Foto di Jerry Italia

Nell’ex Bronx di Gela dove le case popolari sono a rischio sgombero. «Il nostro è stato un illecito per necessità»

Vivono da anni come occupanti abusivi negli appartamenti popolari del quartiere Scavone, l’ex Bronx di Gela. Quando sono entrati all’interno, abbattendo il muro di forati che chiudeva la porta di ingresso, le case erano in condizioni fatiscenti e abbandonate da anni. Molti di loro hanno partecipato al bando di regolarizzazione che l’Istituto autonomo case popolari ha emanato lo scorso anno, eppure per tutti – una ventina di famiglie con anziani e bambini – adesso è arrivato l’ordine di sgombero. Entro il 12 dicembre dovranno liberare quello spazio precario – conquistato illecitamente, anche se poi faticosamente trasformato in casa – o saranno sgomberati. Sono coscienti di avere commesso un illecito per necessità, ma adesso chiedono di poter essere regolarizzati per non finire in mezzo alla strada con le loro famiglie.

«Viviamo ogni giorno con la paura che ci vengano a prendere per buttarci in mezzo alla strada – racconta a MeridioNews Luigi – Siamo consapevoli di avere commesso un reato, entrando abusivamente in queste case, ma lo abbiamo fatto per necessità, per dare un tetto alle nostre famiglie. Abitiamo qui da anni ormai e vogliamo pagare quello che serve per essere regolarizzati, dateci una possibilità». «Quando sono entrato abusivamente nel mio appartamento, cinque anni fa ormai – racconta Luca – era deserto da anni, totalmente distrutto, senza luce né acqua. Io l’ho rimesso a nuovo e adesso pago le utenze regolarmente. Se a dicembre dovessero buttarmi fuori assieme ai miei figli, dove potrei andare? È vero – dice Luca – siamo abusivi, ma dateci la possibilità di regolarizzare la nostra posizione: siamo pronti a tutto».

Il paradosso, poi, è proprio quello che racconta Luca quando parla dei giorni dell’occupazione. Nei grandi casermoni di Scavone di appartamenti sfitti, in condizioni di degrado estremo, ce ne sono a decine. Nessuno di questi negli ultimi dieci anni è mai stato assegnato e così molti si trasformano in ricettacolo di rifiuti e covo per persone tossicodipendenti. «Di fronte il mio appartamento ce n’è uno vuoto da quando è morta l’inquilina assegnataria, quasi dieci anni fa ormai – dice Carmelo – dopo poche settimane hanno sfondato la porta e adesso al suo interno vanno a drogarsi e a spacciare. Io ho paura per i miei bambini che spesso si sono trovati ad assistere a episodi del genere». Gli abitanti delle case popolari denunciano anche lo stato di degrado estremo delle palazzine in cui vivono e degli spazi comuni che non vedono manutenzione o interventi di pulizia da anni. Dei calcinacci rischiano di crollare da un momento all’altro. Sulle pareti l’umidità e la muffa disegnano intarsi grigi e verdastri, che si estendono anche all’esterno. E le aree verdi sono ricettacolo di rifiuti, ratti e parassiti di ogni tipo.

«Chi non vive queste situazioni sulla propria pelle non può rendersene conto – racconta con amarezza Giuseppe – noi ci sentiamo emarginati da una società che preferisce ignorarci piuttosto che darci una mano». Oggi il sindaco Terenziano Di Stefano contatterà lo Iacp di Caltanissetta per chiedere la riapertura dei termini di regolarizzazione e la sospensione delle procedure di sgombero. Anche il sindacato Sunia Cgil ha scritto al presidente della Regione, Renato Schifani, chiedendo un intervento urgente per evitare che decine di famiglie si trovino senza un tetto nel cuore dell’inverno e per disinnescare una possibile guerra sociale.


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