Sei Nazioni da sogno

È finita in trionfo, con gli azzurri in smoking davanti a una folla che li acclama, a Piazza del Popolo a Roma. Qualche rimpianto seminato per strada, ma soprattutto un entusiasmo assolutamente inedito per uno sport, il rugby, certo non aduso alle copertine.

Nella sbornia di festeggiamenti per questo magnifico Sei Nazioni, infatti, non c’è proprio posto per la delusione, anche se resta un po’ di dispiacere per il triste finale, segnato da una sconfitta dell’Italia contro l’Irlanda (24-51). Nel giorno del loro patrono San Patrizio, O’Driscoll e compagni costringono infatti alla resa i nostri in un Flaminio gremito in ogni ordine di posti.

L’amaro in bocca, ovviamente, è inevitabile ripensando a un primo tempo nel quale gli azzurri hanno combattuto da pari a pari con gli irlandesi grazie alla precisione al tiro di Pez e a un’aggressività straordinaria. Sotto di un solo punto alla mezzora, i nostri sfiorano addirittura il vantaggio, prima della fatale distrazione che concede ai verdi una meta che ci taglia le gambe e conduce alla disfatta nella ripresa.

Resterà, tuttavia, il ricordo dell’impresa memorabile di questo Sei Nazioni. Dopo le sconfitte contro Inghilterra e Francia, l’Italia centra il miracolo battendo gli scozzesi in trasferta e completando l’opera con la vittoria della settimana successiva contro il Galles. Dal 2001, anno dell’ingresso della nostra nazionale nel torneo, è la prima volta che gli azzurri ottengono due successi, giungendo quarti.
Ma più importante dell’aspetto sportivo, se vogliamo, è l’incredibile impatto mediatico che questi miracolosi risultati hanno determinato. La rugby-mania dilaga, le facce dei nostri Bergamasco, Troncon, Parisse e compagnia sono ormai dei volti noti, le immagini della meta di Robertson contro il Galles fanno il giro dei canali televisivi, parole come “piloni” e “tallonatori” sono praticamente all’ordine del giorno.

L’antenato meno celebre del calcio è stato così unanimemente elevato a modello di sportività. Lotta all’ultimo sangue sul campo e fair-play nel rapporto con gli avversari, nessuna protesta nei confronti delle decisioni arbitrali e tifoserie avverse che si mescolano sugli spalti solo per incitare le proprie formazioni.
Fantastico.

Non ci resta che sperare, adesso, che questa splendida favola non si esaurisca nella pur bellissima festa di Piazza del Popolo e in qualche apparizione televisiva dei nostri azzurri. Sarebbe una grande occasione per far crescere il movimento rugbistico in Italia, perché del Sei Nazioni del 2007 non si debba parlare a lungo come di un’impresa irripetibile.


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