Cinque ragazzi, dell'Accademia di Belle arti e di Informatica, e due docenti. E' il gruppo che ha creato la campagna pubblicitaria per sensibilizzare i cittadini al tema dell'estorsione. Nicolò Volanti, uno dei giovani direttori artistici: «Un problema comune a tutti e non solo ai commercianti come spesso si pensa». Ma dalla Regione, intanto, nessuna risposta è mai arrivata riguardo alla loro partecipazione a un apposito bando
A Catania con il pizzo, chiudiamo tutti Lo spot degli studenti, senza le istituzioni
Una saracinesca che si chiude. Non all’ingresso di una bottega ma sulla porta o la finestra di una qualunque casa di un qualunque catanese. Perché Con il pizzo, chiudiamo tutti. E’ l’idea di un gruppo di giovani studenti che – in poco più di due mesi e con risorse zero ha realizzato una campagna pubblicitaria a scopo sociale per sensibilizzare i cittadini al tema del racket. «Un problema comune a tutti e non solo ai commercianti come spesso si pensa spiega Nicolò Volanti, 21 anni, uno dei giovani direttori artistici Il pizzo, anche se non lo vediamo, lo viviamo». Un’idea nata da un bando della Regione siciliana ma poi portata avanti «solo con la volontà», considerato il disinteresse dell’istituzione. A collaborare con i ragazzi, invece, l’associazione Addiopizzo Catania che ha subito dato il suo patrocinio. «Ci ha fatto molto piacere che la proposta sia venuta da loro – spiega Totò Grosso, presidente dell’associazione – Significa che molti ragazzi non vanno più stimolati, ma stimolano a loro volta».
Le due versioni del cartellone create per la campagna
L’iniziativa viene da due docenti dell’Accademia di Belle arti etnea, Giovanni Gallo e Gianni Latino. Lo spunto è stato proprio un bando regionale con dei fondi stanziati nel 2011 per progetti di sensibilizzazione sui temi dellestorsione e il pizzo. Presentato il progetto, però, dall’ente non è mai arrivata nessuna risposta. «Ho telefonato disperatamente e mandato email a decine di funzionari», spiega Gallo, ma senza mai ricevere nessuna comunicazione. «Abbiamo avuto la sensazione di essere stati lasciati soli. Ci abbiamo messo passione e tempo, una cosa non scontata per degli studenti racconta Nicolò – e invece abbiamo visto solo disinteresse. Sarebbe bastata una telefonata, anche solo per dire che il progetto faceva schifo».
Eppure i ragazzi non si sono fatti scoraggiare. E, dopo Natale, hanno iniziato il loro lavoro. «E’ stato anche un modo per mettere in pratica i nostri studi e testare le nostre competenze», spiega Nicolò. Ma con una finalità sociale. «Perché la mia terra per me è irrinunciabile. Problemi come il pizzo sono un dolore concreto, niente di romantico». Le prime riunioni sono state a caccia di un’idea nuova. «Ci siamo chiesti: cosa possiamo dire di nuovo? Dove e per chi è stata la risposta spiega Non pretendiamo di dire alle persone come risolvere un problema che è tanto più grande di noi. Ma vorremmo far arrivare il messaggio che il pizzo è un problema di tutti». A pagarne le conseguenze sono infatti i cittadini, che subiscono disservizi, inquinamento e sovrapprezzi. «Se un edificio crolla dopo due giorni Nicolò fa un esempio è perché si è usato del cemento scadente». Imposto da ditte controllate dalla criminalità e spesso vincitrici di appalti truccati.
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Il video-spot in 3d
Così il progetto inizia a prendere forma, sotto la direzione artistica di Nicolò Volanti e Mirko Santangelo. Ci sono le foto di Samir Kharrat che ne ha anche curato la postproduzione usate per creare possibili cartelloni per l’affissione e volantini. E il video in 3d di Massimiliano DAngelo e Filippo Licciardello, studenti del dipartimento di Informatica, già pubblicato sul canale Youtube dell’iniziativa e che verrà proposto alle tv locali. «La scelta del 3d non è stata casuale spiega Nicolò I personaggi che chiudono le saracinesche non sono caratterizzati fisicamente. Non hanno lineamenti né età, sappiamo solo se sono uomini o donne. Un modo per evitare gli stereotipi e far passare il messaggio che il pizzo riguarda tutti». Infine ci sono gli unici pizzini che ci piace condividere, come li hanno rinominati i creatori, piccole immagini dallo slogan immediato da condividere sui social network.
Gli unici pizzini che ci piace condividere
Perché la campagna al momento è visionabile solo on line e partirà ufficialmente i primi giorni di marzo. La risposta però è già positiva. «Due imprenditori palermitani vogliono contribuire all’iniziativa raccontando la loro storia dice il direttore artistico mentre un Comune toscano e il movimento Poliziotti hanno condiviso la nostra idea su Facebook». Lo stesso è possibile fare su Twitter. Gli studenti si stanno poi organizzando per stampare a proprie spese dei volantini da distribuire ai cittadini catanesi, insieme ai ragazzi di Addiopizzo e a chiunque volesse dare una mano. I fondi, se solo fossero mai arrivati, sarebbero serviti per far uscire la campagna dalla Rete e portarla sulle strade e in tv. Ma dove la Regione ha mostrato scarsa sensibilità potrebbe intervenire il Comune di Catania, cedendo ai ragazzi, in modo gratuito e per un periodo di tempo anche breve, uno spazio per l’affissione di un cartellone pubblicitario. Richiesta che verrà avanzata nei prossimi giorni. «Il nostro obiettivo comunque non è raggiungere il numero più alto di persone possibile conclude Nicolò Ma creare una coscienza comune».