Manca ancora l'ufficialità ma almeno per qualche mese la spazzatura prodotta da chi conferiva dai Leonardi rimarrà nell'isola. Complice la difficoltà a trovare soluzioni alternative, ma c'è chi si chiede se vengano cercate seriamente
Rifiuti di Sicula vanno agli altri gestori delle discariche Le incertezze sui reali costi della spedizione all’estero
Mancano pochi giorni, ma la fatidica data potrebbe passare senza troppi sussulti. Come spesso accade in Sicilia, e in particolare quando in ballo c’è la spazzatura, l’emergenza è costantemente nell’aria ma un modo per rinviare un po’ più in là il pettine con tutti i nodi lo si trova sempre. La chiusura annunciata della discarica della Sicula Trasporti a Lentini è prevista per l’1 maggio ma non è escluso che operi qualche giorno in più, nell’immediatezza non dovrebbe creare scompensi agli oltre 150 Comuni che in questi anni hanno portato i propri rifiuti indifferenziati nel sito sequestrato ai fratelli Leonardi, dopo lo scandalo Mazzetta Sicula. Ad aprire i cancelli agli autocompattatori saranno infatti i gestori delle altre discariche al momento attive, tra cui quella di Siculiana di proprietà della famiglia Catanzaro.
Per quanto si andrà avanti così non è ancora chiaro. A mancare, infatti, al momento è anche il provvedimento con cui il dipartimento regionale dovrà definire i nuovi conferimenti. Ma decreti a parte, ciò che è certo è che nell’immediatezza la spazzatura rimarrà in Sicilia. L’ipotesi di mandarli fuori dall’isola, magari anche dall’Italia, resta sempre in campo ma al momento non ha portato a nulla di concreto. Alcune Srr – gli enti territoriali a cui spetta il compito di pianificare la gestione dei servizi – hanno tentato di raccogliere preventivi relativi ai costi di smaltimento in altre regioni, ma finora, il coro è unanime, i prezzi proposti sarebbero fuori portata. Specialmente se si considera che quello dei rifiuti è un servizio da sostenere tramite la Tari, dunque con i soldi dei residenti, anche se il governo Musumeci ha immaginato di contribuire ai maggiori oneri in via straordinaria.
Tuttavia quello relativo al costo dello smaltimento all’estero è un tema più intricato di quel che potrebbe sembrare. Finora, infatti, a eccezione delle singole iniziative da parti delle Srr e qualche anno fa dallo stesso dipartimento regionale, non è stato mai fatto un monitoraggio approfondito del mercato. In altri termini, è altamente verosimile che le grosse imprese che operano a livello internazionale non abbiano mai saputo della possibilità di fare ricavi facendosi carico della spazzatura della Sicilia. Anche perché a oggi non si è mai tentata la strada della pubblicazione di un avviso sulla gazzetta ufficiale dell’Unione europea, unico strumento che potrebbe realmente dare risalto alle esigenze della Regione. E questo – è la tesi avanzata a microfoni spenti da qualcuno – potrebbe essere anche dovuto al fatto che la munnizza è sempre stato un problema da risolvere in casa. Più nella consapevolezza dei soldi che frutta, che delle istanze ambientaliste.
In ogni caso la spazzatura, come la polvere, potrà essere messa sotto il tappeto fino a un certo punto. Poi bisognerà trovare davvero un’altra soluzione, a meno di non volere saturare le altre discariche presenti nell’isola prima del previsto. E, di conseguenza, vedere piovere alla Regione nuovi progetti di ampliamento. A tal proposito proprio in questi giorni dovrebbe essere recapitato agli amministratori che gestiscono la Gesac – una delle tante società della galassia imprenditoriale dei fratelli Leonardi attualmente sono il controllo degli amministratori giudiziari – l’ultimo parere sulla richiesta di realizzazione di una nuova discarica nei dintorni di Lentini. In contrada Scalpello, lì dove un tempo c’era una cava. La sensazione, tuttavia, è che anche in questo caso la lista di criticità rilevate dalla commissione tecnico-specialistica dell’assessorato all’Ambiente possa essere discretamente lunga. A pesare più di tutti è il fatto che le discariche private presenti in Sicilia sono nate in periodi emergenziali, derogando alle normative, e in assenza di gare a evidenza pubblica. Senza contare, poi, che la legge in vigore prevede che qualsiasi tipo di impianto deve essere tarato sul fabbisogno del proprio ambito di riferimento, in questo caso il territorio siracusano, e approvato dalla competente Srr.
Srr che, sulla carta, potrebbero presto lasciare il posto alle Ada, le autorità d’ambito, fulcro della disegno di legge di riforma che dovrebbe approdare all’Ars. Anche qui però non mancano i punti interrogativi, sui reali tempi con cui la politica regionale deciderà di affrontare un tema attorno a cui ballano migliaia di posti di lavoro, e nemmeno quelli esclamativi. Alcuni con molta probabilità verranno tirati fuori dalle opposizioni (Pd, M5s e Claudio Fava) che proprio questo pomeriggio terranno una conferenza stampa per denunciare il «disastro rifiuti in Sicilia e la legge sulla governance del sistema che non risolve nulla».