Riprendiamo il commento del professor Giuseppe Dolei, ordinario di Letteratura tedesca presso la facoltà di Lettere e filosofia di Catania, all'articolo "Vade retro, matricola"
Dolei: «I test? Dannosi e intempestivi»
Per mia fortuna non sono un docente rassegnato. Disinformato, qualche volta sì. Ho saputo da un comune padre di famiglia dell’introduzione dei test d’ammissione a Catania anche per le lauree non previste nel numero programmato nazionale.
Dobbiamo essere molto grati a Step1 per la rassegna dei risultati dei test di ammissione, che dimostrano non solo la loro insipienza politica, ma anche la loro inefficienza ai fini del celebrato mercato. Purtroppo la politica di pronta ubbidienza ai dettami ministeriali è di lunga tradizione nell’ateneo catanese. Quando si trattò di introdurre il 3+2, a quei docenti decisamente contrari fu fatto credere che non c’era nulla da fare: dura lex, sed lex. Invece la soluzione non era così perentoria. In questo caso la scelta di essere più realisti del re denota la mancanza di una visione autonoma dei compiti dell’Università, nonché l’ignoranza delle esigenze concrete delle singole Facoltà. Rinunciare a priori a un congruo numero di matricole è tanto gratuito quanto autolesionista. A chi giova un’operazione di “pulizia preventiva” a mezzo del sistema dei test, buono per il conseguimento di una patente, ma non per l’accertamento dei mezzi culturali idonei allo studio delle lettere? Mi meraviglio come il Senato accademico, nel quale siedono rappresentanti del settore umanistico, abbia acconsentito a una soluzione così dannosa e intempestiva.
Sto per lasciare l’Università, dopo una quarantennale attività di germanista. Se c’è una cosa di cui sono assolutamente certo, è questa: senza il controllo e senza l’azione propulsiva delle forze studentesche non ci sarà mai una vera riforma dell’Università.