Il provvedimento riguarda Asharaf Omar, già mandato via dall'italia nel 2013. L'uomo era riuscito a rientrare con un documento falsificato. Gli agenti hanno sequestrato un machete e dentro il suo smartphone ci sarebbero delle prove che lo legherebbero all'Isis. Emersi anche dei contatti con l'attentatore di Berlino
Espulso egiziano ritenuto vicino a terrorista Amri Rintracciato dalla digos etnea dentro un camper
Si chiama Asharaf Mohamed Gamaledin Aly Omar ed è il 39esimo cittadino straniero espulso dall’Italia nel 2017 per sospetti legati al terrorismo. A effettuare il rimpatrio di Omar, egiziano classe 1974, sono stati gli agenti della Digos etnea dopo una doppia decisione del tribunale civile di Catania, che non ha ritenuto di concedere la sospensiva al diniego della richiesta di permesso di soggiorno presentata per motivi familiari e, successivamente, al decreto della prefettura di allontanamento dal territorio nazionale. Secondo quanto viene comunicato dalle forze dell’ordine, l’uomo era stato già mandato via dall’Italia il 14 marzo 2013, dopo essere stato trattenuto nel centro d’identificazione ed espulsione di Trapani. Tuttavia Omar sarebbe riuscito a rientrare dall’Egitto grazie a un passaporto falso. La polizia lo ha trasferito a Brindisi, per poi imbarcarlo a bordo di un aereo decollato dall’aeroporto di Fiumicino.
Sulle sue spalle ci sarebbero numerose condanne. Tra falsa intestazione sull’identità, falso materiale, resistenza a pubblico ufficiale, tentata rapina, porto illegale di armi e minacce. L’uomo avrebbe allungato la lista dei reati a suo carico anche con alcune condotte violente nei confronti della moglie che, nell’agosto 2015, lo ha denunciato per poi separarsi. Gli agenti hanno rintracciato Omar all’interno di un camper, mezzo che avrebbe utilizzato per effettuare continui spostamento nel territorio italiano. Con lui aveva un machete lungo circa 40 centimetri, che è stato sequestrato. Gli agenti hanno controllato anche il suo telefono cellulare e tra i file rendono noto di avere scoperto un file audio che riproduceva l’inno del sedicente Stato islamico.
Oltre a questo l’uomo conservava la fotografia di Mevlut Mert Altintas, poliziotto turco di 22 anni che a dicembre 2016 ha ucciso ad Ankara l’ambasciatore russo Andrey Karlov. Nell’istantanea comparirebbe anche una scritta in lingua araba con il seguente testo: «Dio è grande, noi siamo come Mohamed e saremo così per sempre e non lasceremo nessuno in pace se prima la popolazione di Damasco non sarà lasciata in pace». Secondo gli investigatori, Omar avrebbe una spiccata pericolosità e sul suo conto sarebbero emersi contatti con Anis Amri, tunisino accusato di essere l’autore dell’attentato terroristo ai mercatini di Natale a Berlino. Su quest’ultimo erano emerse alcune indiscrezioni relative a un’indagine sui presunti contatti in Sicilia. Regione dove era arrivato nel 2011, dopo lo sbarco nell’isola di Lampedusa. Successivamente Amri aveva trascorso un periodo a Belpasso, in provincia di Catania, dentro una struttura riservata ai minori stranieri.