Poca acqua negli invasi che alimentano Palermo Amap: «Piogge scarse, ma criticità sotto controllo»

C’è il rischio di avere meno acqua che esce dal rubinetto? La domanda sorge spontanea se si guarda sul sito dell’Amap il livello di riempimento dei bacini Scanzano, Poma, Piana degli Albanesi e Rosamarina, che registrano percentuali che oscillano tra il 21 e il 46 per cento della capacità totale, ma – stando a quanto sostiene l’ex municipalizzata – al momento la situazione è nella norma.

Facciamo il punto della situazione: Palermo città (e i comuni dell’hinterland che sono serviti dall’Amap) può contare su varie fonti di approvvigionamento idrico, che sono complessivamente 33, così suddivise: quattro invasi, cioè i laghi naturali o artificiali Scanzano (nei pressi di Marineo e Mezzojuso. Formato dal torrente Scanzano, affluente dell’Eleuterio), Piana degli Albanesi, Poma (vicino a Partinico. Creato dalla diga sul fiume Jato), Rosamarina (non distante da Caccamo. Nasce dallo sbarramento del fiume San Leonardo); quattro sorgenti (Scillato, Presidiana, Risalaimi, Gabriele); quattro prese fluenti (Imera, Santa Caterina sul fiume Oreto, Madonna del ponte sul fiume Jato, Dragonara sul fiume Eleuterio) e 21 pozzi di falda (Bellolampo, Bonanno, Ciaculli, Cruillas, D’Angelo, De Caro, Di Gregorio, Ferrero, Genualdi ad Altavilla Milicia, Greco, Guggino, La Russa a Trabia, Lauriano, Lo Verde, Morello a Trabia, Pecoraino, Piastra a Monreale, Sirena, Sorci 1, Sorci 3, Tagliavia). A questi si aggiungono diversi serbatoi sparsi per la città.

Tra tutte, le fonti più importanti sono i quattro bacini, come spiega l’ingegnere Giuseppe Arcuri, responsabile del servizio Approvvigionamento idrico Amap: «Il fabbisogno quotidiano di Palermo è di 2700 litri al secondo, e di questi circa il 60 per cento, ovvero poco più di 1600 litri al secondo, è fornito dagli invasi». 

Nonostante, però, negli ultimi due o tre mesi le precipitazioni registrate dal Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano siano state nelle attese del periodo, con 52.2 millimetri di pioggia a settembre (la media è di 45 millimetri), 101,2 ad ottobre (100 millimetri), 22 millimetri nei primi dieci giorni di novembre (94 millimetri il dato atteso per l’intero mese), i laghi attualmente registrano numeri bassi, pure se paragonati a quelli del medesimo periodo degli anni passati, come si evince dalla tabella:

«Questi bacini – ricorda l’ingegnere – sono gestiti da enti esterni, al contrario delle altre fonti. Ad esempio il vistoso calo dell’invaso Rosamarina è dovuto allo svuotamento per ordine del Servizio nazionale dighe». Comunque Arcuri sottolinea che «il momento attuale è paragonabile a quello degli anni passati in questo periodo, visto che ad ottobre di solito si raggiungono i livelli minimi. Certo, siamo in uno stato di criticità e di attenzione legato ad un inizio autunno caldo e siccitoso, ma per ora non c’è allarme. Se nelle prossime settimane riprenderanno le precipitazioni – quelle diffuse e continue, non quelle brevi e violente – non ci sarà nessun problema, altrimenti la situazione diventerà emergenziale, dato che non è possibile compensare più di tanto il mancato prelievo dai quattro bacini con quello dalle altre fonti. Negli ultimi dieci anni abbiamo avuto autunni piovosi, speriamo che continui così».


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