Termini Imerese: il Porto-sepolto, l’interporto ‘a mare’, il Carnevale e la Fiat: parla Franco Piro

ESPONENTE STORICO DELLA SINISTRA SICILIANA, GIA’ DEPUTATO E ASSESSORE REGIONALE AL BILANCIO, GIA’ PARLAMENTARE NAZIONALE, IL PROTAGONOSTA DI QUESTA INTERVISTA E’ NATO E VIVE IN QUESTA CITTA’ DELLA QUALE CONOSCE UOMINI E COSE

Tempi grami, per Termini Imerese. In un colpo solo, nella lunga notte dell’Ars, ha perso i fondi per il Carnevale – che forse è uno dei più antichi della Sicilia – e rischia di perdere un investimento per un interporto i cui lavori, tra alti e bassi (più bassi che alti, in verità), si trascinano dagli anni ’80. Può una cittadina perdere quasi tutto nel giro di pochi anni?

Eh già, perché Termini Imerese, dopo la chiusura dello stabilimento Fiat, aspetta dal 2011 un rilancio dell’industria automobilistica che sembra sempre a portata di mano e che non si materializza mai.

E’ fallito anche il progetto del Porto turistico. Mentre lo stesso Porto della città attende chissà che. In questo scenario, la scorsa settimana, sono arrivati i due colpi mancini dell’Ars.

Affrontiamo questi temi con Franco Piro, leader storico della sinistra siciliana. Questa volta parliamo con lui perché lui è nato e vive da sempre a Termini Imerese. Di questa città è stata anche vice Sindaco. Insomma la sua città la conosce bene.

Che succede a Termini Imerese, onorevole Piro? Cominciamo dal rilancio dell’industria automobilistica?

“Allora cominciamo col dire che il Contratto di programma del 2011 è nullo. Oggi registriamo due offerte. C’è una prima offerta per le auto ibride. E’ un’offerta arrivata da un gruppo che non ha mai operato nel settore automobilistico. Il piano industriale, con rispetto parlando, mi sembra fumoso. Non si capisce se puntano a produrre o ad assemblare. Io, se debbo dire la verità, ho molti dubbi”.

E il secondo progetto?   

“Mi sembra un po’ più serio e concreto. E’ un’offerta di un gruppo che punta alla produzione di bio-carburanti. Le condizioni per sviluppare un’idea del genere ci sono. Si tratta di mettere in produzione colture industriali. L’idea non mi sembra sbagliata. Però, anche in questo secondo caso, non abbiamo notizie certe. Tutto sembra campato in aria”.

Insomma qual è a suo avviso la verità?

“La verità è che non ci sono idee chiare. La stessa Regione siciliana non ha mai elaborato una proposta seria”.

Quale potrebbe essere la proposta seria?

“Io credo che l’area industriale di Termini Imerese dovrebbe puntare sulla costituzione di un Polo tecnologico. Penso alla ricerca scientifica, all’innovazione. Penso a un legame stretto con le Università e con il Cnr. I fondi europei non mancherebbero. Ma bisogna avere le idee chiare”.

Un’idea di sviluppo turistico, partendo dalla valorizzazione dell’area di Imera?

“Lo sviluppo turistico, dalle nostre parti, c’è già stato. Lungo l’area che, da Termini, corre verso Cefalù si contano una ventina di Hotel con almeno cinque mila posti letto, centinaia di residence. Lo sviluppo turistico, lo ripeto, c’è stato. Ma…”

Ma?

“A me l’idea che per creare sviluppo bastino sole, mare e mandolini non mi ha mai convinto. Ci vuole anche un tessuto industriale, commisurato, certo, alle capacità del territorio. Ma non si può prescindere dall’industria. A Termini Imerese un Polo tecnologico farebbe nascere tante piccole imprese. Ma, lo ribadisco ancora una volta: bisogna avere le idee chiare. Ma le idee sul futuro economico della Sicilia non mi sembrano chiare. Faccio un esempio: nessuno, oggi, ha un’idea precisa su come governare la riconversione dei poli petrolchimici della nostra Isola”.

Parliamo del Carnevale di Termini Imerese.

“Già da qualche anno il Carnevale della mia città sconta problemi finanziari. Quest’anno ci aspettavamo un po’ di serenità. Anche perché, grazie a un finanziamento nazionale di circa tre milioni e mezzo di euro, si sta lavorando alla valorizzazione dei maestri cartapestai, che a Termini Imerese sono una realtà artigianale, culturale e produttiva importante. Improvvisamente è arrivata la furia iconoclasta dell’Ars, che è la misura della dimensione culturale dell’attuale Assemblea regionale siciliana”.

In effetti, neanche noi abbiamo capito molto: far saltare il Luglio Trapanese, i Carnevali di Termini Imerese, Acireale e Sciacca e, soprattutto, la Sagra del Mandorlo in fiore di Agrigento. Il tutto all’insegna di un dibattito surreale sulla Tabella H…

“La Tabella H, soprattutto negli ultimi anni, ha sortito effetti negativi devastanti. Comparare una manifestazione storica e culturale nota in tutto il mondo con la Sagra del Mandorlo in fiore di Agrigento con le sagre di paese è un follia. Così come non sembra ragionevole il voto sfavorevole ai carnevali di Termini Imerese, Acireale e Sciacca”.

