Anastasio Carrà festeggia la vittoria con dei fuochi pirotecnici sparati in piena notte. Poi l'attacco diretto a un nostro cronista, reo di riprendere il brindisi e di non essersi presentato al suo arrivo. Prima della cacciata c'è spazio pure per un deridente applauso
Il luogotenente di Salvini rieletto a sindaco di Motta Preso telefono di un giornalista tra insulti e spintoni
Una vittoria netta che sancisce la prima volta di un sindaco del Carroccio in Sicilia. Il luogotenente dei carabinieri Anastasio Carrà trasforma il Comune di Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania, nel suo fortino elettorale. Anche grazie alla presenza, venerdì scorso, del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il successo ieri notte è stato sancito da un lungo brindisi post-spoglio con familiari e sostenitori davanti al comitato elettorale di piazza Duca degli Abruzzi. Con loro anche alcuni esponenti del partito, come il responsabile Enti locali della Lega Fabio Cantarella.
Nel cuore della notte, quando le lancette segnano le tre e il risultato è ormai acquisito sullo sfidante principale Danilo Festa, il cielo della cittadina si illumina grazie a due batterie di fuochi pirotecnici. Sparati al centro della carreggiata di via Garibaldi, bloccando alcune auto. Il colpo di scena della nottata di Carrà arriva però subito dopo. Quando il nostro cronista Dario De Luca, impegnato a seguire lo spoglio elettorale, si avvicina con l’intento di chiedere un commento.
«Lei è stato scorretto – urla Carrà immediatamente -. Non si è presentato mentre era a casa mia e adesso registra senza dire niente». In pochi attimi l’attenzione della folla, circa cento persone, si sposta dai festeggiamenti al giornalista. Preso di mira con insulti e inviti, senza troppi giri di parole, ad abbandonare velocemente la piazza. I più agitati, come il figlio del sindaco Giuseppe, gli intimano di recarsi nel comitato del secondo arrivato, l’ex consigliere Festa. Nel parapiglia che si crea entra in scena anche la moglie del primo cittadino, Daniela Virgillito. Insieme al marito tolgono lo smartphone dalle mani del cronista. Provando a fermare la registrazione di un filmato dei festeggiamenti. «Lo devo chiudere», dice il sindaco mentre smanetta con il telefono. «Non devi venire qua, te ne devi andare adesso», urla uno dei suoi sostenitori più agitati: Giovanni Ruscifina, cugino del vicesindaco Antonio Bellia.
Qualche istante dopo c’è un tentativo, fallito, di chiarimento. Il giornalista invita Carrà a entrare nella sede, lontano dalla folla, per spiegare di non averlo bloccato durante le fasi dello spoglio, all’interno del comitato, perché particolarmente occupato tra decine e decine di chiamate. Limitandosi a una veloce stretta di mano. «Domani (oggi per chi legge, ndr), chiamerò il suo direttore e segnalerò il fatto – insiste il sindaco – perché lei non è stato professionale». Qualcuno, intanto, blocca il figlio sempre più agitato. «Così adesso perdi pure il lavoro», incalza un altro sostenitore riferendosi al cronista. «Adesso mi ascolti, che ho qualche anno in più di lei – conclude Carrà -. Vada via e se vuole mi richiami domani». L’uscita dal comitato, due stanze tappezzate di foto del politico immortalato in compagnia del ministro Salvini, viene accolta con una nuova raffica di insulti. E l’invito a un applauso che segna il definitivo abbandono della piazza: «Battiamo le mani al giornalista di MeridioNews».
Aggiornamento delle 17.50
«Siamo vicini al collega Dario De Luca vittima, mentre seguiva i festeggiamenti per la rielezione a sindaco di Motta Sant’Anastasia di Anastasio Carrà, di un’inspiegabile aggressione. Nessuno può e deve fermare il diritto di cronaca e la libertà di informare. Un episodio grave, De Luca – così come riportato dal quotidiano on line – è stato insultato, privato del proprio smartphone e invitato ad abbandonare la piazza, che l’Unione nazionale dei Cronisti italiani condanna senza mezzi termini. Impedire a un giornalista, con minacce e offese, di esercitare il proprio dovere è un gesto deprecabile, ancor di più se messo in atto da un rappresentante delle Istituzioni». Lo dichiara, in una nota, la sezione di Catania dell’Unione nazionale dei cronisti italiani.