«Non sarà una marcia, non si chiuderanno le vie e non ci saranno striscioni», precisa il presidente dell'associazione antiestorsione Asaec Nicola Grassi. Ci sarà anche Tonino Torrisi, l'imprenditore vittima del pizzo che ha denunciato
Una passeggiata antiracket per le strade di Giarre «Un modo per incontrare commercianti e artigiani»
Una passeggiata antiracket per le vie di Giarre per incontrare commercianti e artigiani. «Non sarà un marcia, non si chiuderanno strade e non ci saranno striscioni – precisa Nicola Grassi, il presidente dell’associazione antiestorsione Asaec di Catania che l’ha organizzata – Saremo tutti insieme, cittadini, rappresentanti delle forze dell’ordine e del Comune, commercianti che hanno denunciato come esempio e incoraggiamento per coloro che si trovano in difficoltà».
Una semplice camminata per le vie della città. «Un’occasione per parlare con i piccoli commercianti e gli artigiani locali – aggiunge Grassi – durante la quale approfitteremo per distribuire gratuitamente anche i calendari dell’associazione per il prossimo anno e un po’ di materiale informativo su come comportarsi quando arriva una richiesta di estorsione». Si parte alle 17 da piazza del Carmine poi, percorrendo corso Italia e via Callipoli, si arriva fino al Palazzo di città. Lì, a partire dalle 19, ci sarà un incontro pubblico con le autorità civili e militari.
Tra i commercianti che prenderanno parte alla passeggiata ci sarà anche Tonino Torrisi. L’imprenditore giarrese vittima di estorsione che, dopo il pestaggio subito il 15 ottobre del 2018, ha denunciato tutto ai carabinieri. Un fatto che nella cittadina ionica non avveniva da molti anni e per cui il giudice ha condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso Roberto Bonaccorsi, considerato vicino al clan Santapaola-Ercolano e mandato a processo Tiziano Russo e Franco Messina, accusati sia di estorsione che di lesioni aggravate. I due sono ritenuti dagli inquirenti affiliati al clan Laudani.
A Torrisi erano stati chiesti 50mila euro come arretrati, visto che l’imprenditore non aveva mai pagato il pizzo, mille euro al mese e il due per cento sulle costruzioni che stava realizzando (visto che è impegnato anche nel campo dell’edilizia oltre che nella ristorazione). Bonaccorsi si è presentato inizialmente, in nome di una conoscenza pregressa con la vittima, come mediatore. Poi invece si è rivelato come complice dell’estorsione e ha anche rincarato la dose. «In tutti questi anni ti sei fatto i cazzi tuoi, non hai portato soldi a nessuno e quindi ora si cambia», sono le minacce rivolte a Torrisi e intercettate dai carabinieri.
«Chiedo scusa a Tonino Torrisi nell’amicizia che avevamo», ha detto poi Bonaccorsi durante un’udienza in cui, oltre a porgere le proprie scuse, ha anche offerto alla vittima duemila euro per i danni morali subiti. Una sorta di bonaria compensazione che è stata subito respinta dal legale del commerciante.