Il tribunale fallimentare di Catania ha reputato ammissibile la richiesta di concordato preventivo avanzata da Wind Jet, per cui è scongiurato il fallimento. La holding Finaria, di proprietà dello stesso Pulvirenti e il cui patrimonio è ritenuto dai giudici rassicurante, farà da garante. Rimangono tuttavia alcuni dubbi a proposito dei bilanci degli anni 2008-2011 su cui si è concentrata l'attenzione del pubblico ministero. «A noi - scrivono i giudici - spetta valutare la fattibilità giuridica, nel merito di quella economico entreranno i creditori»
Wind Jet, via libera al concordato preventivo I dipendenti verranno risarciti al 47 per cento
Wind Jet non fallirà, ma difficilmente tornerà a volare. La quarta sezione fallimentare del Tribunale di Catania ha respinto la richiesta di fallimento avanzata dal pubblico ministero e ha stabilito che «sussitono i presupposti richiesti dalla legge per l’ammissione al concordato preventivo». Ma ha anche specificato di non entrare nel merito della valutazione di fattibilità del piano con cui l’azienda di Antonino Pulvirenti dovrà risarcire in parte i suoi creditori. Piano sui cui contenuti il Pm ha depositato numerose riserve, integrate dalle annotazioni della Guardia di finanza che nei mesi scorsi ha perquisito la sede della compagnia aerea. La valutazione economica non spetta a loro, dicono i giudici, bensì ai creditori, convocati dinanzi al giudice il 19 luglio. Per il momento, quello che è certo è che il Tribunale ha riconosciuto l’esistenza di tutti i presupposti previsti dalla normativa. Il concordato preventivo, è bene ricordarlo, è uno strumento attraverso il quale l’imprenditore evita il fallimento, accordandosi con i creditori attraverso una ristrutturazione dei debiti e una soddisfazione, anche parziale, dei crediti.
«La proposta presentata dalla Wind Jet – si legge nell’atto del Tribunale – è di tipo liquidatorio, con cessione integrale dei beni ai creditori con garanzia prestata da un terzo (la Finaria holding, ndr) sulla liquidazione dei beni ceduti e sui tempi della stessa e con apporto di finanza esterna da parte di un altro soggetto terzo (lo stesso Pulvirenti, ndr) a copertura delle spese di giustizia degli oneri di funzionamento e del chirografo (il credito per cui non è presente alcun tipo di garanzia, ndr)».
Nella relazione, i giudici sottolineano come sono stati superati, grazie alla nuova documentazione presentata da Wind Jet, i due nodi evidenziati dal Pm. Ai dipendenti (considerati creditori privilegiati) verrà restituito il 47,825 per cento del credito vantato. I crediti privilegiati per Iva e ritenute fiscali saranno risarciti integralmente, mentre gli altri crediti privilegiati, compresi quelli vantati dai lavoratori, verranno degradati al chirografo (cioè crediti ordinari) e pagati nella percentuale del 5 per cento (a fronte dell’1 per cento proposto inizialmente dalla società di Pulvirenti). Per questi ultimi crediti la copertura è garantita dal presidente del calcio Catania, tramite pegno sulle azioni che possiede della Finaria Spa. L’altro nodo è stato sciolto grazie al passo indietro di Wind Jet sulla nomina del commissario giudiziario. In un primo momento la compagnia aveva escluso che la scelta potesse cadere su un soggetto di fiducia del Tribunale e aveva individuato l’unica persona idonea nell’amministratore delegato della stessa Wind Jet. Una posizione che adesso viene ritrattata. Il commissario giudiziale sarà l’avvocato Mario Libertini.
A garantire economicamente la copertura finanziaria, anche in caso di minusvalenze rispetto ad alcuni valori stimati nella valutazione dei beni in possesso della compagnia aerea, è la holding Finaria S.p.A., il cui titolare è lo stesso Antonino Pulvirenti. Holding che, a giudicare dai dati del bilancio del 31 dicembre 2012, appare solida. «La società in questione – scrivono i giudici- presenta una consistente patrimonializzazione, pari ad oltre 100 milioni di euro tra immobilizzazioni materiali e partecipazioni finanziarie, ed un patrimonio netto di oltre 73 milioni di euro».
Il documento dei giudici passa poi in rassegna le osservazioni avanzate dal pubblico ministero che, nel motivare la richiesta di fallimento, aveva parlato di mancanza di «coerenza interna ed esterna» nelle carte presentate da Wind Jet. Il pm esprimeva, cioè, dubbi sia sulla valutazione fatta dei crediti tributari e dei crediti in contenzioso (sarebbero queste le ragioni della mancata coerenza interna), sia sui bilanci della società degli anni compresi tra il 2008 e il 2001, che «non corrisponderebbero al vero». Ma, replicano i giudici, «i profili di coerenza interna attengono alla fattibilità economica del piano e restano sottratti al giudizio di ammissibilità del tribunale». Mentre, per quanto riguarda l’ipotesi di falso in bilancio, «non risulta dimostrato che questo si rifletta nei dati aziendali posti a fondamento della proposta».
Ampio spazio nella relazione del Tribunale viene dato al caso dell’incidente all’Airbus 2424 avvenuto il 27 settembre del 2010 all’aeroporto Punta Raisi di Palermo. Secondo il pm, i bilanci 2010 e 2011 di Wind Jet sarebbero falsati nella parte relativa alle «Rimanenze e ricambi», perché i pezzi smontati dell’aereo incidentato sarebbero stati sopravvalutati. Una valutazione su cui i giudici concordano. «I valori attribuiti alle parti dell’aeromobile incidentato nei bilanci 2010 e 2011 – scrivono – destano più di una perplessità e ciò perché, a fronte di un veicolo il cui valore complessivo, in perfetto stato d’uso, era pari a 30 milioni di dollari, si attribuisce alle sole parti riutilizzabili dello stesso – dopo un incidente la cui gravità ne ha imposto lo smantellamento – il valore di 27 milioni 574 mila dollari». Tutto ciò mentre il valore del relitto, secondo l’assicuratore, era di appena 800mila dollari. «Troppo inferiore – precisano i giudici – al valore iscritto nel bilancio da Wind Jet».
Ma lo stesso tribunale che avanza questi dubbi, precisa poi che non bastano questi elementi per affermare che la proposta di concordato non è ammissibile. Quello che conta «non è l’eventuale reato di false comunicazioni sociali», ma le ripercussioni sui dati aziendali su cui si fonda il concordato. E su questo aspetto i giudici non hanno dubbi: il valore di 3milioni e 500mila euro attribuito alle «Rimanenze» nella proposta di concordato è attendibile. Questo perché «esiste certamente un magazzino composto da pezzi di ricambio», perché «nel 2011 il valore di questi pezzi, diversi da quelli provenienti dall’aeromobile, era di 14 milioni e 800mila euro» e quindi, «anche a voler considerare fondata la tesi del Pm, rimane plausibile la stima delle Rimanenze eseguita».
Sull’ammissibilità al concordato preventivo è intervenuta la Cisl che auspica la possibilità «di ricollocare i 500 lavoratori Windjet nelle compagnie che ricopriranno spazi lasciati vuoti da Windjet o che inizieranno a volare, utilizzando come base lo scalo di Comiso».