Non solo il Wwf, ma anche tante altre associazioni che, insieme ai cittadini, cercano di seguirle dall'inizio fino a quando muovono i primi passi. «Ci accertiamo che niente possa minacciare la schiusa», afferma Prato. Guarda le foto
Tutelare i nidi delle tartarughe che stanno per nascere Volontaria: «Siamo in tanti e cerchiamo di proteggerle»
Operatori ufficiali autorizzati dal Ministero, volontari del Wwf, associazioni ed enti del territorio. Ma anche villeggianti e residenti che prendono a cuore un pezzo di spiaggia. Tutti al lavoro per prendersi cura delle tartarughine che quest’estate stanno nascendo sulle spiagge siciliane. «Non importa se sono volontari, associazioni o singoli cittadini, per noi le tartarughe vengono prima di ogni cosa», dice Oleana Olga Prato del Wwf Sicilia Orientale. «Siamo tutti all’opera per tutelare loro e i loro nidi. Volontari e residenti controllano se in spiaggia ci sono tracce della mamma, mandano foto, si accertano che nessuno tocchi la recinzione e al momento della schiusa si assicurano che le tartarughine arrivino al mare indisturbate».
Sanno quello che fanno i volontari e lo fanno bene. Sia nel caso in cui abbiano ricevuto un addestramento ufficiale, sia nel caso in cui siano semplicemente in contatto con il Wwf. Non appena avviene la schiusa delle uova, infatti, si controlla che le tartarughe neonate non muovano i loro primi passi verso un falò o verso la strada, dove rischiano di essere schiacciate dalle macchine. In questa operazione sono coinvolti anche gli operatori della pulizia delle spiagge che la mattina presto, essendo i primi ad arrivare, avvisano se si sono verificati movimenti. In caso positivo, si prosegue con l’ispezione e poi l’attesa della schiusa, che dura ben 60 giorni.
«Dipende dalle temperature – spiega Oleana – ma solitamente, in media, ci vogliono due mesi per la schiusa. Che non avviene in una notte sola. Noi stiamo lì, cerchiamo di esserci sempre e passiamo diverse notti in spiaggia aspettando il momento. Facciamo il possibile affinché tutto si svolga nel migliore dei modi». Capita che passi un trattore a cancellare le tracce o che i nidi vengano fatti in spiagge non frequentate e che quindi sfuggano anche agli occhi esperti dei volontari. Quest’estate, però, sono numerosi i nidi che vengono tenuti sott’occhio. «In questo momento tra Ragusa, Siracusa e Catania ce ne sono 29, per un totale di 50 sparsi in tutta la Sicilia. La prima schiusa sull’Isola è iniziata lo scorso 6 agosto ad Avola, in provincia di Siracusa. E si contano oltre 400 piccole tartarughine che hanno già conquistato il mare per iniziare la loro vita».
Evento straordinario di quest’anno si è verificato nella spiaggia di Gallina, ad Avola: in un lembo di sabbia lungo appena 600 metri i volontari, guidati della biologa e operatrice del progetto Life Euroturtles Oleana Olga Prato, hanno trovato ben sei nidi. Tre dei quali si sono schiusi contemporaneamente durante la notte di Ferragosto. Fra Sicilia, Basilicata, Puglia e Calabria sono in totale 62 i nidi di Caretta caretta gestiti e monitorati dal Wwf.
«La Sicilia purtroppo non è stata mai oggetto di studio – chiarisce Prato. Da quando il Wwf è sceso sul campo svogliamo un’attività più certosina e contiamo le segnalazioni che ci arrivano. L’anno scorso, per esempio, eravamo la regione con più nidi censiti in assoluto in tutta Italia. Anche rispetto alla Calabria, che vanta l’Università molto attiva in questo senso e si è sempre distinta». Quest’anno le cose sono andate diversamente, per svariate ragioni. «Dalla minore nidificazione dovuta al riposo delle madri alla grande moria di tartarughe, fino all’attività di monitoraggio. In fondo, siamo sempre volontari e per quanto ci sforziamo non sempre riusciamo a fare tutto da soli».