Il progetto per realizzare un mega-impianto nel centro dell'Ennese è tornato al centro dell'attenzione dopo che la società della famiglia Proto ha fatto ricorso contro un parere della Soprintendenza. Ma non manca una provocazione rivolta a Nello Musumeci
Affare rifiuti, l’Oikos non molla la presa su Centuripe E punta sull’incapacità della Regione a fare impianti
Stavolta Nello Musumeci non potrà tirarsi indietro. Il progetto per realizzare a Centuripe una piattaforma di gestione dei rifiuti, comprensiva di una maxi-vasca per l’indifferenziato di portata maggiore a quelle di Bellolampo, non è ancora approdato sui tavoli della Regione ma torna a fare parlare di sé. Anche per le notizie che da Motta Sant’Anastasia, dove ha sede la Oikos, arrivano nella località dell’Ennese e, da lì, fino a Palermo.
A riaccendere i riflettori nei giorni scorsi è stato il comitato No discarica, in seguito alla scoperta del ricorso al Tar fatto da Oikos contro il parere negativo della Soprintendenza alla variante urbanistica per i trecento ettari acquistati tra Centuripe e Catenanuova. La società della famiglia Proto ha scelto di contestare la decisione della Soprintendenza, secondo cui i terreni di contrada Muglia sono di interesse archeologico. Per l’impresa, però, il prestigio dell’area è tutt’altro che irrinunciabile e a dimostrarlo sarebbe l’assenza di un vincolo di natura paesaggistica. «Nel 2019, si può parlare di rischio di alterare il paesaggio in cui un tempo passava la transumanza?», commentano dalle parti di Motta Sant’Anastasia, riprendendo uno dei rilievi fatti dalla Soprintendenza.
Ma quello delle autorizzazioni non è l’unico interrogativo. A fare discutere è anche la mancata rispondenza del progetto all’indirizzo politico che la Regione vuole dare in tema di rifiuti. Infatti, nonostante l’azienda abbia fatto sapere che il sito occuperebbe soltanto un decimo dei terreni acquistati, la capacità complessiva degli impianti sarebbe decisamente maggiore alla quantità di spazzatura prodotta dall’Ennese. Una difformità che è saltata agli occhi di chi, in questi anni, ha seguito l’evoluzione del dibattito sui rifiuti confluito poi in una riforma – al momento ancora ferma all’Ars – che prevede che il ciclo di trattamento debba chiudersi all’interno dei confini provinciali. Gli stessi su cui dovrebbero avere competenza le Ada, i nuovi enti territoriali che dovrebbero prendere il posto delle Srr.
Ciò porterebbe a pensare che il progetto Oikos potrebbe rischiare di essere azzoppato all’origine: da dove arriverebbero i rifiuti se già nell’Ennese esiste la discarica di contrada Cozzo Vuturo? La risposta va cercata su due direttrici. La prima riguarda la possibilità di ricevere spazzatura dai privati e, nel caso dell’organico, di sfruttare la carenza di impianti per ambire alla ricezione di rifiuti anche da fuori Sicilia. La seconda, invece, è di natura politica e ripropone il confronto tra pubblico e privato. Il rischio imprenditoriale di cui Oikos è disposta a farsi carico poggia sul convincimento che il governo regionale alla fine non riuscirà a realizzare quegli impianti pubblici fondamentali per sottrarre il business al monopolio dei privati. «Noi l’impianto siamo intenzionati a farlo, abbiamo i soldi e un progetto che non minaccia l’ambiente come qualcuno vuol far credere. La Regione riuscirà a fare altrettanto?», è la chiosa che arriva da Motta.
Una provocazione che potrebbe portare il governatore a esporsi su una questione che ha allarmato la società civile, ma che finora non ha registrato reazioni da Palermo. Ufficialmente perché, per il momento, il carteggio non è andato oltre gli uffici del Comune di Centuripe e della Soprintendenza.
In attesa di capire se Musumeci si pronuncerà, così come invocato da Claudio Fava nei mesi scorsi, dai corridoi di palazzo d’Orleans trapela una novità. Il governo regionale sarebbe intenzionato ad affidare la gestione dei futuri impianti pubblici a privati con competenze specifiche nel settore industriale. Una specifica necessaria a evitare che al timone possano ritrovarsi gli stessi proprietari delle discariche, soggetti catapultatisi nel business dei rifiuti a inizio anni Duemila provenendo dal settore del movimento terra e che non di rado sono stati accusati di chiudere le porte agli autocompattatori con troppa leggerezza. Se passasse questa linea, la proprietà degli impianti resterebbe regionale mentre i gestori, in cambio di tariffe convenienti per i Comuni e dell’impegno a occuparsi dei costi per personale e manutenzione, terrebbero per sé gli introiti derivanti dal conferimento.
Riceviamo e pubblichiamo la nota del legale della Oikos, avvocato Rocco Todero:
Si ritiene che il titolo non sia conforme alle idee della società, atteso che non c’è alcuna volontà di esternare provocazioni nei confronti della Regione Siciliana o dei suoi rappresentanti.
Allo stesso modo non è stato posto alcun interrogativo retorico in ordine alla capacità della Regione di realizzare gli impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.