Sabato il comizio in piazza Santi Apostoli al fianco di Pisapia e Bersani, ieri il summit con gli alleati in un convento a un passo da casa. È la nuova linea del sindaco che apre alla sinistra extra Dem, strizza l'occhio al Pd e si gioca la carta di collante vincente in una coalizione eterogenea per dettare la ricetta per le prossime elezioni
Orlando parla già da leader del centrosinistra Da Roma a Baida con un’idea per la Regione
Iunge et impera. Sembra essere questo l’ultimo mantra del nuovo Giulio Cesare Orlando dopo la vittoria al primo turno delle elezioni cittadine. Un motto che dalle parti del centrosinistra pare ogni giorno sempre più un miraggio, ancor di più se scandito, anzi, se messo in pratica da un vincente come il cinque volte sindaco della quinta città d’Italia. Perché la vittoria di Orlando, le piste di distacco date a un centrodestra redivivo in tutto il resto della Penisola, il ridimensionamento delle velleità grilline e l’azzeramento di quelle salviniane sono il frutto di un piccolo (neanche tanto) capolavoro politico: quello del facciamo squadra del tutti vincitori nessun vincitore. Anzi, un vincitore, uno solo, quel Leoluca Orlando che aveva promesso in campagna elettorale una giunta di tecnici e ha presentato una giunta di tecnici. E chi se ne frega dei buoni risultati incasellati dagli alleati.
E allora accade anche che il giorno prima il sindaco è chiamato come guest star da Giuliano Pisapia e Pier Luigi Bersani per esporre il caso Palermo di fronte alla gente che affolla piazza Santi Apostoli a Roma nel giorno della nascita della nuova figura che dovrebbe raggruppare i transfughi dei Dem e le anime ribelli della sinistra con la volontà di costruire un’alternativa valida al Partito democratico. E il giorno dopo – ieri – lo ritroviamo a pochi passi da casa, a Baida, a partecipare da protagonista all’adunata organizzata dal Pd, che ha riunito intorno al tavolo le forze alleate per tracciare le somme dell’ultima tornata di elezioni amministrative. Lui può farlo. Il famoso discorso sul quanto gli stia antipatico il modo di dire «a chi appartieni» è stato ripetuto e ripetuto in ogni sede negli ultimi mesi. E lo fa da protagonista, perché, come ha detto anche a Roma, «Non mi presto alle lottizzazioni ma vinco le elezioni». E visto che appunto di elezioni si parla, e si parlerà sempre di più nelle settimane che porteranno alle Regionali di novembre in Sicilia, l’apporto del sindaco di Palermo, fino al 2016 non necessario dalle parti di via Bentivegna, è considerato fondamentale per vincere una battaglia su cui incombe in maniera molto pesante l’ombra del Movimento cinque stelle.
E Orlando, che non si fa certo pregare, ci mette poco a bocciare l’esperienza da governatore di Rosario Crocetta predicando discontinuità. «Basta con le anomalie e l’ingerenza di Confindustria – dice – lavorare per una regione dell’accoglienza; casa, lavoro, salute, imprese». E gli alleati sembrano ascoltarlo: dal Pd a Sicilia Futura, dal PSI, fino a Sinistra Italiana, se è vero, com’è vero, che anche il capogruppo dei Dem alla Camera, Ettore Rosato risponde con un secco «Direi di sì» dal pulpito di Baida a chi gli chiede se il capitolo Crocetta può considerarsi chiuso. Il professore ripete le stesse parole pronunciate un giorno prima a Roma: «Vogliamo che Palermo, dove abbiamo praticato il civismo politico alternativo a movimenti incapaci di governare ed apparati di partito autoreferenziali e litigiosi – torna a dire – resti un fortino assediato o che sia una forma di contaminazione positiva per la Sicilia e l’Italia? Abbiamo costruito un campo largo su un programma chiaro di cose fatte e da continuare a fare. Se abbiamo un percorso programmatico possiamo chiedere a Grasso, che dirà di no, o a un simil Grasso di candidarsi. Ma senza percorso e programma chiaro non c’è candidato che tenga».
E allora via libera al dialogo per ripetere il campo largo che ha spianato la strada di palazzo delle Aquile anche nella corsa verso palazzo d’Orleans: «Dopo il 10 luglio convocherò un incontro con la realtà e gli esponenti delle liste che hanno sostenuto la mia candidatura a sindaco, invitandoli ad avviare un percorso di proposta programmatica per le regionali». Un dialogo che sarà non facile, ma di certo ben accetto. «Ci vuole discontinuità» aggiunge il capogruppo del Pd Rosato, a cui hanno fatto eco ribadendo il concetto anche l’ex segretario regionale Giuseppe Lupo e la deputata nazionale Teresa Piccione. «L’eleganza di una coalizione ampia che prenda atto dell’esperienza che c’è stata e che parta proprio da Palermo e dalla capacità di Leoluca Orlando di aggregare forze politiche anche eterogenea, per fare la stessa cosa alla Regione. Ci sono le condizioni perché il centrosinistra possa vincere e possa fare un progetto vincente per la Sicilia».