L’inghippo di Sicilia e-Servizi: rischio di condanna per risarcimento per Ingroia, Crocetta e per gli assessori regionali che hanno votato la delibera

RISCHIANO NELLI SCILABRA, PATRIZIA VALENTI, MICHELA STACHERIS, GLI EX ASSESSORI DARIO CARTABELLOTTA, ESTER BONAFEDE E NINO BARTOLOTTA. PROBLEMI ANCHE PER IL RAGIONIERE GENERALE DELLA REGIONE, MARIO PISCIOTTA. E ANCHE PER L’AVVOCATO GIUSEPPE DELL’AIRA. SU DI LORO INCOMBE IL GIUDIZIO DELLA CORTE DEI CONTI

Non sarà facile, per l’Amministrazione regionale – e per i vertici di Sicilia e-Servizi, la società regionale che gestisce i servizi informatici della stessa Regione – venire a capo dei problemi che vengono a galla dopo la sentenza pronunciata dal Tribunale del Lavoro di Palermo. Una sentenza che, come abbiamo anticipato stamattina in questo articolo, rischia di provocare un terremoto in tutti gli uffici della Regione siciliana (compreso il Servizio 118, cioè il Pronto soccorso).

Parliamo di una vicenda estremamente complessa. Per cercare di districarsi in questa matassa dobbiamo partire dall’inizio, cioè da quando, nel 2001, viene costituita questa società con procedura a evidenza pubblica.

Sicilia e-Servizi nasce come società per azioni. Il 51 per cento viene sottoscritto dalla Regione siciliana, mentre il restante 49 per cento va a un socio privato: Sicilia e-Servizi Venture Scrl (Sisev), a propria volta controllata da Engineering Spa (già Atos Origin Italia Spa) e Accenture Spa.  

Questa società non ha mai brillato. Dei primi anni della sua attività si ricorda un Piano informatico regionale mai decollato. E costi enormi, che negli anni hanno sfiorato i 300 milioni di euro. Con il solito corollario di polemiche.

Agli atti ci sono anche i risultati di risultati di una Commissione parlamentare d’inchiesta istituita dall’Ars nel 2012, presieduta dall’onorevole Riccardo Savona. Dove si descrivono irregolarità nel reclutamento del personale: dodici unità tra dirigenti, quadri e impiegati, nessuno dei quali esperto in informatica.

A questi – come scrivevamo in un servizio di qualche tempo fa – si sono aggiunti anche comportamenti omissivi e inerzie nella realizzazione complessiva del piano, come nel caso dei disservizi registrati nella gestione telematica dei mandati di pagamenti attraverso la firma digitale. Un’operazione chiaramente clientelare che avrebbero messo a “repentaglio non solo la continuità aziendale, ma probabilmente anche l’utilità di gran parte del piano di informatizzazione realizzato fino a questo momento”, come emerso dagli atti della commissione d’inchiesta.

Nel 2012 il Governo regionale retto allora da Raffaele Lombardo decide di liquidare la società. Una decisione forse non meditata a dovere. Perché la liquidazione – poi sospesa – rischiava di lasciare l’Amministrazione regionale priva di alcuni servizi essenziali.

Questa è la parte più strana di tutta questa storia. Torniamo alla composizione societaria. Come già ricordato il 51 per cento di Sicilia e-Servizi viene sottoscritto dalla Regione siciliana, mentre il restante 49 per cento va a un socio privato: Sicilia e-Servizi Venture Scrl (Sisev), a propria volta controllata da Engineering Spa (già Atos Origin Italia Spa) e Accenture Spa.  

Sicilia e-Servizi opera con dodici unità. Nessuno di questi, però, è esperto di informatica. Gli esperti in informatica li fornisce la Sisev (Sicilia e-servizi Venture), cioè il socio privato. Da qui una domanda: possibile che una Regione, pur avendo costituito una società pubblica, affida tutti i propri segreti informatici a un’azienda privata? Perché fa questo?

Una stranezza sulla quale, fino ad oggi, non è stata fatta luce.

Quando scade la convenzione tra Sicilia e-Servizi e Sisev si pone il problema: chi avrebbe gestito i servizi informatici della Regione siciliana? A sapere tutto dell’informatica della Regione siciliana non sono i tecnici di Sicilia e-Servizi, ma i 76 dipendenti della Sisev. Mandare a casa questi 76 dipendenti di una società privata avrebbe significato bloccare tutta la Regione. Può sembrare paradossale, ma è così.

E’ a questo punto che entra in scena l’ex Pm, Antonio Ingroia, che il Governo regionale di Rosario Crocetta ha nominato ai vertici di Sicilia e-Servizi in qualità di commissario.

Ingroia decide di assumere questi 74 dipendenti in Sicilia e-Servizi. Assunzioni con riserva, che a parere del magistrato troverebbero giustificazione nella necessità di garantire la continuità del servizio pubblico.

A questa conclusione Ingroia arriva forte, anche, del parere espresso da un autorevole legale dell’Avvocatura distrettuale dello Stato: l’avvocato Giuseppe Dell’Aira. In più, a sorreggere la decisione del commissario di Sicilia e-Servizi, Ingroia c’è anche una delibera della Giunta regionale di Rosario Crocetta.

