Auchan, a rischio 267 dipendenti in Sicilia Cgil: «Vogliono sistemare i bilanci riducendo i salari»

Sei supermercati in Sicilia, 1.137 dipendenti di cui 267 a rischio licenziamento. Sono i numeri della crisi di Auchan che ha annunciato l’avvio delle procedure di mobilità in tutta Italia. Nell’Isola a doversi preoccupare sono i lavoratori degli ipermercati di Palermo, Carini, Melilli e i tre catanesi (a Misterbianco, a San Giuseppe La Rena e al centro Porte di Catania). 

La notizia, ufficializzata ieri, non arriva certamente come un fulmine a ciel sereno. «Sono anni che, soprattutto le strutture in provincia di Catania, vivono una situazione drammatica – spiega Salvo Leonardi, segretario etneo della Filcams Cgil – i dipendenti di Misterbianco e San Giuseppe La Rena sono già sotto ammortizzatori sociali. La ditta ha proposto in un caso la proroga del contratto di solidarietà, ma la Cgil non ha firmato perché Auchan chiede in cambio la luna, deroghe al contratto nazionale che consideriamo irricevibili».

Le controproposte dell’azienda francese per allungare la solidarietà sarebbero state, tra le altre, l’annullamento della quattordicesima e l’aumento dell’orario di lavoro. Misure che, secondo la ditta, ridurrebbero il costo del lavoro, considerato troppo alto e che renderebbe Auchan non concorrenziale con i competitors. «Tra le ragioni dei licenziamenti – spiega la segretaria regionale della Uiltucs, Marianna Flauto – la società indica pratiche di concorrenza sleale, soprattutto al Sud, dove nella grande distribuzione molti operatori economici non applicano i contratti collettivi di categoria nazionale; oppure applicano i contratti part-time mentre il personale lavora full time. Se il mercato è drogato – conclude – devono essere potenziati i controlli, non possono essere i lavoratori a farne le spese».

Dello stesso avviso la Cgil. «Pensare di sistemare i bilanci riducendo il salario dei dipendenti non è corretto», sottolinea Leonardi, secondo cui è stata Auchan ha sbagliare politica di investimenti nel medio termine. Il riferimento, ad esempio, è all’apertura dell’ultimo supermercato catanese, quello che si trova al centro Porte di Catania. Una scelta presa cinque anni fa, quando la provincia etnea era già ampiamente satura di centri commerciali. «E’ stata una forzatura che non abbiamo condiviso», precisa il segretario della Filcams.

I tavoli di concertazione delle ultime settimane a Roma sono saltati. «Chiedevano la luna, ma non sono mai stati chiari su come sarebbe stata impostata la mobilità o su quale sarà il piano industriale. Viste le premesse ce l’aspettavamo una decisione del genere». Adesso, con l’apertura delle procedura per la mobilità per circa 1.500 addetti in tutta Italia, 267 in Sicilia, inizierà un nuovo confronto: restano 30 giorni di tempo per incontrarsi in sede aziendale, più 45 giorni in sede istituzionale. Leonardi, tuttavia, è ottimista. «Ci sarà un braccio di ferro – spiega il sindacalista della Cgil – ma sono convinto che con un poco di buonsenso ne veniamo a capo. Auchan ha interesse a incutere paura nei lavoratori, ma non ha senso creare terrorismo».

Il 9 maggio è stato indetto uno sciopero dei dipendenti Auchan in tutta Italia. La Sicilia sarà in prima linea con una mobilitazione che molto probabilmente inizierà l’8 maggio, con assemblee della durata di otto ore in tutti i punti vendita siciliani. 


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