La Corte dei conti blocca l’appalto del ponte sullo Stretto. Il parere dei magistrati contabili, inviato alla presidenza del Consiglio dei ministri, era atteso e arriva dopo il via libera del Cipess al progetto definitivo di agosto. Il giudizio non lascia spazio a interpretazioni nonostante dal ministero delle Infrastrutture si faccia riferimento a una fisiologica […]
La Corte dei conti blocca l’appalto del ponte sullo Stretto di Messina
La Corte dei conti blocca l’appalto del ponte sullo Stretto. Il parere dei magistrati contabili, inviato alla presidenza del Consiglio dei ministri, era atteso e arriva dopo il via libera del Cipess al progetto definitivo di agosto. Il giudizio non lascia spazio a interpretazioni nonostante dal ministero delle Infrastrutture si faccia riferimento a una fisiologica interlocuzione tra istituzioni. Scatenate le opposizioni nei confronti del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e del governo guidato da Giorgia Meloni. «Il leader della Lega e il governo devono smetterla con gli annunci propagandistici e spiegare al Paese cosa sta realmente accadendo», dicono dal Partito democratico. «I dati sui flussi di traffico presentati dalla società Stretto di Messina e da Webuild sono del tutto irrealistici: per raggiungere l’equilibrio economico si ipotizza un aumento di dieci volte rispetto al traffico attuale, sulla base di un progetto vecchio di oltre vent’anni», così Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde.
I rilievi della Corte dei conti punto per punto
Nel documento della Corte dei conti che blocca l’appalto del ponte sullo Stretto si evidenzia innanzitutto la modalità di trasmissione degli atti: parte della documentazione, infatti, sarebbe stata inviata tramite condivisione di link al sito della società Stretto di Messina, un aspetto sul quale i magistrati contabili chiedono chiarimenti per capire come ministero e comitato abbiano formalmente acquisito gli atti.
Altri rilievi riguardano il piano economico e finanziario, dove emerge un disallineamento tra l’importo certificato da KPMG, pari a 10,48 miliardi di euro, e quello approvato nel quadro economico, fissato a 10,50 miliardi. Una discrepanza che la Corte chiede di spiegare. A sollevare dubbi è anche la scelta della società di consulenza TPlan Consulting, incaricata di elaborare le stime di traffico poste alla base del piano economico. Infine, sotto la lente finisce la delibera del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2025 che ha definito il Ponte un’opera di interesse pubblico per superare alcuni vincoli procedurali. Un passaggio che, oltre alla Corte, ha attirato l’attenzione della Commissione Europea, la quale ha chiesto ulteriori chiarimenti al governo italiano.