Formazione, Savona sottoposto a perizia calligrafica Deputato resta indagato per truffa con moglie e figlia

Parole su un foglio, da scrivere impugnando una penna e senza badare al significato. È quanto stato chiesto di fare, qualche settimana fa, al deputato regionale di Forza Italia Riccardo Savona e alla moglie Maria Cristina Bertazzo. La coppia è stata chiamata a sottoporsi a una perizia calligrafica voluta dal sostituto procuratore di Palermo Vincenzo Amico, titolare dell’inchiesta sulla presunta truffa ai fondi per la formazione

Savona, che dopo la notizia dell’indagine ha resistito alle richieste di dimissioni dal ruolo di presidente della commissione Bilancio all’Ars, portando il Movimento 5 stelle a disertare le sedute, è indicato dagli inquirenti come il deus ex machina di un sistema che avrebbe messo le mani su centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici che sarebbero dovuti servire a finanziare progetti per l’inserimento nel mondo del lavoro ma che, in realtà, sarebbero stati usati per fini personali. Dalle spese per la segreteria politica al finanziamento delle campagne elettorali. Stando a un suo ex collaboratore, Savona avrebbe gestito anche la selezione dei partecipanti con criteri particolari. «Più voti potevi portare e maggiori erano le possibilità di trovare il tuo nominativo in qualche progetto», ha dichiarato l’uomo alla guardia di finanza.

Ma da dove nasce la necessità di studiare la grafia dei coniugi Savona? Nel mirino della procura ci sono i documenti sequestrati rinvenuti nelle sedi delle associazioni che sarebbero riconducibili al politico di Forza Italia. A finire nell’indagine sono state in sette, molte delle quali con sede legale in via Enrico Amari a Palermo. Allo stesso civico in cui si trova la segreteria politica. Tra le carte portate via dagli investigatori ci sono anche appunti informali che, secondo la procura, proverebbero come Savona fosse il regista occulto delle attività svolte dagli enti di formazione.

«L’onorevole Savona e la moglie non si sono sottratti alla perizia, anzi hanno deciso di presentarsi senza avvocati», è il commento che arriva dallo studio legale Traina, che difende i coniugi. Savona e Bertazzo, che ad aprile hanno ottenuto il dissequestro di parte dei beni su cui erano stati apposti i sigilli, sin dal primo momento hanno dichiarato la propria estraneità alla vicenda. La posizione della procura palermitana è diametralmente opposta: l’intera famiglia, compresa la figlia Simona, avrebbero avuto un ruolo di primo piano nella gestione delle risorse ottenute dalla Regione e legate in molti casi ai fondi europei. Piano che sarebbe stato agevolato anche dalla lunga esperienza di Savona all’interno dell’Assemblea regionale. Il deputato, secondo l’accusa, sarebbe stato nella condizione di conoscere in anticipo i bandi che sarebbero stati pubblicati dagli assessorati e di «incidere positivamente al fine di consentire l’approvazione dei progetti e l’erogazione delle somme».


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