Il peso specifico del successo per 4-2 ottenuto dai rosanero allo stadio Morreale-Proto, quarta affermazione di fila e nona in trasferta, è rafforzato dal pari del Savoia fuori casa con il Roccella. E' salito a sette il vantaggio della capolista sulla seconda in classifica
Palermo, poker servito sul tavolo della Cittanovese Vittoria pesante che dà una spallata al campionato
Poker servito. La scuola pitagorica secondo cui il numero perfetto è il tre è stata smentita oggi dal Palermo che, almeno per un giorno, ha dimostrato che il numero perfetto è il quattro. Come le vittorie consecutive degli uomini di Pergolizzi (cinque nelle ultime sei giornate) e come i gol che hanno consentito alla capolista di battere 4-2 in trasferta la Cittanovese nella sesta di ritorno del Girone I del campionato di serie D. Il peso specifico di questo successo, il nono ottenuto dai rosa lontano dal Barbera, è testimoniato dalla classifica e dal vantaggio (adesso di sette punti) sul Savoia fermato sullo 0-0 sul campo del Roccella. Il mezzo passo falso dei campani valorizza ancora di più l’affermazione del Palermo. Una vittoria preziosa anche dal punto di vista del morale e che, anche se è ancora presto per fare calcoli, potrebbe dare un indirizzo preciso al prosieguo di una stagione che sta entrando gradualmente nella fase cruciale.
Ci sono segnali che non possono essere ignorati. Il concetto espresso anche nel passato più o meno recente in relazione ad esempio ad un Palermo destinato ad affondare nell’ultimo anno di A in cui faticava a emergere dalle paludi della bassa classifica vale adesso in questo contesto che, analizzando certe tipologie di vittorie e il modo in cui la squadra riesce ad ottenerle, autorizzano un certo ottimismo in funzione dell’obiettivo prefissato. Sono segnali, appunto, attraverso i quali oggi si è capito sotto lo sguardo del presidente Mirri che la capolista sta creando le premesse giuste per abbozzare quel tentativo di fuga potenzialmente decisivo nell’ambito del duello a distanza con la seconda in classifica. E il fatto che il Palermo abbia sofferto in una gara molto complicata dà ancora più volume al bagaglio di certezze e consapevolezza dei propri mezzi con cui gli uomini di Pergolizzi cammineranno nell’ultimo segmento del campionato.
I rosanero avevano bisogno di ulteriori conferme dopo gli ultimi successi e allo stadio Morreale-Proto le hanno avute imponendosi, a fatica, su un avversario che, soprattutto in un primo tempo giocato a ritmi particolarmente sostenuti, ha dimostrato la propria competitività tra le mura amiche. Se qui hanno perso il Bari l’anno scorso e Savoia e FC Messina in questa stagione un motivo ci sarà. E se n’è accorta in parte anche la compagine rosanero abile tuttavia, dopo il momentaneo 1-0 ad opera di Giaimo all’alba della partita, a non disunirsi e, anche con il supporto di episodi favorevoli come il generoso rigore assegnato dall’arbitro per un presunto fallo su Felici ormai specializzato nella conquista delle massime punizioni, a costruire con umiltà e fame le basi per una rimonta. Che stava per essere vanificata, dopo il provvisorio 2-1, dal solito difetto di una squadra che non ha ancora nel proprio dna la capacità di ammazzare le partite sferrando il colpo del ko. L’acuto nel finale del difensore Peretti, peraltro con i rosa in dieci per l’espulsione di Lancini per somma di cartellini gialli, dimostra che quando vuole il Palermo sa essere spietato e calare sul tavolo al momento opportuno le carte che servono per mettere sul match il punto esclamativo.
Un Palermo più forte dell’emergenza, delle critiche (legittime, comunque, in merito ad una qualità del gioco che anche oggi non si è sviluppato in maniera armoniosa complici le dimensioni di un campo sintetico piuttosto stretto) e delle circostanze negative come la situazione di inferiorità numerica nell’ambito della quale sono nati il terzo e il quarto gol (firmato Floriano, autore di una doppietta) ha nelle proprie corde la capacità in questo torneo di vincere sul campo di un’ammazzagrandi e dare una spallata al campionato. E nonostante i momenti di sofferenza e il rammarico per il rigore del 2-2 di Tripicchio propiziato da un’ingenua trattenuta di Vaccaro è ciò che ha fatto. Con sudore e con caparbietà.