La sconfitta per 2-1 rimediata in trasferta contro la compagine di Bucaro, secondo ko di fila per i rosanero ultimi in classifica, certifica le difficoltà di un gruppo in confusione e senza punti di riferimento. Sul banco degli imputati sale anche il tecnico Boscaglia
Palermo bocciato all’esame Bisceglie in Puglia E il gap dalle prime potrebbe diventare un peso
Bocciato. Esposto in bacheca, è scritto in maiuscolo l’esito dell’esame che il Palermo ha sostenuto a Bisceglie. Esame perché, anche se la stagione è ancora ai nastri di partenza, le partite assumono già le sembianze di primi crocevia e iniziano a dare indicazioni precise in merito al tipo di indirizzo che può prendere una squadra nell’arco del campionato. La bocciatura, sancita in questo caso dalla sconfitta per 2-1 rimediata allo stadio Gustavo Ventura, coinvolge tutto il Palermo. Ultimo in classifica con un solo punto racimolato nelle quattro gare finora disputate. Senza bypassare le responsabilità della società, che ha allestito con troppa sicurezza un organico composto da diversi doppioni e carente in alcuni ruoli chiave (perché non acquistare una punta di categoria e da doppia cifra?), sul banco degli imputati finiscono inevitabilmente sia i giocatori che il tecnico.
Il secondo passo falso consecutivo inchioda certamente coloro che sono scesi in campo, dai quali in terra pugliese ci si aspettava risposte diverse sul piano soprattutto del carattere e dell’intensità contro un avversario ampiamente alla portata anche se abituato a determinati contesti e alle dinamiche di un campionato complicato come la C, ma anche l’allenatore non è esente da colpe. E’ Boscaglia che mette la squadra in campo e, ancora una volta, il tecnico ha dato l’idea di essere in confusione, con scelte cervellotiche (Accardi in panchina e in campo in qualità di centrale Crivello inquadrato finora solo come terzino dal successore di Pergolizzi, per fare un esempio, il ‘depennamento’ a centrocampo di un uomo d’ordine come Martin o il minutaggio ridotto messo a disposizione di giocatori come Silipo e Floriano potenzialmente in grado sulla trequarti di far male alle difese avversarie) e poco coerenti con le parole pronunciate alla vigilia (non ha sortito effetti la pretattica dell’allenatore gelese che, contrariamente a quanto affermato sabato, ha schierato il Palermo con una difesa a quattro, formula sulla quale ha lavorato in ritiro senza soluzione di continuità nell’ambito di un 4-2-3-1), tipiche di chi è alla ricerca di coordinate che al momento non ha e di chi non ha ancora trovato la chiave, tecnico-tattica e psicologica, per ‘entrare’ dentro la squadra e metterla nelle condizioni di rendere in maniera efficace.
La X che in occasione della stesura dei calendari indicava il Bisceglie alla quinta giornata in relazione al match con il Palermo adesso, ironia della sorte, può essere associata proprio al Palermo. X intesa come incognita, come un gruppo senza idee e ancora senza una vera anima, che fatica a mettere in pratica con la necessaria lucidità i frutti di un lavoro condizionato da diverse variabili negative tra difficoltà ad acquisire il ritmo partita e ritardi (sul mercato) che hanno rallentato notevolmente il processo attraverso il quale questo collettivo avrebbe già dovuto funzionare come una squadra. E tra i campanelli d’allarme ha un suono fastidioso la facilità con cui gli avversari riescono ad evidenziare le lacune dei rosanero.
E’ bastato un Bisceglie scolastico, semplicemente con un tiro dalla distanza (di Maimone al 18’ del primo tempo con un bel destro dal limite che ha trovato il sette della porta difesa da Pelagotti) e un contropiede (finalizzato al 33’ da Mansour) sugli sviluppi peraltro di una punizione sulla trequarti a favore dei rosa, per imporsi su un Palermo disorientato e che, pur avendo tenuto il piede sull’acceleratore nelle battute iniziali dell’incontro, dopo i due gol subiti ha giocato sotto ritmo senza dare mai l’impressione di sapere creare realmente le premesse giuste per costruire la rimonta. E la prima rete in campionato siglata nel finale da Luperini, centrocampista che ha confermato comunque il suo feeling con il gol, rappresenta solo una magra consolazione per un Palermo che contro una squadra operaia (al secondo successo di fila) come quella guidata dal palermitano Bucaro e impostata per un match da giocare con determinazione e spirito di sacrificio avrebbe potuto e dovuto fare molto di più e che probabilmente, sotto l’aspetto mentale, inizia a sentire addosso il peso esercitato dalle aspettative e dal gap esistente con le prime della classe.