Per l’occupazione dell’impianto di potabilizzazione della diga Ancipa è stata presentata una denuncia ai carabinieri. A farlo è stata Siciliacque Spa, la società che in Sicilia gestisce il servizio di captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione di acqua potabile. L’oggetto della denuncia è l’occupazione in corso dalla mattina del 30 novembre «da parte di oltre 200 […]
Foto di Alex Borland
Occupazione della diga Ancipa, Siciliacque presenta una denuncia ai carabinieri. Il deputato regionale Venezia: «Vogliono intimidirci, ma la lotta continua»
Per l’occupazione dell’impianto di potabilizzazione della diga Ancipa è stata presentata una denuncia ai carabinieri. A farlo è stata Siciliacque Spa, la società che in Sicilia gestisce il servizio di captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione di acqua potabile. L’oggetto della denuncia è l’occupazione in corso dalla mattina del 30 novembre «da parte di oltre 200 persone – dice la società in una nota – tra cui i sindaci di cinque Comuni dell’Ennese (Troina, Nicosia, Gagliano Castelferrato, Cerami e Sperlinga) e rappresentanti delle istituzioni, che hanno forzato lo sbarramento delle forze dell’ordine, arrecando danni agli impianti». I cinque Comuni in questione sono quelli che per l’approvvigionamento idrico dipendono esclusivamente dall’Ancipa. La società ha «denunciato la manomissione da parte dei manifestanti del quadro elettrico e la chiusura della valvola che alimenta l’esercizio dell’acquedotto Ancipa Basso, con l’obiettivo di interrompere il flusso idrico verso i Comuni di Caltanissetta e San Cataldo, come disposto dalla cabina di regia della regione».
Nella nota della società si legge che «tali attività hanno comportato: l’impossibilità per gli operatori di Siciliacque di registrare con i sistemi di telecontrollo le variazioni di flusso, che da qual momento possono essere rilevate solo visivamente; il progressivo svuotamento della condotta Ancipa Basso, con l’interruzione della fornitura garantita a Caltanissetta e San Cataldo fino alla scorsa notte». Nel suo comunicato la società dice anche che «dalle 8:30 di questa mattina (domenica 1 dicembre, ndr) si è infatti riscontrata l’interruzione totale del flusso idrico al serbatoio Cozzo della Guardia, che alimenta Caltanissetta e San Cataldo». Inoltre Siciliacque fa sapere che lei «in una nota inviata alla cabina di regia per l’emergenza idrica, e per conoscenza tra gli altri anche alle prefetture di Enna e Caltanissetta, ai gestori d’ambito (Acquaenna e Caltaqua) e alle Ati (Assemblea territoriale idrica, ndr) di Caltanissetta ed Enna, ha precisato che, “in qualità di soggetto tecnico e operativo, ha sempre adottato ogni misura necessaria per ridurre al minimo i disagi e rispettare le indicazioni fornite dalle autorità competenti”».
«Nell’ambito della gestione dell’emergenza idrica – dice la società nella nota – Siciliacque non ha la responsabilità di definire gli indirizzi strategici e programmatici per la risoluzione della crisi; bensì si pone quale soggetto proattivo e attuatore degli interventi definiti dalle autorità competenti in materia, fornendo il massimo supporto tecnico e operativo». La società fa sapere anche che «ha formalmente chiesto alla cabina di regia di conoscere “la programmazione per i prossimi giorni circa le attività da svolgere in riferimento alle nuove forniture idriche”».
Domenica sera il deputato regionale Fabio Venezia – che è anche assessore comunale di Troina ed ex sindaco dello stesso Comune – ha commentato la denuncia presentata da Siciliacque. «Volevate condannare alla sete e al freddo 26mila cittadini della zona nord della provincia di Enna e vi abbiamo fermato. Adesso – scrive Venezia sui suoi social – volete intimidirci con le vostre denunce, ma vi sbagliate di grosso. Saremo noi a denunciarvi per i disastri che avete compiuto ai danni dei siciliani. Noi non ci fermeremo finché non otterremo il diritto all’acqua per 26mila cittadini della zona nord dell’Ennese. La lotta continua!». Sempre domenica sera il sindaco di Troina, Alfio Giachino, ha fatto sapere tramite i suoi social che lunedì 2 dicembre «insieme ai sindaci dei Comuni di Cerami, Gagliano, Nicosia e Sperlinga parteciperemo a un incontro convocato dal Prefetto. Chiaramente aggiorneremo la cittadinanza».
In un altro post pubblicato domenica sera Venezia ha risposto indirettamente al presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, che qualche ora prima, commentando la vicenda dell’occupazione con una nota diramata dal suo portavoce, aveva fatto sapere che «stigmatizza e condanna senza riserve le azioni poste in essere senza il rispetto delle regole, soprattutto se attuate da rappresentanti istituzionali e in momenti di forte tensione sociale». Nella nota Schifani ha parlato anche di «soluzione a breve». «L’unico comportamento fuori dalle regole è quello di Schifani e di Cocina – è stata la risposta di Venezia – che hanno colpevolmente lasciato due province senza acqua. Vergognatevi e dimettetevi, se avete un minimo di dignità!». Cocina è il capo della protezione civile regionale e il coordinatore della cabina di regia per l’emergenza idrica in Sicilia.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ansa domenica sera, «continua a salire il livello dell’acqua nel lago Ancipa, che secondo le ultime rilevazioni ha raggiunto i due metri circa. Lo rende noto la Protezione Civile». Domenica mattina Cocina aveva detto che «le recentissime precipitazioni, anche se modeste, hanno contribuito a fare aumentare significativamente il livello dell’acqua nel lago Ancipa di oltre un metro». Cocina aveva aggiunto che «altre piogge sono attese nelle prossime ore».
Alcuni giorni fa i sindaci dei cinque Comuni dell’Ennese in questione hanno protestato incatenandosi negli uffici della protezione civile regionale; Cocina ha definito la protesta dei sindaci «un’azione più che altro scenografica». La protesta dei sindaci nasceva dal fatto che non si stava attuando una decisione presa dalla stessa cabina di regia e cioè che la residua acqua dell’Ancipa andasse solo ai cinque Comuni che dipendono esclusivamente da questo bacino. In una nota Cocina aveva dato la sua versione sul perché – nonostante la firma su questo provvedimento – dell’acqua dell’Ancipa dovessero temporaneamente usufruire anche Caltanissetta e San Cataldo. (Qui è possibile leggere la ricostruzione di tutta la vicenda).