Politiche, tracollo quarta gamba e adieu lombardiani Ex ras dei voti si consolano soltanto nelle roccaforti

Un mondo tramortito anche se la base giura di non essere destinata all’estinzione politica. La Quarta gamba, quel Noi con l’Italia ideato da Raffaele Fitto e Lorenzo Cesa non ha tenuto. Troppo facile definire azzoppata una formazione nata a ridosso delle politiche del 4 marzo per fare da stampella al centrodestra unito e che in Sicilia ha messo insieme, sotto la regia dell’ex ministro Saverio Romano, pezzi dell’ex Movimento per l’autonomia, centristi ed ex alfaniani convertiti. Tutti insieme capaci di raggranellare 56mila preferenze alla Camera e poco meno di 50mila voti al Senato

Lontanissimi dai tempi in cui ci si spostava per l’Isola come macchine elettorali. La crudeltà dell’urna non ha risparmiato nessuno, nemmeno chi, come Giovanni Pistorio, nella politica c’è dentro da decenni. L’ex assessore alle Infrastrutture di Rosario Crocetta ha dovuto fare i conti con l’ondata gialla nel collegio di Misterbianco, dov’era candidato alla Camera dei deputati. Alla fine è stata una Caporetto, condivisa con l’altro sconfitto eccellente: il deputato regionale e campione di preferenze del Partito democratico Luca Sammartino

Pistorio, dopo l’ultima esperienza nella squadra dell’ex governatore, era tornato alla casa madre targata scudo crociato. Riavvicinandosi a quell’Unione di centro che un tempo metteva sotto lo stesso tetto personaggi del calibro di Totò Cuffaro, Calogero Mannino Raffaele Lombardo. Con il primo di questi Pistorio era stato assessore regionale nel 2004, mentre con il suo successore a Palazzo d’Orleans viene eletto al Senato nel 2006. Subito dopo c’è il grande inciucio con il Partito democratico alla Regione, di cui diventa registra insieme a Beppe Lumia. Esperienze da libro dei ricordi perché il voto del 4 marzo gli consegna un secondo posto e il 30 per cento dei voti nel suo collegio, con Noi con l’Italia poco sopra il due per cento. Numeri da game-over considerato che l’eletta dei Cinque stelle, l’avvocata Simona Suriano, ha superato il 50 per cento con ventimila voti in più di Pistorio, sostenuto anche da Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia.

Assorbita la sconfitta, è andata un po’ meglio nel collegio di Paternò a Giuseppe Lombardo, esponente della dinastia politica made in Grammichele. Figlio di Angelo, ex parlamentare Mpa oggi sotto processo per concorso esterno a Cosa nostra, nipote dell’ex governatore Raffaele e cugino di Toti, per cinque anni all’Assemblea regionale con il defunto Partito dei siciliani. Lombardo era stato stoppato alle Regionali di novembre, in cui sembrava essere destinato a correre con Forza Italia. Il 35enne, a scrutinio finito, supera il 32 per cento e la lista di Noi con l’Italia arriva quasi al sette. Nella debacle generale la consolazione di avere raccolto il maggiore consenso per la Quarta gamba tra tutti i collegi siciliani. Anche lui, tuttavia, ha dovuto battagliare, uscendone sconfitto, con il Movimento 5 stelle. A Roma volerà il 30enne Eugenio Saitta, praticante avvocato originario di Scordia che da candidato al consiglio comunale aveva ottenuto 60 preferenze. Lombardo riesce ad arginarlo soltanto in alcune zone del calatino. A Mineo, per esempio, dove possiede un agrumeto di famiglia, i pentastellati si accomodano al secondo posto per una manciata di preferenze. La tradizione politica della famiglia Lombardo tuttavia non si interromperà, come il diretto interessato ha lasciato trasparire attraverso un post su Facebook, che può essere riassunto nella frase di chiusura: «Occorre crederci». D’altronde, le amministrative di Catania sono alle porte.

Nello stesso collegio di Lombardo c’era in corsa pure Fabio Mancuso. Ex sindaco di Adrano con un passato da tre legislature nel parlamento siciliano, concluse con tanto di alt dovuto all’arresto nel 2011 per bancarotta fraudolenta. Il salto in parlamento non è riuscito nonostante nella sua città Noi con l’Italia sia il secondo partito, dietro gli immancabili Cinque stelle. Risultato: 2229 voti pari al 14,61 per cento. Adesso, per l’autonomista si prospetta la corsa verso il municipio, forte del sostegno del democristiano Giovanni Bullaeletto all’Ars a novembre con la regia del moderato Pistorio. Capace di fare tornare alla casa madre anche Alessandro Porto, consigliere comunale a Catania ed ex capogruppo del sindaco Pd Enzo Bianco. Folgorato alla vista dello scudo crociato ma candidato last-minute alle Regionali con Forza Italia. Le politiche, all’ex esponente lombardiano, hanno riservato una candidatura di servizio con la quarta gamba che ha corso a rilento sommando a Catania città 2000 preferenze. 


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