Putin delle 'penalizzazioni' di bruxelles si e' fatto un baffo stringendo nuovi accordi con cina, india e giappone. Il costo di questa scelta idiota lo pagano gli agricoltori. Che, pero', protestano: rivolte popolari in olanda, in francia e in spagna. Solo in italia ci sono solo pecore. . .
L’embargo ai russi voluto dalla Ue ha messo in ginocchio le agricolture di mezza Europa
PUTIN DELLE ‘PENALIZZAZIONI’ DI BRUXELLES SI E’ FATTO UN BAFFO STRINGENDO NUOVI ACCORDI CON CINA, INDIA E GIAPPONE. IL COSTO DI QUESTA SCELTA IDIOTA LO PAGANO GLI AGRICOLTORI. CHE, PERO’, PROTESTANO: RIVOLTE POPOLARI IN OLANDA, IN FRANCIA E IN SPAGNA. SOLO IN ITALIA CI SONO SOLO PECORE…
Nelle scorse settimane chi governa lUnione Europea ha deciso di dichiarare guerra alla Russia e di combatterla a colpi di embargo e di blocchi alle frontiere. I politici di Bruxelles, spronati da lontano dagli alleati americani, non hanno pensato che a subire le conseguenze di simili misure non sarebbero stati i russi (che, seppure con dei disagi causati dallaumenti dei costi, nel frattempo hanno creato nuovi mercati grazie agli accordi con la Cina, lIndia e il Giappone e nuovi approvvigionamenti grazie alle aziende brasiliane), ma i propri cittadini e molte delle piccole e medie imprese in Italia, in Francia e un po in tutta Europa.
Molte di queste aziende erano riuscite a sopravvivere alla crisi economica dilagata solo grazie allexport in Russia e di certo, specie per alcuni settori, il mercato russo è stato quello che ha evitato che queste imprese fossero costrette a dichiarare fallimento. (a destra, foto tratta da ilnord.it)
Lembargo, deciso da chi dimostra di non conoscere nemmeno la propria economia interna, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: in molte regioni europee sono scoppiate vere e proprie rivolte proprio per protestare contro le misure imposte da Bruxelles.
Nella piazza centrale di Amsterdam, in Olanda, sono andate in scena battaglie a colpi di pomodori, in segno di protesta contro il blocco della Russia sulle importazioni di prodotti agricoli provenienti dalla Ue.
Lo stesso è successo nel nord-ovest della Francia, dove gli agricoltori hanno dato fuoco alla sede dell’Agenzia delle Entrate per aver perso la possibilità di esportare i propri prodotti in Russia.
Un centinaio di agricoltori ha dato fuoco nella notte tra venerdì e sabato a due edifici pubblici a Morlaix, in Bretagna, in segno di protesta contro carovita: troppe tasse ed eccessiva burocrazia. I contadini, muniti di trattori e rimorchi, hanno anche rovesciato tonnellate di carciofi e patate invenduti nel centro della cittadina e sulla strada provinciale verso Brest.
In alcuni centri della Spagna gli agricoltori hanno protestato scaricando camion di patate davanti ad alcuni centri commerciali. A Granada, per protestare contro le sanzioni dell’Unione europea che hanno portato al blocco delle importazioni di ortofrutta da parte della Russia. La manifestazione, organizzata dalla Unión de Pequeños Agriultores y Granaderros (UPA), ha inteso protestare contro le catene di grandi supermercati che hanno approfittato del blocco russo per abbassare i prezzi, rendendo così ancora più difficile la situazione degli agricoltori.
Anche in Italia la situazione non sembra essere migliore. Venuto a mancare il mercato russo, i nostri agricoltori non solo hanno perso un cliente importante, ma si sono trovati, da un giorno allaltro, a dover competere con agricoltori e coltivatori degli altri Paesi europei. Una concorrenza spietata che ora rischia di far crollare il prezzo dei prodotti alimentari con conseguenze devastanti per moltissime aziende agricole italiane.
Le aziende polacche che prima vendevano in Russia sono diventate improvvisamente nostri concorrenti, dice Gabriele Bissolo, capo dellomonimo gruppo internazionale dellagroalimentare. Che aggiunge: I produttori stanno vendendo frutta e verdura ai supermercati e alle catene commerciali a prezzi bassissimi, troppo bassi per noi.
Di certo non basteranno gli aiuti promessi dallUE proprio per venire incontro alle difficoltà conseguenza del demenziale embargo. Aiuti che non si sa se e quando arriveranno e, soprattutto, a chi saranno distribuiti. Sempre che le imprese già in crisi, nel frattempo, non abbiano chiuso i battenti.