Nunzio Biagio Barbera e Salvatore Di Venuto sono entrambi ritenuti responsabili dei reati in concorso. Le indagini sono state avviate dopo la denuncia sporta dall'imprenditore vittima di interessi usurai compresi fra il 20 e il 50 per cento mensili
Usura ed estorsione con metodo mafioso, due arresti Minacce a vittima: «Ti finisci mali e ti tagghiu a testa»
«Ti finisci mali e ti tagghiu a testa». È una delle minacce di morte che avrebbero rivolto Nunzio Biagio Barbera e Salvatore Di Venuto a un imprenditore etneo operante nel settore immobiliare, vittima delle loro estorsioni. Nel pomeriggio del 9 agosto, la polizia ha arrestato Barbera (classe 1942) colto in flagranza di reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nella stessa serata, il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Catania ha emesso un decreto di fermo nei confronti di Di Venuto (classe 1965). Il pregiudicato 53enne, inteso u ghiacciaru, è infatti gravemente indiziato del reato di usura ed estorsione aggravata dalla modalità mafiosa in concorso con Barbera.
Le indagini, delegate alla squadra mobile, sono state avviate a seguito della denuncia sporta dall’imprenditore che ha dichiarato di essere vittima di usura da parte di un soggetto chiamato Salvo, poi identificato in Salvatore Di Venuto, che si sarebbe presentato come esponente della cosca mafiosa Santapaola-Ercolano. L’imprenditore ha raccontato alle forze dell’ordine che Di Venuto gli avrebbe concesso in prestito diverse somme di denaro in cambio delle quali si sarebbe fatto promettere e consegnare interessi usurai compresi fra il 20 e il 50 per cento mensili.
A riprova di quanto denunciato dall’imprenditore, la sezione reati contro il patrimonio della squadra antiracket ha accertato che a fronte dei soldi prestati, Di Venuto tramite l’intermediazione di Barbera avrebbe richiesto e ottenuto alti interessi con tassi da usuraio. Davanti alle difficoltà dell’imprenditore vittima nel corrispondere quanto pretesto, in molte circostanze, entrambi lo avrebbero minacciato di morte ricordandogli anche la riconducibilità del denaro avuto in prestito a soggetti appartenenti alla criminalità organizzata, in particolare al clan Santapaola-Ercolano.
In una di queste occasioni, Barbera e Di Venuto sarebbero andati a casa dell’imprenditore e lo avrebbero strattonato e minacciato di morte: «Ti finisci mali e ti tagghiu a testa». Il 9 agosto, gli investigatori hanno monitorato l’ennesimo pagamento in piazza Europa. Al termine dell’incontro Barbera è stato bloccato dopo aver ricevuto dalla vittima la somma di 1.200 euro in contanti come ulteriore acconto della cifra complessiva pretesa. Le perquisizioni eseguite nella sua abitazione hanno consentito di sequestrare documentazione utile alle indagini.
Il 13 agosto il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania ha convalidato l’arresto di Barbera e il fermo di Di Venuto. Al primo è stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere, mentre al secondo quella degli arresti domiciliari. Entrambi sono ritenuti responsabili in concorso dei reati di usura e tentata estorsione aggravata.