Il nucleo ecologico dei carabinieri di Catania ha messo i sigilli su un'area di 10mila metri quadrati. L'impianto sarebbe privo delle autorizzazioni necessarie dal 2016, periodo in cui la società che lo gestisce, la A.C.I.F., aveva ottenuto un contestato via libera all'ampliamento
Scicli, sequestrato l’impianto di trattamento rifiuti Due anni fa bloccato ampliamento dopo le proteste
Dal mancato ampliamento nell’estate del 2016 al sequestro di ieri pomeriggio. A Scicli scattano i sigilli sull’impianto di trattamento di rifiuti pericolosi e non gestito dalla società A.C.I.F. Servizi srl. Una struttura che nel luglio di due anni fa era finita al centro delle cronache per via di una richiesta di ampliamento che prevedeva di poter ricevere 200mila tonnellate all’anno di materiale pericoloso: dai fanghi delle raffinerie ai solventi. Il tutto in un impianto che si trova in contrada Cuturri, a due chilometri dal centro di Scicli, dichiarato patrimonio Unesco. Quel progetto si infranse sulla reazioni della cittadinanza e sulle decisioni dell’assessorato al Territorio, all’epoca guidato da Maurizio Croce che revocò le autorizzazioni. Oggi il nuovo colpo di scena: il nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Catania, con la collaborazione del locale comando, ha condotto un’ispezione di carattere ambientale, riscontrando l’assenza di autorizzazioni necessarie a gestire i rifiuti ai sensi delle normative.
I militari hanno accertato che la società ha in corso «diverse attività ed appalti connesse al trattamento dei rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi», ma dal 2016 sarebbe priva del titoli necessari. Fino al 2016, infatti, la A.C.I.F. ha operato sulla base di un’autorizzazione data dalla Provincia, che successivamente avrebbe fatto decadere per affidarsi alla Regione. Ma l’iter per l’autorizzazione integrata ambientale non sarebbe mai stato ultimato e chi di dovere non avrebbe neanche effettuato mai il collaudo. Da due anni quindi, proprio mentre provava ad ampliare il suo impianto, la società non sarebbe stata in regola.
È quindi scattato il sequestro preventivo su un’area di diecimila metri quadrati dove si trovano capannoni industriali, un impianto trattamento rifiuti allo stato liquido e altre attrezzature ed impiantistica utilizzate per la gestione dei rifiuti. Sigilli anche a un semirimorchio ed uno scarrabile carichi di rifiuti (rifiuti indifferenziati e materie plastiche), nonché a tutti i notevoli quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi presenti e stoccati all’interno dei capannoni e nell’area esterna. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ragusa ha convalidato il sequestro ieri pomeriggio.
Il titolare della ditta, Giovanni Fiorilla, 68 anni, è indagato per illecita gestione di rifiuti, reato previsto dal testo unico ambientale. Allo stesso Fiorilla, che è stato presente alle operazioni di controllo, sono stati affidati in custodia l’area, i due capannoni, gli impianti, le strutture, i mezzi e tutti i rifiuti speciali sequestrati.