Strage di Altavilla, in corso la perizia psichiatrica su Giovanni Barreca

È in corso la perizia psichiatrica che dovrà accertare la capacità di intendere e di volere di Giovanni Barreca, il muratore di Altavilla Milicia accusato di avere ucciso moglie (Antonella Salamone) e due figli (Emmanuel di quattro anni e Kevin di 16 anni) insieme alla figlia 17enne Miriam e a due presunti complici fanatici religiosiMassimo Carandente e Sabrina Fina – nel corso di una rito di liberazione da Satana. I consulenti, incaricati dalla procura di Termini Imerese, hanno già incontrato due volte in carcere l’indagato e contano di completare il loro lavoro con un terzo colloquio. Per gli inquirenti, tutti avrebbero agito «in preda a una forma di delirio mistico» e «in esecuzione della volontà di Dio per allontanare i demoni presenti all’interno del nucleo familiare».

Secondo quanto previsto, dovrebbero poi elaborare le conclusioni che verranno consegnate ai pubblici ministeri. La perizia era stata chiesta dai pm e dal legale di Barreca, Giancarlo Barracato. Nessuna valutazione psichiatrica verrà fatta sulla coppia di coindagati, Massimo Carandente e Sabrina Fina, che avrebbero partecipato alle torture e all’omicidio delle tre vittime. Stando a quanto è stato ricostruito nel corso delle indagini, Barreca e la moglie li avevano conosciuti nel corso di incontri di preghiera.

Sarebbero stati loro, secondo quanto raccontano l’indagato e la figlia 17enne – entrambi rei confessi – ad avere parlato per primi della presenza del demonio nella casa in contrada Granatelli ad Altavilla Milicia e a dare vita alle preghiere poi culminate nella strage. Si deciderà invece a novembre la posizione della 17enne che si trova davanti al giudice per le indagini preliminari dei minori in fase di udienza preliminare. Respinta la questione di costituzionalità posta dalla difesa alle scorse udienze, il giudice Nicola Aiello dovrebbe decidere se rinviarla a giudizio

Le analisi dei tabulati telefonici smentiscono la difesa di Massimo Carandente e Sabrina Fina. La coppia avrebbe conosciuto Barreca e la moglie durante incontri di preghiera. Carandente e Fina hanno sempre dichiarato di aver preso parte ai rituali religiosi di liberazione dal demonio della casa di Altavilla in cui la famiglia viveva, ma hanno sostenuto che nei giorni delle torture e dei delitti – andati avanti per oltre 48 ore – non si trovavano nella villetta. Gli accertamenti tecnici – eseguiti sui tabulati telefonici su input della procura di Termini Imerese – sostengono il contrario, confermando quanto raccontato da Barreca e dalla figlia – rei confessi – che hanno parlato della presenza e del ruolo attivo di Carandente e di Fina sia nelle torture che negli omicidi.


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