Sit-in sotto la Prefettura di Catania, come nelle altre città siciliane. L'ente non riesce più a garantire i servizi a causa dei tagli imposti dalla legge di stabilità e dal trasferimento di alcune tasse, come l'Rca auto, allo Stato
La protesta dei dipendenti della provincia «A rischio servizi sociali, scuole e strade»
Sit-in di protesta stamane davanti gli uffici della Prefettura di Catania. A protestare sono i dipendenti, circa 700, della provincia regionale di Catania. Oggetto della manifestazione è la situazione critica in cui versa l’ente che non riesce più a garantire i servizi destinati ai cittadini, a causa dei tagli imposti dalla legge di stabilità e dal trasferimento direttamente allo Stato delle tasse che prima venivano pagate alla Provincia.
La mancata erogazione dei fondi rischia di compromettere i servizi sociali, la manutenzione ordinaria e straordinaria di infrastrutture quali, strade e ponti, l’edilizia sociale su scuole o caserme. Le parti sociali, in particolare, puntano il dito contro o «prelievi forzosi imposti dalla Legge di stabilità 2015, che sottrarrà alle Province un miliardo solo per quest’anno e una cifra doppia nei prossimi due anni».
Altro nodo è quello delle imposte, come spiega l’ingegnere Riccardo Buccheri, uno dei 700 dipendenti che oggi hanno protestato: «Vengono a mancare gli introiti delle tasse che lo Stato fino a ora girava alla provincia, ad esempio quelli della responsabilità civile dell’auto (l’Rca), o sull’imposta provinciale di trascrizione dell’auto (Ipt). Tutti questi fondi – continua Buccheri – adesso sono versati direttamente allo Stato. Di conseguenza è in pericolo la gestione dei servizi in favore dei cittadini, così come i nostri stipendi».
Alle preoccupazioni attuali si sommano quelle per il futuro. «L’obiettivo di queste scelte – secondo Buccheri – è privarci del nostro ruolo e del nostro valore, ma questi servizi non verranno dati da nessun’altro, da due anni aspettiamo che qualcuno si degni di spiegarci come andrà a finire». Fra i più contestati e criticati, il presidente della Regione Rosario Crocetta, indicato dai dipendenti come uno dei maggiori responsabili della situazione.