrebbe trattare. E qui si scopre che, oltre all’umido, il processo di decomposizione potrebbe riguardare anche plastica, catrami e gomme

A riguardo, però, lo stesso consorzio smentisce. «Quello di Aci Sant’Antonio potrebbe essere uno dei primi impianti di trattamento dei rifiuti che realizziamo – spiega l’architetto Giuseppe Calvo – ma possiamo assicurare che tratterebbe soltanto frazione organica e scarti vegetali. Niente plastica». Calvo spiega poi come da Comiso il Consorzio sia arrivato nel centro dell’Acese. «Caec ha commesse in tutta Italia e anche fuori i confini nazionali. Ci siamo presentati ad Aci Sant’Antonio e il Comune si è detto disponibile a valutare un nostro progetto, perché interessato ad abbattere la quantità di indifferenziato che finisce in discarica». Sull’impatto ambientale dell’impianto, Calvo si lascia andare a una battuta. «Non c’è combustione e parlare di inceneritore sarebbe un grave errore. Un sito di pirolisi inquina meno di un bel po’ di macchine a diesel», conclude.

Si mantiene cauto, invece, il sindaco Caruso. «Nulla è deciso, perché nulla è stato approvato. Non ci si muoverà senza prima aver visto il progetto e le autorizzazioni che devono corredarlo – commenta a MeridioNews -. La nostra volontà è quella di valutare la possibilità di abbattere i costi di conferimento, ricavandone un vantaggio economico, ma anche un miglior trattamento della spazzatura». Sulla localizzazione dell’impianto, infine: «Sorgerebbe in area industriale e su un terreno privato, ma è ancora presto per dire esattamente il punto», conclude.

Chi invece non ci sta è l’associazione Rifiuti zero, che ha chiesto l’annullamento in autotutela della delibera poiché ritenuta illegittima. «Ancor prima di valutare la tecnologia, sottolineiamo che il Comune ha approvato un atto che non non può esistere. In materia di rifiuti non si può pensare a un affidamento diretto né spetta alla singola amministrazione pianificare iniziative per gestire il ciclo dei rifiuti. Di ciò si dovrebbe occupare la Srr», commenta l’associazione. Che poi, entrando nel dettaglio della pirolisi, rimane critica. «Per trattare l’organico ci sono gli impianti di compostaggio, che non inquinano e sono funzionali. Pensare di creare un sito che inevitabilmente immette nell’atmosfera sostanze inquinanti è anacronistico e senza senso», dichiara il presidente Elio D’Amico. 


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