L'antica piazza sembrava senza scampo, tra povertà e arretratezza. Dal 2015 l'Accademia di Belle Arti, la chiesa e le associazioni ne hanno fatto luogo di sperimentazioni, tra street art e fattoria didattica. Il prossimo obiettivo è il montaggio di un tendone che garantirebbe una superficie coperta di 250 mq. Guarda il video
Danisinni, la nuova riqualificazione è il circo sociale «Il quartiere diventa un presidio artistico permanente»
Che
Palermo sia mille città in una è cosa risaputa. E forse è per questo che riesce a sorprendere sempre. Basta andare a mezzogiorno in piazza Indipendenza, il caotico snodo dove da una parte comincia corso Vittorio Emanuele, col suo profluvio di turisti, e dall’altra si possono ammirare i centri del potere dell’Ars e del governo regionale. Ma se da lì si scende fino a piazza Danisinni, l’atmosfera cambia completamente in men che non si dica. Qui, come dice il circense Daniele Nash, si respira il «sapore di paese antico»: le donne stanno in strada in pigiama, a rubacchiare gli ultimi raggi solari; i bambini scorazzano chiassosamente per strada; l’unico frate presente sul territorio saluta tutti con l’augurio di pace e bene. In questa piazza, nel cuore dell’antico quartiere da dove il fiume Papireto si snodava fino al mare, non ci sono neanche negozi, se non quelli ricavati da una manciata di garage. Dopo la chiusura dei due presidi sociali – l’asilo comunale Galante e il consultorio -, il quartiere era sprofondato ancor di più in una condizione di povertà e arretratezza che sembrava senza scampo. L’unico presidio rimasto era la sola parrocchia Sant’Agnese, con la costante opera di fra Mauro Billetta, frate-psicoterapeuta, e dei volontari locali.
Fino all’arrivo, nel 2015, dell’Accademia delle Belle Arti. La docente
Valentina Console, che insieme al collega Enzo Patti ha attivato qui diversi progetti artistici partecipativi, ne ripercorre la genesi. «Già più volte in passato fra Mauro ci aveva sollecitato a entrare in questo territorio – racconta – promuovendolo e facendolo adottare in qualche modo dall’arte. Così abbiamo scoperto che la collega Angela La Ciura aveva un terreno di 10mila metri quadri prospiciente alla chiesa, di cui si era impossessato un mafioso che ci macellava abusivamente gli animali. Dopo aver concesso il terreno in comodato d’uso alla chiesa, sei anni fa ci fu il concorso Boom! Polmoni Urbani e partecipammo insieme alla parrocchia e a un’associazione locale. Arrivammo ottavi ma il Comune comunque si accorse di noi».
Nel 2015 con
DanisinniLab i terreni che circondano il quartiere vengono dunque sottratti al degrado e all’abusivismo. Oggi sono diventati fattoria didattica e orto sociale restituiti alla comunità, e luogo di socializzazione aperto. «La chiesa e gli abitanti del quartiere se ne sono riappropriati – continua la docente -: qui i bambini giocano, qui si allevano gli animali in libertà, qui si coltivano gli ortaggi, l’università è venuta a fare delle sperimentazioni di permacultura. Questo è il luogo da cui è rinato il quartiere. Il Comune in seguito ci ha affidato la progettazione di un’altra idea dove abbiamo coinvolto, oltre all’accademia, tre associazioni: Circ’all, che fa circo sociale con laboratori dove i bambini possono fare attività in maniera libera, CaravanSerai, che si occupa di street art, e Neu che si occupa di promuovere economicamente progetti sociali con la piattaforma online produzionidalbasso».
È un altro successo: Rambla Papireto trasforma Danisinni in una
galleria d’arte a cielo aperto, inserita nel percorso arabo-normanno che collega Palazzo dei Normanni al Castello della Zisa. Da maggio arrivano street artist, anche internazionali, che affrescano le pareti in decadenza delle case che sorgono intorno alla piazza, dando nuove luci e nuovi colori al quartiere. Risultati enormi, specie in un contesto così difficile e isolato, dove gli abitanti spesso non vanno neanche in centro e dove non arrivano i mezzi pubblici. «La professoressa Conso e il professore Patti sono serviti a creare relazioni con un territorio che era fortemente ostico – spiega l’addetta stampa Rossella Puccio -: non si univano agli eventi in piazza e se si tentava di coinvolgerli non interagivano. Il prossimo obiettivo è abbattere le cancellate della scuola che in qualche maniera ha spezzato la piazza. L’intento è di portare qui i palermitani perché se chiedi a molti dov’è Danisinni non sanno manco risponderti. Eppure è un posto con una storia stupenda: pieno di grotte, dove c’era il lavatoio pubblico e le donne venivano a lavare i panni, c’è anche una piccola fonte dell’antico fiume del Papireto».
Una fucina di progetti, di energie e sinergie che continuano a incrociarsi, e che adesso lancia un nuovo ambizioso progetto:
Danisinni Circus nasce dalla spinta dell’associazione Circ’all, con la volontà di allestire il proprio grande tendone nell’area del parco accanto la chiesa e creare così uno spazio culturale e artistico destinato alla produzione, formazione e promozione dell’arte e della cultura del circo contemporaneo, del teatro di strada e delle arti performative. È stata avviata pure una raccolta di crowdfunding, che al momento ha accumulato la metà dei soldi necessari (cinquemila euro). L’obiettivo è coprire le spese di trasporto e installazione in loco di un grande chapiteau a quattro antenne con diametro di 18 metri e una superficie coperta di 250 metri quadrati. L’evento finale si svolgerà sabato 27 gennaio alle 21 al Teatro dei Cappuccini: un vero e proprio spettacolo circense, il cui incasso andrà tutto alla raccolta.
«Il circo come mezzo di riqualificazione è un’arma vincente sui bambini – racconta Daniele Nash di Circ’all -. Quando li abbiamo coinvolti l’anno scorso nei nostri laboratori erano felici,
dovevamo anzi frenali per via della loro irruenza. C’è da capirli: non hanno mai visto un circo dal vivo, si stupiscono con delle palline in aria e coi salti mortali. Abbiamo anche, perché no, innescato valori come la fiducia verso il proprio compagno di giochi e dunque verso il prossimo in quest’epoca di sfrenato individualismo». Adesso il nuovo progetto del circo sociale permanente che può fare davvero di Danisinni un modello da esportare. «Avevamo provato coi Cantieri ma dopo una lunga trattativa è arrivata la Soprintendenza che ha messo il vincolo paesaggistico – prosegue Nash – quindi abbiamo deciso di farla qui. Anche se è all’aperto, anche è forte il rischio che una tensostruttura all’aperto possa essere danneggiata, vogliamo comunque regalare questo tendone alla comunità e al quartiere».