Beatrice Feo Filangeri è l'erede della famiglia che ha posseduto l'immobile fino al 1966. Col passaggio alla Regione, i suoi sforzi per riqualificare il gioiello architettonico scampato al sacco di Palermo sono stati ripagati. «Puntiamo alla realizzazione di un museo che sia testimonianza e promozione»
Villino Messina, il bene liberty presto libero da degrado «Dieci anni di lotte, ora messa in sicurezza e bonifica»
«Dopo dieci anni di lotte arrivare a questo traguardo è una gioia immensa». Beatrice Feo Filangeri è la donna che si è battuta per il ripristino di villino Messina Verderame, il gioiello liberty del quartiere Notarbartolo che è stato appena acquistato dalla Regione. Artista, mecenate, ambientalista nonché erede della famiglia Filingeri che lì ha vissuto fino al 1966 («fu dimora di mio padre, che mi raccontava delle meraviglie del quartiere tra le ville e il profumo di gelsomini, prima che arrivasse il sacco di Palermo»), Beatrice ha trascorso questi anni a salvare il bene dall’abbandono.
Il risultato raggiunto la ripaga di tanti sforzi. Anche se non molla la guardia. «I primi passi da effettuare adesso sono la messa in sicurezza e la bonifica dei luoghi – ammonisce – anche perchè lì accanto c’è una scuola: l’immobile è in pericolo di crollo, è spaccato in due, lo hanno accertato alcuni periti da me consultati. Ed è una bomba ecologica. Al suo interno infatti alcune stanze sono colme di guano di piccione. Di sicuro l’acquisto della Regione è un bellissimo passo in avanti, ora dobbiamo stargli addosso».
Una vicenda complicata, quella del villino Messina-Verderame, tra vari passaggi di proprietà che ne hanno in sostanza minato la possibile salvaguardia. Non tutto è perduto, ma bisogna fare presto. Anche perchè nell’anno della Capitale della Cultura il restauro di uno dei pochi superstiti della speculazione edilizia che a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 ha distrutto il patrimonio artistico di quella parte di città sarebbe davvero significativo. Specie se, invece della realizzazione di uffici (come paventato dalla Regione), il villino riuscisse a diventare un museo del liberty. «Abbiamo dato luce a un bene caduto in un cono d’ombra molto pericoloso – aggiunge l’erede degli antichi proprietari – e di cui gli uffici culturali non sapevano manco il nome. Lo dovevo a mio padre, gliel’avevo promesso. Puntiamo adesso alla realizzazione di un museo che possa essere allo stesso tempo testimonianza e promozione dello stile architettonico che più contraddistingue Palermo».
In questi anni Filangeri è stata l’instancabile promotrice di appelli e petizioni da migliaia di firme. E il villino Messina-Verderame ha visto anche l’interesse della politica. «La proposta di riqualificazione del bene è stata sposata e portata avanti dal Movimento cinque stelle sia a livello comunale che regionale. L’ultimo incontro l’ho avuto ad esempio con Giancarlo Cancelleri all’Ars – ricorda Beatrice -. E dopo avergli fatto vedere le condizioni pessime del bene, fu lo stesso Cancelleri a inviare alla Crias (l’ente proprietario dell’immobile … ndr) una lettera per incitarla alla messa in sicurezza. Nel frattempo ho contattato Luigi Benfratello, nipote dell’architetto che ideò il palazzo agli inizi del Novecento, e anche lui si è mostrato disponibile al recupero».
Quel che mancava, insomma, non era la volontà ma i soldi. Non li aveva la Crias, che lasciato il bene in decadenza. Non li aveva il Comune («l’assessore Arcuri mi ha chiarito che essendo di proprietà privata l’amministrazione non poteva permettersi l’acquisto»). Con l’intervento della Regione si spera adesso in una veloce riqualificazione. Grazie anche all’impegno di figure vicine alla giunta Musumeci. «Un anno e mezzo fa era venuto appositamente anche Vittorio Sgarbi, che allora non era assessore ai Beni Culturali (ed è rimasto consulente del neoeletto Tusa … ndr) , e aveva lanciato un appello alle istituzioni. Più recentemente anche il deputato regionale Alessandro Aricò (eletto proprio con la lista Diventerà Bellissima … ndr) si è interessato alla vicenda, aveva anche fatto i conti sulle possibili spese».