Forse c’è stata troppa estemporaneità…

“Il sostegno alle attività culturali è un fatto importante. Soprattutto in una Regione come la Sicilia. Ma le iniziative culturali vanno sostenute con una legislazione seria, non con le Tabelle H dove si assemblano manifestazioni importanti e sperpero di denaro pubblico. Ricordo ancora la valorizzazione del Museo Mandralisca. Ci fu un’impugnativa del Commissario dello Stato. Finimmo davanti la Corte Costituzionale che ci diede ragione. E ci fecero anche i complimenti”.

Lei parla dell’istruttoria che dovrebbe sta a monte della valorizzazione di un’iniziativa culturale.

“Esattamente. Bisogna illustrare e motivare le attività che si intendono realizzare. Nel rispetto di precisi indicatori economici. Investimenti, possibili visitatori, possibili introiti. Il tutto nel quadro di un’iniziativa culturale valida. Sotto questo profilo, la ‘bocciatura’ del Carnevale di Termini Imerese è in contraddizione con la valorizzazione dei già citati maestri cartapestai. Lo Stato sostiene un importante risorsa culturale e artigianale e la Regione manda a mare il Carnevale. Così non andiamo da nessuna parte”.

Tra i problemi irrisolti di Termini Imerese ci sono anche porto e interporto.

“Il Porto di Termini Imerese è una storia infinita. Se debbo essere sincero, dagli anni ’70 del secolo passato ad oggi non lo so quanti soldi sono volati via. Quando c’era la lira si parlava di centinaia e centinaia di miliardi di lire. Ricordo ancora la Sailem. Le banchine sprofondate. Due moli non ultimati. Oggi ripariamo ancora i danni degli anni passati”.

C’era anche un progetto per il Porto turistico.

“C’era. Risale agli anni in cui ero vice Sindaco, Avevamo trovato anche la società pubblica. Ma Nino Bevilacqua, che è a capo dell’Autorità portuale unica, ha fatto fallire tutto. Anche con l’avallo dei politici locali. Senatore Giuseppe Lumia in testa”.

C’è anche l’interporto, i cui lavori, se non ricordiamo male, vanno avanti da vent’anni…

“L’interporto è un’infrastruttura in corso di realizzazione nell’area industriale. A circa dodici chilometri dalla città. E’ lo scambio gomma, ferrovia, mare. Anche in questo caso, ci sono stati ritardi. Ad oggi i lavori non sono mai iniziati. Oggi registriamo solo gli espropri. Un’altra storia infinita. Ricordo che quando si trovavano i finanziamenti mancavano i progetti. E quando c’erano i progetti mancavano i finanziamenti…”.

Oggi, però, sembrava quasi fatta…

“Sì, c’è la società Interporti siciliani che gestisce il futuro interporto di Termini Imerese e l’interporto di Catania. E’ una società sottocapitalizzata rispetto agli appalti che deve andare a gestire. La legge ‘bocciata’ dall’Ars avrebbe dovuto capitalizzare questa società con circa 8 milioni e mezzo. Passaggio indispensabile per gestire un appalto di quasi 90 milioni di euro”.

Ma l’Ars ha detto no.

“Già”.

Ma lei ci crede nell’interporto di Termini Imerese?

“Di solito gli interporti sono ampi: centinaia e centinaia di ettari. Quello programmato a Termini Imerese è piuttosto piccolo: sì e no ottanta ettari. Non è, per intendersi, come l’interporto di Catania. Io, sull’interporto di Termini Imerese, se debbo essere sincero, qualche dubbio ce l’ho. Una volta realizzato le aziende arriveranno? Sinceramente, mi sembra difficile rispondere a questa domanda. Detto questo, ormai i lavori sono andati avanti. Ormai che si realizzi e basta”.

Noi abbiamo subito pensato che la ‘bocciatura’ della ricapitalizzazione della società interporti sia piuttosto politica. Su Catania c’erano i dubbi dei grillini, peraltro manifestati in Aula. Su Termini Imerese è sembrata un’operazione contro il senatore Lumia…

“Mi pare che questa tesi sia stata sostenuta dal presidente della Regione, onorevole Rosario Crocetta. Beh, se l’ha detto lui c’è da crederci”.

Insomma, la solita storia…

“Non so se c’è una solita storia. L’unica cosa che posso dire è che il governatore Crocetta non può pensare di gestire la Regione in modo privato. Lui pensa di essere il Mandarino del territorio. E si comporta di conseguenza. Così non va. Le forze politiche vanno coinvolte”.

Altrimenti in Aula… Altrimenti a Sala d’Ercole gli azzoppano le manovre finanziarie e le altre leggi…

“Intanto quella approvata la scorsa settimana non è una legge finanziaria. E’, semmai, il tentativo di mettere una pezza alla legge finanziaria impugnata dal Commissario dello Stato. Sono due cose diverse”.

In che senso?

“Nel senso che quella approvata è una legge di assestamento e di variazioni di Bilancio. Non si potevano approvare certe norme sostanziali”.

Al di là degli aspetti tecnico-giuridici, cosa pensa di questa legge di assestamento di Bilancio?

“Mantengo tutti i miei dubbi sulla copertura finanziaria. Ciò posto, noto che siamo ad agosto. Tra due mesi si dovrebbe iniziare a parlare di Bilancio e finanziaria del 2015 e la Sicilia non ha ancora certezze sulla manovra di quest’anno. Così continuando Governo e Ars andranno avanti con conti che non saneranno mai”.

Che cosa si dovrebbe fare?

“L’ho detto più volte e lo ripeto: finirla di girare attorno al problema e afferrare il toro per le corna. Bisogna andare a Roma e fare quello che si è fatto con la sanità: un Piano di rientro. Serio. Se non si farà così, la situazione finanziaria della Regione non si aggiusterà mai”.

 

 

 


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