Un'imbarcazione con a bordo centinaia di profughi di presunta origine eritrea e somala, è naufragata stamane a mezzo miglio dall'Isola dei Conigli a causa di un incendio. Decine le vittime, tra cui donne e bambini, e 250 i dispersi, ma il bilancio è ancora provvisorio. In 150 sono stati tratti in salvo dalla guardia costiera e dai pescatori lampedusani, che si sono attivati per prestare subito soccorso. Fermato dalla polizia un giovane tunisino ritenuto tra gli scafisti. La disperazione del sindaco Giusi Nicolini: «Basta! È un orrore continuo»
Naufragio di migranti al largo di Lampedusa In 500 sul barcone, quasi 100 morti annegati
Una nuova tragedia del mare ha colpito stamane le acque siciliane. Un barcone con a bordo circa 500 migranti è naufragato prima di approdare a Lampedusa, nella zona della Tabaccara, a mezzo miglio dall’Isola dei Conigli. Secondo le prime notizie, sarebbero quasi un centinaio i profughi annegati e 250 i dispersi, ma il bilancio delle vittime aumenta di minuto in minuto. Tra i morti – che si trovano ancora sulla banchina del porto dell’isola – ci sarebbero anche quattro bambini e alcune donne, di cui una in stato di gravidanza. A lanciare l’allarme l’equipaggio di due pescherecci che transitavano in zona.
In base a quanto raccontato da alcuni dei sopravvissuti, l’imbarcazione si sarebbe ribaltata e, forse a causa di corto circuito, avrebbe preso fuoco, costringendo i migranti – di presunte origini eritree e somale – a gettarsi in acqua per sfuggire alla fiamme e raggiungere gli scogli a nuoto. Secondo i carabinieri, invece – come riportano le agenzie – sarebbero stati i migranti che, per farsi notare dagli isolani, avrebbero incendiato a una coperta dell’imbarcazione, da cui poi si sarebbe originato il rogo a bordo. In 150 sono stati intercettati e tratti in salvo dalla motovedette della guardia costiera, intervenuta immediatamente sul posto. Ma secondo i testimoni, ci sarebbero ancora centinaia di persone in mare, tra cui decine di cadaveri. I soccorritori – aiutati da elicotteri e mezzi aerei che stanno sorvolando la zona – sono ancora impegnati nelle operazioni di recupero. Nel frattempo, la polizia avrebbe fermato uno dei presunti scafisti. Si tratterebbe di un giovane di origini tunisine raccolto tra i superstiti, che sarebbe stato riconosciuto da alcuni migranti.
A prestare immediatamente soccorso ai naufraghi, insieme alle forze dell’ordine, anche i pescatori lampedusani che hanno raggiunto i migranti con i loro pescherecci formando una vera e propria catena umana per trarli in salvo sulla terra ferma. Da quanto appreso finora, a bordo del barcone c’erano centinaia di profughi, tra cui circa trenta bambini e diverse donne incinte. «È una tragedia – ha commentato Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa – Basta! Ma che cosa aspettiamo? Cosa aspettiamo oltre tutto questo? È un orrore continuo». Come si apprende dalle agenzie, il primo cittadino isolano si è recata sul posto per informarsi sull’evolversi della situazione, di cui però neppure lei conosce ancora i numeri. «Le dimensioni non le conosciamo ancora – spiega – ma se è vero che erano 500 sul barcone e in salvo già sul molo ce ne sono soltanto 130, è davvero un orrore». Ancora morti in mare, ad appena quattro giorni dal tragico sbarco di lunedì sulla spiaggia di Scicli, nel Ragusano, in cui sono annegati 13 cittadini eritrei.
[Foto di Ansa]