“Stop a nuovi permessi di ricerca di idrocarburi nel Canale di Sicilia”

LO PREVEDE UNA MOZIONE PRESENTATA ALL’ARS DAL MOVIMENTO 5 STELLE. TRIZZINO: “ACCENDIAMO RI RIFLETORI SUL PROGETTO ‘PIANO BLU’ IDEATO CON GREENPEACE CHE PREVEDE L’ISTITUZIONE DI UNA ZONA DI PROTEZIONE BIOLOGICA. APPELLO AL’ASSESSORE MARIARITA SGARLATA

“Stop a nuovi permessi di ricerca di idrocarburi nel Canale di Sicilia”.

Così il Movimento cinque stelle all’Ars, da sempre contrario alle trivellazioni offshore e allo scempio delle coste e dei mari italiani, chiede al Governo regionale siciliano di predisporre tutte le iniziative necessarie alla salvaguardia dell’ecosistema e delle attività produttive del mare che circonda la nostra Isola.

La mozione, a firma della deputata Cinquestelle, Angela Foti, è già stata depositata all’Ars e richiede il ripristino urgente e la nuova costituzione di Zone a tutela biologica nello Stretto di Sicilia (ZBT).

“Il nostro obiettivo – afferma la deputata Foti – è quello di far ritirare le passate concessioni e, ovviamente, di non concederne di nuove”.

Negli ultimi anni sono state introdotte, ai fini della salvaguardia delle coste e della tutela ambientale, limitazioni alle aree dove possono essere svolte nuove attività minerarie.

“Ma non è sufficiente”, aggiunge Foti. Infatti, il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152, “Norme in materia ambientale” stabilisce che “sono vietate le attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare”.

Questo divieto, però, è valido unicamente per le istanze presentate successivamente all’emanazione del D.Lgs. 128 2010.

“Si rappresenta che quasi tutte le istanze che riguardano il Canale di Sicilia sono antecedenti al 2010, buona parte di esse riguardano zone estremamente vicine alla costa”, sottolinea la parlamentare regionale.

“In definitiva, le richieste di nuovi permessi di ricerca porteranno le attuali aree soggette a concessioni a più che raddoppiarsi (da 3.105,66 Kmq a 7.153,73 Kmq). Dobbiamo evitare, a tutti i costi – conclude Angela Foti – l’aumento del numero di piattaforme presenti nel Canale di Sicilia che potrebbero causare danni incalcolabili soprattutto nel settore turistico e della pesca”.

Si tratta dell’ennesimo atto sostenuto dal Movimento 5 stelle contro le trivellazioni. Lo stesso presidente della commissione Ambiente all’Ars, il Cinquestelle, Giampiero Trizzino, ha predisposto nel tempo numerose audizioni in merito alla questione, partecipando inoltre a diverse campagne di sensibilizzazione predisposte da Greenpeace.

Tra queste “U mari nun si spirtusa”, un appello rivolto ai Sindaci e a tutti gli amministratori per bloccare le trivellazioni. L’appello fu firmato anche dall’allora candidato alla presidenza della Regione, Rosario Crocetta.

“Semplice, chiediamo al presidente Crocetta di rispettare, almeno questa volta, un patto già firmato”.

In chiusura, il presidente Trizzino accende ancora una volta i riflettori su “Piano Blu”, il progetto sviluppato l’anno scorso con Greenpeace, arenatosi poi negli uffici dell’ex assessorato regionale al Territorio e Ambiente. E non c’è da stupirsi: in quest’assessorato trovano sempre ‘ospitalità’ i progetti che provocano scempi. Mentre le azioni di tutela del territorio, chissà perché, incontrano sempre mille difficoltà…

Il Piano prevede la creazione di una zona di protezione ecologica, uno specchio d’acqua esclusivo all’interno del quale la biodiversità diventa l’oggetto principale di tutela, sul modello del Santuario dei cetacei nel mare ligure.

“Non è tardi – conclude Trizzino – chiediamo al neo assessore per l’Ambiente, Mariarita Sgarlata di portare avanti l’istanza e trasmettere tutto al Ministero quanto prima”.


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