Il progetto del ponte sullo Stretto visto dalla Calabria, tra speranze di progresso e aspre critiche

Talvolta si può compiere l’errore di considerare il ponte sullo Stretto un affaire squisitamente siciliano. L’Isola dovrebbe essere la regione che beneficerà di più del collegamento con il Continente, ma è anche quella che pare subirà le conseguenze più importanti da un punto di vista ambientale. Ma cosa ne pensano dall’altra parte del mare? Come vivono in Calabria la possibilità di una gigantesca infrastruttura che non sarà certo meno clemente tanto dal punto di vista ambientale quanto sotto l’aspetto del traffico?

Per quanto riguarda le persone, i calabresi, le opinioni sono discordanti, tanto quanto lo sono in Sicilia. Trovi il ristoratore di Villa San Giovanni entusiasta: «Passerà molta più gente, avremo più lavoro, penso anche agli operai che saranno impegnati nel cantiere. Secondo me lo devono fare, servirà a tutti». Ma anche il commesso, suo concittadino, piuttosto scettico: «È un’infrastruttura che serve solo alla Sicilia, che mi risulta però avere problemi più grandi al momento. Sarebbe sufficiente migliorare i collegamenti con i traghetti, magari rinnovarli un po’ e poi si potrebbe investire il resto dei soldi sulle strade loro. Ma anche sulle nostre». E poi c’è l’albergatore di Scilla che appare fiducioso: «È il progresso. Si può anche essere contrari e tenersi i traghetti, ma penso che il progresso sia inevitabile». Tutti però terminano ogni volta i loro discorsi con la stessa frase: «Se lo fanno».

E poi c’è la politica, con il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, che ha già espresso il suo parere favorevole – e ci mancherebbe, vista la sua militanza in Forza Italia – e ha anche più volte dichiarato che «la Calabria e soprattutto la Sicilia sono disposte a contribuire alla realizzazione del ponte», con quel «soprattutto la Sicilia» che appare tuttavia caso piuttosto eloquente. E ci sono i No Ponte. Con il movimento calabrese che si è ricostituito solo da poche settimane, a dimostrazione di quanto la situazione sia stata per anni appannaggio quasi esclusivo della Sicilia, ma appare nelle sue prime battute intenzionato a dare battaglia, a partire dal meeting previsto da oggi a Villa San Giovanni dal titolo Il Ponte sullo Stretto di Messina. Un’opportunità per i territori dello Stretto e per l’area euro-mediterranea, a cui prenderanno parte tecnici, vertici delle Ferrovie, politici locali e nazionali.

«Già fatichiamo a rilevare i benefici che questa opera avrebbe per la popolazione di Calabria e Sicilia – dicono dal Comitato No Ponte Calabria – E sinceramente non possiamo che addebitare alle alte temperature di questi giorni lo sforzo allucinatorio di chi intravede ricadute così ampie per un ponte che di certo rappresenta un’opportunità di guadagno solo per gli attori coinvolti nell’ennesima fase di studio e progettazione». L’accento è ancora una volta posto sul traffico che attraverserebbe la nuova infrastruttura, fatto per l’ottanta per cento di pendolari, che poche ricadute avrebbe dunque sul tessuto economico locale. Un tessuto che invece, sempre secondo il Comitato, tanto più avrebbe da perdere: «La popolazione di Villa San Giovanni e Messina subirà le pesanti conseguenze di una cantierizzazione pluridecennale dei territori: oltre all’impatto ecologico e ambientale, tutt’altro che risibile in un’area esemplare dal punto di vista della bio-diversità animale e vegetale, parliamo di una devastazione che non solo porterà a ripensare drasticamente la vocazione marina di comunità come quelle di Cannitello e, in Sicilia, Torre Faro, ma che sfugge a qualsiasi inquadramento ingegneristico ed economico finanziario».


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