Il progetto risale al primo governo Cuffaro ma non ha ancora visto la luce. Eppure è già conteso: tra il vicino blocco degli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello a cui era stato destinato sotto il governo Lombardo e l'Arnas Civico a cui la titolare della Sanità lo avrebbe affidato prima di Natale. «Uno scippo bello e buono», secondo il sindacato dei dottori
Scontro sul Centro di eccellenza pediatrico palermitano Medici: «Uno dei misteri dell’incompiuta sanità siciliana»
Uno scippo bello e buono, secondo il sindacato dei medici (Cimo), quello che ha messo in atto l’assessorato Regionale alla Sanità nei confronti degli ospedali riuniti Villa Sofia. Con un decreto pre-natalizio l’ufficio con a capo Lucia Borsellino ha soppresso il Cemi – centro di eccellenza materno infantile – prima ancora di inaugurarlo, chiamandolo Ismep, istituto mediterraneo di eccellenza pediatrica. Ma a cambiare non sarebbe solo il nome. «Perché il futuro complesso pediatrico è stato riassegnato in blocco all’Arnas Civico per non meglio precisate ragioni tecnico-organizzative», spiegano i medici.
La storia del Cemi è lunga e travagliata: l’idea di costruire un nuovo ospedale pediatrico risale al primo governo Cuffaro, epoca in cui il progetto venne finanziato senza però venire mai realmente avviato. L’area edificabile di Fondo Malatacca, terreno confinante con l’ospedale Cervello, venne allora assegnata all’ospedale Civico di Palermo con l’idea di chiudere e trasferirvi l’ospedale dei Bambini, il Di Cristina, «struttura obsoleta e ormai considerata inadeguata». Il progetto fu poi ripreso e stavolta veramente intrapreso durante il governo Lombardo, dall’assessore Massimo Russo.
Il 19 maggio del 2010, alla presenza dello stesso Russo e del direttore generale pro tempore degli ospedali Villa Sofia – Cervello, Salvatore Di Rosa, vennero inaugurati i lavori con la cerimonia di posa della prima pietra. L’ex assessore regionale del governo Lombardo, stando alle dichiarazioni dei medici del sindacato, «aveva già deciso, con apposito decreto, che la scelta più logica fosse quella di assegnare il costruendo Cemi all’azienda ospedaliera più vicina, per ragioni logistiche ed organizzative».
L’ospedale Civico, a cui il centro era stato inizialmente assegnato – e a cui tornerebbe oggi – «avrebbe invece ristrutturato il vecchio ospedale dei bambini Di Cristina, per mantenere attive entrambe le strutture e dare maggiori risposte assistenziali sul territorio – continuano i medici -. Almeno questo è stato fatto». Così il Civico si ritroverebbe con un doppione e Villa Sofia – Cervello a mani vuote. A suo tempo, attorno alla prima pietra del Cemi vennero montate due gru gigantesche e si diede inizio allo «sbancamento per le fondazioni» ma, fin dal principio, i lavori «procedettero a rilento per poi bloccarsi del tutto per motivi sconosciuti ai poveri mortali – conclude il sindacato – Uno dei tanti misteri dell’incompiuta sanità siciliana».