Mare pulito (con Riserva)

Acitrezza, un borgo di pescatori in provincia di Catania, famoso per le sue bellezze naturali, per gli scogli lanciati da Polifemo nel vano tentativo di fermare Ulisse, e per essere il paese dei” Malavoglia” di Giovanni Verga. Nel 1989 a tutela di questo mare è stata istituita una Riserva dal Ministero dell’Ambiente, ribattezzata nel 2001 “Area Marina Protetta Isole Ciclopi”.
Acitrezza, però, deve fare i conti con una presenza imbarazzante: una fogna a cielo aperto che si riversa proprio dentro l’area protetta. Un paradosso che dura da vent’anni, e che i cittadini, spesso riuniti in associazione, affrontano a suon di assemblee e pubbliche proteste. La soluzione? Sembra ancora lontana.
 
Negli anni ’90 fu ideata una condotta sottomarina in grado di condurre i reflui al largo delle Isole Ciclopi. Sembrava che il Comune di Acicastello, di cui Acitrezza è frazione, avesse trovato la soluzione definitiva. Venne acceso perfino un mutuo di circa 4 miliardi di vecchie lire. Nel 1999, però, il decreto legislativo 152 dichiarò questo tipo di condotta non a norma e il mutuo venne congelato. Nel 2004 fu presentato un nuovo progetto: un collettore di salvaguardia per convogliare gli scarichi fino al depuratore catanese di Pantano d’Arci.
 
Il progetto decollò solo il 19 ottobre 2006, quando il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio obbligò alla salvaguardia di tutta la zona interessata, affidandone la responsabilità all’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale 2 di Catania.
 
Il 31 luglio 2008, il protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Ambiente, i Comuni di Catania, Acicastello, Acicatena e Acireale, l’Agenzia regionale per i rifiuti e le acque e l’ATO 2 Catania stabilisce il finanziamento per 21 milioni di euro del collettore di salvaguardia. Intanto dal luglio 2008 ad oggi, a quasi un anno di distanza, nulla è cambiato.
 
Al problema del collettore di salvaguardia si aggiunge quello del canone di depurazione pagato dai cittadini da più di 10 anni per un servizio inesistente. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che prevede il rimborso ai cittadini del suddetto canone, ad oggi l’Amministrazione non ha ancora fatto pervenire un euro nelle tasche dei cittadini.
 
Rimpalli di responsabilità, soluzioni al rallentatore, contraddizioni difficili da comprendere. Nella terra dei Faraglioni il tempo sembra trascorrere invano. A danno dell’ambiente e delle tasche dei cittadini.
 
 
NB. La redazione e gli autori precisano che per la realizzazione dell’inchiesta sono state utilizzate apparecchiature non professionali. Inoltre sulla durata della stessa incide il limite temporale imposto dalla piattaforma Youtube. Altre produzioni del “Laboratorio inchieste e videogiornalismo”, coordinato da Rosa Maria Di Natale, verranno pubblicate nelle prossime settimane.


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