Plagio all’esame di abilitazione, sospeso figlio di ex rettore Docente che ha denunciato: «Credo ancora nell’università»

«Il sipario è stato strappato». Giuseppe Fontanelli, professore associato di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Messina, non avrà l’abilitazione scientifica tanto ambita, ma gli resta la soddisfazione di poter dire: «Avevo ragione». È stato lui a denunciare che nei testi di Dario Tomasello, presentati proprio per l’esame di abilitazione, interi passaggi erano copiati da altri autori. Adesso una commissione tecnica nominata dal ministero dell’Istruzione e guidata da Tullio De Mauro, gli ha dato ragione. Di conseguenza l’università di Messina ha sospeso per un anno Tomasello. «Non provo gioia – commenta Fontanelli – questa vicenda mi addolora e mi amareggia, ma non potevo fare altro, sono stati i fatti a spingermi a denunciare». 

Il professore associato di Letteratura italiana contemporanea, dopo non aver superato l’esame di abilitazione del 2013, a differenza di Tomasello, non si è dato pace fino a quando non ha scoperto il presunto plagio. Interi passaggi scritti da Giuseppe Amoroso, storico luminare di letteratura e comune maestro ai due contendenti, erano stati riportati nei lavori di Tomasello. Ma, nonostante la documentazione prodotta da Fontanelli arrivi sul tavolo della commissione di valutazione – oltre che su quello della Procura, su input del nuovo rettore di Messina, Pietro Navarra – il risultato non cambia: chi ha concesso l’abilitazione a Tomasello conferma la decisione. 

Il caso però non si sgonfia, tutt’altro. Rimbalza sulle cronache nazionali e in Parlamento, a seguito dell’interrogazione del deputato messinese del Movimento 5 stelle, Francesco D’Uva. Il Miur nomina quindi una nuova commissione, presieduta da De Mauro e composta dal linguista Luca Serianni e dall’accademica dei Lincei Anna Dolfi. I tre importanti studiosi danno ragione a Fontanelli. Troppo tardi, tuttavia, per cambiare l’esito dell’esame del 2013. «L’ingiustizia è evidente – sottolinea il professore – ma io non ho neanche fatto ricorso, perché ritengo che non debba essere la giustizia a fare chiarezza su un fatto di cultura». 

Una storia emblematica, che varca i confini dell’ateneo messinese per dare speranza a molti docenti e ricercatori che hanno vissuto vicende simili. «Nel mio caso – conclude Fontanelli – le istituzioni, a cominciare dalla mia università, si sono mosse. Credo ancora nell’università, gli studi non muoiono per fatti come questi». 


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