Si tratta di assunzioni a tempo determinato per diciotto mesi e con un periodo di prova di quattro. Prima di procedere all’assunzione dei settantaquattro lavoratori, il commissario Ingroia pare abbia anche verificato se, all’interno dell’Amministrazione regionale, vi fossero esperti in grado di utilizzare il software complesso che gestisce l’informatizzazione dei servizi della Regione siciliana.

Ingroia, però, non ha tenuto conto del blocco delle assunzioni anche nelle partecipate regionali. Il commissario ha dato seguito alla delibera di Giunta per ‘assorbire’ i 74 dipendenti provenienti dalla Sisev, una società privata, assumendoli temporaneamente in Sicilia e-Servizi. Con l’impegno di assumerli dopo un periodo di formazione detto ‘trasferimento di know how’ (costato 66 milioni di euro).

Le assunzioni operate da Ingroia – con alle spalle la delibera della Giunta regionale e il parere dell’avvovato Dell’Aira – sono state contestate dalla Procura della Corte dei Conti per la Sicilia. Ma questo non ha scoraggiato Ingroia, che è andato avanti per la propria strada.

Per la cronaca, Ingroia prima assume 74 dipendenti. Poi ne licenzia 16. E, ancora, ne assume altri sei con contratti particolari.

Così, in questo momento, presso Sicilia e-Servizi lavorano 64 addetti. Di questi, 58 sono arrivati da Sisev e sei assunti successivamente.

Fuori sono rimasti 16 dipendenti ex Sisev che si sono rivolti al Tribunale del Lavoro di Palermo.

Ieri il Tribunale del Lavoro di Palermo – giudice dottor Cavallaro – ha respinto il ricorso di uno di questi dipendenti.

Da qui nasce il terremoto che rischia di travolgere la Regione siciliana.

Ingroia ha sempre sostenuto che le assunzioni dei dipendenti ex Sisev sono giustificate dal legame tra le due società: Sicilia e-Servizi e Susev. Con un preciso richiamo all’articolo 2112 del Codice Civile (obbligo di assunzione).

Ieri, però, il giudice del Lavoro del Tribunale di Palermo ha smontato questa tesi. Sottolineando l’inesistenza dell’obbligo di assunzione, perché, ha precisato il giudice, tra le due società non vi è un rapporto successorio, ma solo un trasferimento di azioni.

Ora, se i 16 ex dipendenti di Sisev licenziati non possono essere riassunti da Sicilia e-Servizi perché viene meno l’applicazione dell’articolo 2112 del Codice Civile, sono illegittime anche le assunzioni dei 58 dipendenti ex Sisev assunti, sempre da Sicilia e-Servizi (sugli altri 6 dipendenti, che godono di particolari contratti a termine, possiamo dire ben poco, perché si tratta di contratti diversi).

Di fatto, la sentenza del giudice del Lavoro del Tribunale di Palermo dà ragione alla Procura della Corte dei Conti per la Sicilia che, come abbiamo già ricordato, ha contestato subito queste assunzioni.   

La storia, lo ribadiamo, non è semplice. Ingroia ha ereditato una ‘rogna’. Ha preferito assumere chi ha in mano il software per far funzionare gli uffici della Regione. Ha provato a dare una veste giuridica a un atto logico (avrebbe dovuto lasciare la Regione siciliana – compreso il Servizio 118 – senza copertura informatica: un’assurdità). Ma è stato costretto a ignorare il blocco delle assunzioni e non ha fatto ricorso a un bando pubblico.

Prima che questa storia esplodesse con la sentenza di ieri, abbiamo scritto che, in questa storia, dal 2012 ad oggi, si è andati avanti di forzatura in forzatura. Ipotizzando che la Corte dei Conti, decisamente messa di traverso rispetto a una vicenda che rimane strana dall’inizi alla fine, avrebbe potuto fare saltare il tappo.

Con la sentenza di ieri il tappo è saltato. E non è facile capire quello che potrebbe succedere.

Si pone sempre il solito problema: licenziare i dipendenti ex Sisev – che oggi sono 58 – ben sapendo che sono gli unici a conoscere i ‘segreti’ informatici di tutta l’Amministrazione regionale? O continuare a tenerli presso Sicilia e-Servizi sapendo che potrebbe scattare una sentenza di condanna da parte della magistratura contabile, con un pesante risarcimento?

Ricordiamo che la Corte dei Conti ha già contestato un danno erariale di 180 milioni di euro. Contestazione che riguarda Ingroia, il governatore dell’Isola, Rosario Crocetta, il Ragioniere generale della Regione, Mariano ‘Mario’ Pisciotta, gli attuali assessori regionali Nelli Scilabra, Patrizia Valenti e Michela Stancheris, gli ex assessori Dario Cartabellotta, Ester Bonafede e Nino Bartolotta.

Invito a dedurre per tutti, insomma. Compreso l’Avvocato dello Stato Giuseppe Dell’Aira, che, come già accennato, ha fornito al commissario della società – cioè a Ingroia – il parere favorevole alle assunzioni. Problemi anche per la dirigente del settore delle società partecipate, Rossana Signorino.

La storia è complicata. Perché se Ingroia ha agito secondo logica – forse privilegiando la risposta ad un’emergenza rispetto a rilievi corretti che ha volutamente ignorato – la Corte dei Conti ha agito secondo legge. Perché, in ogni caso, la legge non può essere travolta da una sorta di ‘ricatto’ determinato da chi ha gestito, sin dall’inizio, una società nata male. E finita peggio.

Terremoto alla Regione: fuori legge le assunzioni di Sicilia e-Servizi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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