Dopo l'allarme sulla sospetta lievitazione del numero di tessere nell'Agrigentino, il segretario provinciale Giuseppe Zambito nega che si siano aperte le porte ai seguaci dell'ex governatore. Mentre il deputato nazionale Angelo Capodicasa avverte: «Non possiamo rinnegare la nostra storia e diventare un partito pigliatutto»
I cuffariani all’assalto del Partito democratico «Sospese 80 tessere, ma Totò non c’entra»
«I cuffariani stanno assaltando il Pd? Una trovata giornalistica». A ridimensionare la polemica in merito al presunto interesse dell’area cuffariana a prendere la tessera del Partito democratico è il segretario provinciale del Pd di Agrigento, Giuseppe Zambito, secondo cui tutto sarebbe riconducibile al richiamo che l’ex presidente della Regione – uscito di carcere, dopo aver scontato cinque anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra – ancora possiede. «Si è fatto eccessivo clamore su una questione ben più circoscritta di quello che si è voluto far credere», dichiara facendo riferimento all’articolo dell’Huffington Post nel quale si prospetta per il partito un secondo atto, dopo l’affaire Articolo 4, dell’apertura al centrismo.
Ma è direttamente il segretario regionale Fausto Raciti e prendere di petto il problema. «Ho convocato i presidenti delle commissioni di garanzia provinciali e regionale – dice – si procederà a una verifica tessera per tessera, nome per nome, con scrupolo e rigore. Mi sono giunte segnalazioni di pratiche disinvolte in alcune aree, interverremo dove necessario. Dove ci sono anomalie e tentativi di scalata le tessere saranno annullate». Polemico il presidente Rosario Crocetta: «L’analisi su quello che avrebbe fatto Cuffaro uscendo dal carcere l’ho fatta in tempi non sospetti, sono stato profetico. Non voglio polemizzare, ma ho previsto quello che sta accadendo». Già ieri Raciti aveva twittato: «Il Pd in Sicilia non è né sarà mai erede del cuffarismo» e «chi rimesta tessere sbatterà il muso».
Il segretario provinciale di Agrigento prova a difendersi: «Il caso di Realmonte – sottolinea – riguarda un paese di quattromila abitanti, dove le richieste di tesseramento sono sì raddoppiate, arrivando a 160, ma senza nulla avere a che vedere con Cuffaro. Si tratta di elementi che nella scorsa tornata elettorale erano candidati in una lista civica rivale del Pd. Un’ottantina di richieste sono state sospese dall’ufficio tesseramenti». Per Zambito, anche allargando il raggio alla provincia agrigentina, terra in cui il cuffarismo non ha mai perso appeal, il discorso non cambia: «Stiamo ancora conteggiando le tessere sottoscritte – commenta -. Al momento siamo sulle quattromila, circa 800 in più rispetto all’anno passato. Cifre di certo non scandalose, considerata l’attività fatta in questi mesi nei diversi Comuni». Sulla possibilità che un cuffariano possa prendere la tessera, Zambito è laconico: «Se qualcuno si smarca dal proprio passato e rispetta le regole che abbiamo, non ci trovo nulla di strano».
Tra coloro che mettono in guardia da un’eccessiva apertura agli appetiti esterni, c’è il deputato nazionale Angelo Capodicasa, tra i fondatori del Partito democratico e primo presidente di centrosinistra della Regione a fine anni Novanta. «Il Pd deve capire se vuole diventare a ogni costo un partito pigliatutto», dichiara a MeridioNews. E così, mentre Totò Cuffaro dalle pagine dell’Huffington Post definisce il Pd il nuovo «nascondiglio» della politica clientelare, per Capodicasa c’è ancora tempo per mettere un freno alla deriva: «Il momento è senz’altro delicato ed è normale che oggi il Partito democratico possa attirare maggior interesse – continua -. Rappresentiamo l’unica alternativa a un centrodestra senza leadership e alla politica antisistema di Grillo. Questo però – sottolinea il deputato – non significa dover rinnegare la propria storia». Per il parlamentare, infatti, il Pd rimane una realtà della sinistra riformista: «Lo dice il nostro dna e l’adesione in Europa al Pse. Certo viene da riflettere quando sento che si vuole entrare nel Pd perché sarebbe un partito moderato. Perché non è così o perlomeno non dovrebbe esserlo», aggiunge. Il condizionale, tuttavia, è d’obbligo in una fase in cui la forza dei numeri sembra avere la meglio sugli ideali: «La selezione degli iscritti va fatta partendo dalle scelte politiche – conclude -. Se un partito fa scelte di sinistra, chi ha poco a che fare con quel mondo perderà automaticamente interesse a entrarvi».