Nuova allerta meteo dalla protezione civile Lo speleologo: «Al Duomo canali ostruiti»

Ad appena una settimana dal violento nubifragio che in appena un’ora ha sommerso la città di Catania e i paesi limitrofi, è di nuovo allerta meteo. L’allarme questa volta viene per tempo, dalla Protezione civile nazionale, che in un comunicato diffuso ieri sera parla di una «vasta perturbazione proveniente dalla penisola iberica, con precipitazioni a carattere di temporale». Si dovranno quindi attivare, nei territori interessati della Sicilia orientale, «i sistemi di Protezione civile». Dal Comune fanno sapere che si sta «valutando la situazione» e che eventuali provvedimenti verranno comunicati. Ma, nonostante il pericolo di una nuova bomba d’acqua, l’assessore all’Ambiente del Comune di Catania, Carmencita Santagati, ieri sera in Consiglio comunale dichiarava che «si è trattato di un evento imprevedibile, per il quale qualunque intervento di manutenzione sarebbe stato insufficiente». Secondo la tesi dell’amministrazione infatti, nessuna caditoia stradale è adatta a contenere una quantità d’acqua così elevata. Ma l’esperto del sottosuolo catanese del Centro speleologico etneo (Cse), Franco Politano, non sembra concordare con questa tesi.

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«I tappi nei condotti sotterranei sono tra le probabili cause dell’allagamento di piazza Duomo, ma non solo: sotto porta Uzeda c’è un condotto di oltre due metri e mezzo di larghezza che quando lo esplorai, nel 2002, era ridotto a poco più di mezzo metro» spiega Politano, che negli anni ha esplorato, e fotografato, l’intera area. «Sotto piazza Duomo si trova il fiume Amenano, oltre ai reperti archeologici, ovvero le volte delle Terme Achilliane» spiega lo speleologo che, negli anni ha anche esplorato il canale di gronda, descrivendolo come «totalmente ostruito dalle radici degli alberi». La situazione è ben nota, tanto che il Cse ha trasmesso puntualmente la documentazione completa sulle cavità, comprese di geolocalizzazione, alla Protezione civile. Un’attività di esplorazione partita a fine anni ’90, con autorizzazione dell’allora sindaco Enzo Bianco. «Avevamo anche previsto il crollo della pavimentazione della piazza», racconta lo speleologo, con l’evento puntualmente verificatosi a febbraio 2002, ma l’amministrazione del tempo – sindaco Umberto Scapagnini – aveva «ignorato le segnalazioni». E proprio a quel periodo risale anche la fine delle esplorazioni sistematiche del sottosuolo catanese .

Politano ci ha riprovato con l’attuale amministrazione comunale, alla quale ha proposto «un protocollo d’intesa per segnalare caditoie ostruite e altri potenziali pericoli». Questa volta Raffaele Stancanelli si è mostrato più sensibile del suo predecessore, concedendo al Cse l’autorizzazione a esplorare liberamente il sottosuolo, a costo zero per il Comune. «Il sindaco è sembrato molto interessato quando lo abbiamo incontrato a maggio, ma per ottenere l’autorizzazione abbiamo dovuto sollecitare gli uffici tecnici chiamando praticamente ogni giorno. E l’autorizzazione è arrivata solo oggi, 1 marzo» riferisce tra l’amareggiato e il soddisfatto lo speleologo. «Vogliamo già iniziare domenica a esplorare piazza Duomo, andando nelle gallerie sotto palazzo dei Chierici: entrando dalla fontana dell’Amenano verificheremo lo stato dei condotti» conclude Politano.

E, nel caso di un altro forte temporale, si potrebbero ripetere gli allagamenti, con le auto trascinate dalla furia dell’acqua, così come documentato da centinaia di cittadini sui social network. La differenza è che questa volta si saprà con certezza se quel che accade sopra, dipende da quel che non è stato fatto sotto. «La mia unica preoccupazione è che non ci scappi il morto per qualcosa che abbiamo segnalato anni fa, visto che in città non sembra esserci un politico che si interessa di queste questioni mi sentirei responsabile io» conclude.

[Foto del Centro speleologico etneo]


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Il condotto sotto porta Uzeda «ridotto a cinquanta centimetri da oltre due metri», il canale di gronda «ostruito dalle radici». E, in generale, un'assenza di attenzione per quel che accade nel sottosuolo di Catania. Queste alcune potenziali cause dei danni prodotti dalla «bomba d'acqua» del 22 febbraio. A descriverle è Franco Politano, a capo del gruppo di esplorazioni urbane del Centro speleologico etneo. Proprio oggi, dopo mesi di attesa, ha ricevuto un'autorizzazione a riprendere le esplorazioni. Ma dato l'allerta temporale della Protezione civile, potrebbe essere troppo tardi per intervenire. Guarda le foto

Il condotto sotto porta Uzeda «ridotto a cinquanta centimetri da oltre due metri», il canale di gronda «ostruito dalle radici». E, in generale, un'assenza di attenzione per quel che accade nel sottosuolo di Catania. Queste alcune potenziali cause dei danni prodotti dalla «bomba d'acqua» del 22 febbraio. A descriverle è Franco Politano, a capo del gruppo di esplorazioni urbane del Centro speleologico etneo. Proprio oggi, dopo mesi di attesa, ha ricevuto un'autorizzazione a riprendere le esplorazioni. Ma dato l'allerta temporale della Protezione civile, potrebbe essere troppo tardi per intervenire. Guarda le foto

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