Il 76enne Giuseppe Panascia è ritenuto colpevole del femminicidio della ex moglie Maria Zarba. L'uomo era già stato condannato in primo grado nel luglio del 2020. La vittima era stata trovata a terra in casa in una pozza di sangue con il cranio fracassato
Femminicidio Zarba, confermato l’ergastolo per l’ex marito La donna colpita alle spalle mentre stava guardando la tv
Confermata la condanna all’ergastolo per Giuseppe Panascia. Il 76enne ritenuto colpevole di avere ucciso la ex moglie di 66 anni Maria Zarba, secondo quanto deciso dalla prima sezione della Corte d’Assise d’appello di Catania, dovrà pagare anche le spese processuali e di custodia cautelare e le spese di giudizio delle parti civili. L’uomo, già nel luglio del 2020, era stato condannato in primo grado dalla Corte di Assise di Siracusa per il femminicidio compiuto l’11 ottobre del 2018 nell’abitazione della donna in via Giambattista Odierna, nel centro storico di Ragusa. A scoprire il cadavere era stato il nipote 22enne Giuseppe che viveva insieme alla nonna. La donna, con il cranio fracassato, era stata trovata riversa a terra in un lago di sangue.
La donna era molto conosciuta nel quartiere anche per essere una ministra straordinaria della Comunione nella cattedrale San Giovanni Battista, dove svolgeva un servizio alla comunità cristiana, ai sacerdoti e ai diaconi durante la liturgia e nelle altre celebrazioni di preghiera. Tra i primi a essere interrogati dal pubblico ministero, c’era stato proprio il marito della vittima. I due si erano separati da circa un anno e l’uomo si era professato innocente raccontando di averla «lasciata viva, si stava preparando per andare a messa», mentre lui stava andando in campagna. L’ex marito aveva ipotizzato che a uccidere la donna fosse stato qualcuno entrato dalla finestra. La versione dell’ex tecnico di laboratorio di un istituto scolastico cittadino non aveva convinto gli investigatori che, poco dopo, lo avevano fermato vicino all’abitazione della madre, dove da un anno andava a dormire.
Dagli esami effettuati dalla scientifica, macchie di sangue della vittima erano state trovate sui suoi vestiti, nelle maglie dell’orologio e nell’auto. Dalle testimonianze di parenti, amici e vicini di casa era emerso che, qualche giorno prima di essere uccisa, la donna avrebbe chiesto al marito di non entrare più in casa – come era solito fare anche dopo la separazione – e di pagare le quote mensili concordate. Litigi all’ordine del giorno che la donna raccontava telefonicamente anche ai figli che vivono lontano per motivi di lavoro. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Panascia quel pomeriggio dopo l’ennesima discussione avrebbe colpito la donna mentre era di spalle seduta in cucina a guardare la televisione. Il termine per il deposito delle motivazioni è stato fissato in novanta giorni.