L'uomo, arrestato nel 2015 durante l'operazione antimafia En Plein, è il figlio di Salvatore. Il boss ritenuto uno dei vertici della cosca dei Morabito-Rapisarda alleata dei Laudani. Dal carcere avrebbe dato l'ordine al parente di uccidere un affiliato appartenente al gruppo contrapposto degli Alleruzzo-Assinnata
Sequestro di beni all’imprenditore Rapisarda Società e quote nel settore degli autotrasporti
Beni per un valore che supera il milione e mezzo di euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia di Catania all’imprenditore Vincenzo Salvatore Rapisarda. Sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori sono finite società e quote di partecipazione di aziende che operano prevalentemente nel settore dell’autotrasporto. L’uomo è stato arrestato nel 2015 durante l’operazione En Plein, mentre gli è stata notificata in carcere l’ordinanza relativa al blitz Vicerè. Originario di Paternò, Vincenzo Salvatore è figlio di una dinastia ritenuta ai vertici del clan mafioso locale dei Morabito-Rapisarda, alleati dei Laudani.
Le indagini patrimoniali hanno accertato come, dopo l’arresto, l’imprenditore abbia ceduto le quote di due società operanti nell’attività di autotrasporto di merci a dei presunti prestanome. L’obiettivo sarebbe stato quello di eludere eventuali misure di controllo. Alla fine del 2015 la prefettura etnea aveva emesso un decreto interdittivo per la sua società: la R.S.A. Trasporti Srl.
Il padre Salvatore è stato accusato dal collaboratore di giustizia Salvatore Musmarra di essere stato il mandante dell’omicidio di Turi Leanza. Il boss, freddato a giugno 2014 da tre killer con diversi colpi di pistola, era un ex ergastolano che dopo la scarcerazione si stava facendo strada nel gruppo avversario degli Alleruzzo-Assinnata, alleati della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. Una vera e propria faida che annovera anche il tentato omicidio di Antonio Gianblanco, autista di Leanza e presunto affiliato della cosca nemica. Anche in questo caso l’ordine sarebbe stato dato dal padre dell’imprenditore, durante un colloquio in carcere a Bicocca con il figlio. Di questo fatto è chiamato a rispondere, oltre al pentito Musmarra, l’imprenditore attivo nel settore degli autotrasporti.
Equilibri da ristabilire senza mai dimenticare la storia passata. Negli anni ’80 proprio Leanza aveva ucciso Alfio Rapisarda (fratello di Salvatore e zio di Vincenzo Salvatore, ndr). Il processo di primo grado nato dopo l’operazione En Plein si è concluso con condanne per cento anni di carcere nel filone con l’abbreviato. Discorso diverso per la posizione di Vincenzo Salvatore, che ha scelto il rito ordinario con la prima udienza fissata per il prossimo 4 luglio.