Tra consiglieri e assessori designati, nella città che si appresta al ballottaggio, si registra una decisa discesa in campo di attivisti e volontari. «Dall'esterno si può fare poco», spiegano. Il giudizio è positivo anche da parte di chi ha scelto di non candidarsi. Seppur con qualche distinguo: tra le voci discordanti i No Muos
Gela, quando l’associazionismo fa rima con politica Dai cattolici agli ambientalisti, boom alle ultime elezioni
Più di una volta Giorgio Gaber se l’è presa con chi fa dell’associazionismo e del volontariato un mestiere. Nella canzone Il potere dei più buoni, ad esempio, con una pungente provocazione rilancia che questo potere «un domani può venir buono per le elezioni». E a Gela, scorrendo gli ultimi risultati elettorali, in tanti potrebbero dargli ragione. Scorrendo la lista dei 28 eletti al consiglio comunale (gli ultimi due verranno assegnati col premio di maggioranza dopo il ballottaggio), sono in tanti a provenire dal mondo del terzo settore. Anche nelle giunte designate dagli sfidanti Angelo Fasulo e Domenico Messinese è forte la presenza dell’associazionismo, protagonista come non mai in queste ultime due settimane di campagna elettorale. Se il Pd ha già nominato come futuro assessore Enzo Madonia, presidente del Movi e portavoce del Coordinamento Unico del Volontariato della città di Gela (il quale vanta anche un sito personale), i rumors danno per quasi fatta la scelta di Pietro Lorefice, proveniente da Legambiente e primo dei consiglieri non eletti, come assessore a Cinque stelle. Da cosa deriva questo impegno politico così marcato?
«Tramite le associazioni parli con le persone e conosci disagi e questioni da affrontare – è il parere di Cristian Malluzzo, prossimo consigliere con la lista Gela Città e presidente del movimento giovanile di Macchitella, che raggruppa opere, associazioni ed imprese a forte identità cattolica. Non vedendo nei partiti punti di riferimento ci siamo riversati nell’associazionismo: abbiamo perciò maturato competenze che ora vogliamo mettere al servizio di un nuovo modo di fare politica». Dall’altra parte c’è Virginia Farruggia: conosciuta per le battaglie ambientali, adesso è consigliera a Cinque stelle. Un passaggio in politica che Farruggia, quando si è iscritta oltre dieci anni fa a Legambiente, non immaginava. «Ho atteso fino alla fine prima di dare la mia disponibilità – spiega – se non ci fosse stato bisogno non l’avrei fatto. Il passaggio dall’associazione ad una forza politica nasce dalla consapevolezza che dall’esterno si può fare poco. Se vuoi incidere devi prenderti le responsabilità del caso e rimetterti al giudizio dei cittadini sul tuo operato».
Poi c’è il caso Giuseppe La Spina. Presidente del gruppo archeologico Triskelion e molto attivo nel territorio, la sua candidatura era data pressoché per certa. Invece ha scelto di non schierarsi. «Credo che la politica, intesa come perseguimento del benessere collettivo, non si faccia soltanto attraverso un posto in consiglio o in giunta – è la sua teoria -. Non ho trovato nella proposta dei partiti e movimenti un programma che si legasse alle mie idee di promozione e valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale. Nulla toglie, come è già accaduto in questi anni, che sia io che il mio gruppo collaboreremo con l’amministrazione che verrà al fine di contribuire a idee e progetti».
Ma cosa ne pensano le associazioni che hanno scelto volutamente di assistere senza partecipare a questa competizione elettorale? «Io reputo questo attivismo delle associazioni positivo – commenta Giuseppe Montemagno, presidente del comitato territoriale Arci di Caltanissetta – a patto che si traduca in fatti concreti. Noi come Arci sposiamo battaglie che prescindono dall’azione partitica e abbiamo ritenuto che non ci fossero in questo momento le condizioni per un nostro impegno. Sono mancati infatti finora i luoghi di confronto». Una posizione più radicale infine è espressa dal locale comitato No Muos. Che, in verità, non riconosce neanche la forma associativa come unica possibilità d’azione politica e sociale. «Per noi ci sono altri modi d’incidere che esulano dal partitismo – conferma Daniela, tra le fondatrici del comitato di Gela – e lo abbiamo dimostrato. Il voto non è l’unica via. Stanno facendo passare il messaggio, anche e soprattutto le associazioni, “o voti o morte”. Strano che lo faccia chi in teoria dovrebbe agire senza appartenenze, per il bene comune e non solo di una parte».