Riprendiamo da www.articolo21 un articolo sulla svolta di Confindustria siciliana per salutare Ivan Lo Bello, che sarà, insieme ad Andrea Vecchio, gradito ospite ai Benedettini venerdì 1 febbraio per linaugurazione dellanno accademico della facoltà di Lettere
Ivanhoe Lo Bello: uno degli imprenditori che hanno detto «no»
Sono passati circa due mesi dallarresto dei boss Lo Piccolo e dalla decisione di Confindustria di espellere dallassociazione chi paga il pizzo, due mesi di tensioni per quei commercianti e quegli imprenditori con le mani legate al boss, due mesi di attese e speranza per i magistrati palermitani che credevano di poter scrivere un nuovo capitolo siciliano fatto di coraggio, dichiarazioni e fonti di prova dettagliate.
Ci si aspettava una valanga di denunce e invece non è accaduto nulla, dopo i primi giorni il muro dellomertà e della paura si è nuovamente alzato, nascondendo ancora una volta la realtà. Oggi è il momento della verità: chi tace va fuori ha tuonato il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello.
I nomi scritti sui pizzini e sul libro mastro di Lo Piccolo sono noti, le aziende citate sono state convocate dai vertici di Assoindustria a Palermo per spiegare la loro posizione, per decidere insomma se tenerli dentro o fuori.
Unoperazione complicata e molto delicata perché su quei pizzini ci sono anche i nomi di chi ha sempre dichiarato di non aver mai pagato, di chi ricopre ruoli importanti nellassociazione siciliana, di chi insomma ha le mani in pasta. I processi sommari, però, sono il primo rischio che non bisogna correre: determinazione e autosospensione, in attesa dei tempi della giustizia, potrebbero essere la strada meno difficile da percorrere per chi si trova in una situazione di poca chiarezza.
Allo stesso tempo però non bisogna abbandonare chi, dal primo momento, ha creduto in questa nuova era. Da qualche mese infatti, in Sicilia si respira aria di legalità e cambiamento e, questa volta, senza il bisogno di scuotere le coscienze con una strage. Sono molti gli imprenditori e i commercianti che hanno alzato la testa e hanno detto basta a Cosa Nostra. Da Palermo a Gela, da Catania a Trapani ha vinto il coraggio, facendo recuperare energie ad una economia paralizzata dalla mancanza di competitività.
La mafia fa meno paura, il che non vuol dire che il fenomeno è stato sconfitto: anzi, oggi bisogna rimanere al fianco di coloro che, a rischio della propria vita e di quella dei loro familiari, hanno deciso di denunciare i soprusi.
I numeri parlano chiaro, laumento delle denunce in valori reali è forte e la scelta di Confindustria di espellere chi è colluso con la criminalità organizzata o paga il pizzo, da ancora maggiori energie.
A Palermo l80% dei commercianti paga la cosiddetta messa in regola a Cosa Nostra. Ma i nomi trovati sui pizzini e sul libro mastro sequestrati nella villa, dove i Lo Piccolo verosimilmente stavano preparando un summit, hanno comunque regalato agli investigatori una mappa dettagliata degli affari della famiglia mafiosa. Tre milioni di euro lanno venivano incassati solamente dalle estorsioni: è con questi soldi che si pagavano le parcelle agli avvocati, gli stipendi ai picciotti, agli estorsori di professione, alle famiglie dei carcerati. Notizie ora nelle mani degli investigatori: un danno irreparabile per Cosa Nostra, una forza inaspettata per la società civile. Un grande siciliano, Andrea Camilleri, paragona il pizzo ad una sanguisuga che viene applicata con forza, con violenza, su un corpo vivo. E questa sanguisuga fa il mestiere suo: succhia sangue. Sangue che potrebbe essere impiegato per lo sviluppo di nuove aziende.
Il pizzo ferma, blocca il libero mercato, penalizza qualsiasi iniziativa: ora si sa e non ci si può nascondere dietro un dito. La storia nasce lestate scorsa quando la fitta rete di picciotti, che controllano i pagamenti sul territorio, alza il tiro. A Catania Andrea Vecchio, un imprenditore edile con 250 dipendenti, ha subìto quattro attentati in quattro giorni; nelle stesse ore Marco Venturi, 45 anni, geologo perfezionatosi negli Usa e in Finlandia, amministratore di un impresa tecnologica specializzata in sofisticate ricerche geologiche, subisce gravi minacce. E la goccia che fa traboccare un vaso già colmo. La scommessa viene lanciata da Antonello Montante, presidente degli industriali di Caltanissetta che, propone di deliberare in giunta a Confindustria lallontanamento di chi paga il pizzo alla mafia. Lannuncio colpisce nel segno, lo stesso Montezemolo sottoscrivere liniziativa. E la prima volta che le associazioni degli industriali siciliani si oppongono a Cosa Nostra.
Il presidente Lo Bello, integra laccordo con lintroduzione di un codice etico che riconosce fra i valori fondamentali il rifiuto di ogni rapporto con organizzazioni criminali che fanno ricorso a comportamenti contrari alle norme di legge e alle norme etiche per sviluppare forme di controllo e vessazione delle imprese e dei suoi collaboratori che alterino la libera concorrenza. Limmagine che racconta la campagna è di grande impatto: uno stivale, lItalia, girata al contrario con un grido Anche a Sud cè il Nord. La voglia di trasformare leconomia locale in una leva di crescita sociale e di traino delle altre economie del Mediterraneo è insormontabile e solamente riducendo lo strapotere mafioso tutto diventa possibile. Combattere la mafia per sconfiggerla, fermare lirreparabile, ovvero la legalizzazione di Cosa Nostra allinterno delle aziende. La mafia, infatti, da alcuni anni tende a farsi impresa, ha attuato il cosiddetto salto di qualità entrando nella gestione diretta dellazienda. Unulteriore distorsione del mercato, già penalizzato dallimposizione di forniture, mezzi e uomini, non sarebbe gestibile ne sopportabile: per Lo Bello una mafia che non compete ad armi pari è un pericolo che deve essere evitato. Stare accanto a chi il coraggio non vuole chiuderlo in una busta contenente denaro contante da destinare a Cosa Nostra è la mossa vincente, anonimato e tutela della famiglia sostengono più di una macchina di scorta. Accendiamo le luci in faccia a chi quelle buste le ritira ogni mese, non ad altri.
Pubblicato col titolo: Contro il pizzo ora bisogna parlare e chiarire: Confindustria siciliana contro i silenzi. La fonte di questo articolo è http://www.articolo21.info/libera.php?id=5948