Si lavora nel polo universitario del capoluogo etneo per la formazione di un Centro interdisciplinare per la ricerca e la didattica di genere. Un'iniziativa all'avanguardia in Italia, sebbene al traino delle tendenze europee, dove è già molto diffusa. «Un primo passo per stimolare la discussione in modo serio e scientifico, come lUniversità deve fare», spiega la docente Stefania Arcara. Per l'attivazione si dovrà aspettare l'anno accademico 2014/2015, ma al dipartimento di Scienze umanistiche sono già pronti i Gender lab
L’Università etnea apre agli studi di genere «Primo in Sicilia, così l’Ateneo si svecchia»
LUniversità di Catania aprirà le porte agli studi genere, ovvero «a tutte quelle riflessioni e analisi sui ruoli e sulle differenze tra uomo, donna e tutte quelle identità che si intersecano tra loro», spiega la professoressa del dipartimento di Scienze umanistiche, tra le promotrici, Stefania Arcara. Il progetto – nato da una idea di Graziella Priulla e Rosa Maria Monastra, docenti, rispettivamente, del dipartimento di Scienze politiche e umanistiche, e fatta propria dal Centro per le pari opportunità dateneo e quello anti mobbing – prevede la costituzione di un vero e proprio Centro interdisciplinare per la ricerca e la didattica di genere ed è stato recentemente discusso con i direttori di dipartimento e presidenti di corso di studio. Che hanno dimostrato grande disponibilità, con la promessa di attivarsi per collaborare tra dipartimenti e creare materie di studio interdisciplinari.
Una iniziativa «per cui stiamo già lavorando dichiara Stefania Arcara ma che deve affrontare qualche problema burocratico e quindi richiede un po di tempo». E che è nuova solo a metà. In questi anni infatti sono almeno tre i dipartimenti Scienze umanistiche, giuridiche e politiche nei quali diverse docenti hanno organizzato degli insegnamenti sui gender studies. «Ma era come se fossero un po invisibili – spiega Arcara – Con questo progetto, invece, lateneo si svecchia e sprovincializza e capisce levidente importanza di qualcosa che in parte si faceva già», aggiunge. Con questa svolta, lateneo catanese sarebbe il primo in Sicilia ad attivare corsi di genere e tra i pochi italiani. Comunque al traino delle università straniere. «In Gran Bretagna, Germania o Olanda si studiano da anni», afferma Stefania Arcara.
Uniniziativa che Antonio Pioletti, delegato del rettore Giacomo Pignataro ai rapporti con il personale tecnico amministrativo e tra i promotori dell’idea, non esita a definire «importante» per almeno due ragioni: per studiare e conoscere meglio il tema in sé – che il professore considera «un tratto fondamentale, non estrapolabile da tutto il resto per capire la vita» – e perché «in quanto offerta formativa dateneo contribuisce a dargli identità di Università», dice ancora Pioletti. Gli studenti potranno dunque scegliere di partecipare a corsi o laboratori su tematiche non strettamente collegate al proprio percorso di studi, in un’ottica di formazione più ampia. «Pensiamo a un corso su donne e medicina ad esempio conclude il docente Magari potrebbe interessare anche a chi frequenta Lettere».
Ma se per se avere a disposizione delle materie interdisciplinari specialistiche occorre aspettare almeno lanno accademico 2014/2015, già dal prossimo il dipartimento di Scienze umanistiche organizza i Gender lab, ovvero dei laboratori di 18 ore ciascuno che – come i vecchi Medialab organizzati dalla facoltà di Lingue fino a qualche anno fa – daranno diritto a dei crediti formativi spendibili come altre attività allinterno del proprio piano di studi. Seppure organizzati dal Disum, compatibilmente con il proprio piano di studi, potranno essere seguiti anche dagli studenti di altri corsi di laurea.
Saranno circa una decina e abbracceranno varie tematiche come storia, antropologia, giurisprudenza, cinema e teatro, anglistica, ispanistica, germanistica ed anche il ciclismo urbano. E di alcuni si conosce già il titolo: «Immaginario di genere e androginia nella cultura rock e pop» e «Bici da gonna: un approccio di genere al ciclismo urbano tra pratica e rappresentazione». «Un primo passo da parte del dipartimento per stimolare e riflettere su questioni di genere in modo serio e scientifico, come lUniversità deve fare», conclude Stefania Arcara.