Padre e figlia suonano insieme contro le mafie «È il nostro modo per dire di non rassegnarsi»

Una passione e un talento che si tramandano di generazione in generazione. Fabio Cinque, 43 anni, è un cantautore siciliano originario di Caltanissetta che con gli Adels, storica band rockabilly da lui fondata, ha solcato i migliori palchi d’Europa. Oggi il suo gene musicale è maturato anche nella figlia Elisa, 12 anni. Insieme hanno deciso di dare il loro contributo alla battaglia promossa dal premio Musica contro le mafie e a febbraio hanno portato sul palco della sesta edizione il brano Ricadi, che ha fatto vincere alla coppia il premio speciale Acep (Autori Compositori Editori Produttori).

Nonostante Fabio nella sua vita artistica non si sia mai interessato a concorsi musicali, ha deciso di partecipare per il significato del premio e per il desiderio di veicolare un messaggio semplice ma rivoluzionario come l’opposizione alla criminalità organizzata. «La nostra partecipazione – spiega – nasce dal desiderio di voler far parte di qualcosa di importante per tutti noi». Ecco perché ha proposto alla figlia Elisa di partecipare con il loro nuovo brano Ricadi. «Ho pensato fosse una buona occasione per farla confrontare con il problema della mafia». La famiglia Cinque, inoltre, è siciliana d’origine ma vive in Calabria, due regioni che con questa piaga convivono da sempre. «Partecipare a Musica contro le mafie è il nostro modo di dire “Noi non ci rassegniamo”».

«Questa esperienza mi ha aperto una strada che qualche mese fa non avrei nemmeno immaginato», commenta Elisa, che frequenta la seconda media e ama suonare, leggere e scrivere. Dopo aver ascoltato le parole di don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione antimafie Libera, la sua idea è diventata più potente di prima. «È importante far conoscere a più giovani possibili questa iniziativa che vuole combattere l’indifferenza delle persone», spiega. Ma Musica contro le mafie non è stato l’unico premio che papà e figlia hanno portato a casa quest’anno, che già dai primi mesi sta regalando loro grandi soddisfazioni.

Sempre a febbraio, Elisa è stata premiata a Casa Sanremo dalla Siae, un’esperienza che giudica emozionante perché non avrebbe «mai pensato di arrivare fino a questo punto». «Vedere la propria figlia premiata con una borsa di studio, su quel prestigioso palco, mi rende felice come musicista, ma soprattutto mi rende orgoglioso come padre», commenta Fabio, che si è emozionato vedendo il viso allegro di Elisa mentre ritirava il premio.

Il brano Ricadi è stato scritto a quattro mani, è frutto di «un lavoro corale – spiega il genitore – come tutti gli altri del nuovo album». Brani che nascono da momenti di illuminazione creativa, in cui i due canticchiano insieme. «Agli arrangiamenti ci penso io, anche se Elisa ha un bell’orecchio critico e i suoi suggerimenti a volte fanno la differenza». Nel brano Nuvole, per esempio, la ragazzina suona il basso e la linea melodica è tutta sua. Se ci sarà l’occasione per vederli esibire insieme è ancora presto per dirlo. Prima Elisa dovrà concludere l’anno scolastico. «Forse questa estate – dice – o quando sarò più grande». Al papà l’idea piace molto. «Questa estate, se vorrà, potrà raggiungermi e suonare con la band, in cui ci sono alla batteria Mario e alla chitarra elettrica Giampaolo, che sono anagraficamente più vicini alla sua età».

Prima di pensare al tour, Fabio – che si definisce «un piccolo artigiano della musica che crede in un sogno» – pensa alla realizzazione del cd e ha lanciato una campagna di crowdfunding per finanziarlo con amici ed estimatori. «Di fronte a una società che ci spinge all’isolamento – dice il musicista – questo metodo di co-finanziamento, al di là del valore economico, ha un grande valore etico». Anche il futuro di Elisa sarà nel professionismo musicale? «Non so cosa succederà, non mi aspetto di continuare sempre e solo con la musica – commenta la ragazza – Si vedrà». E anche per il padre non c’è nulla di già scritto «Il futuro si crea dando valore a ogni istante – dice-. Come le dico sempre, il tuo lavoro, ora, è andare a scuola. Tutto il resto verrà da sé».


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