Formazione professionale: il Governo Crocetta viola le leggi regionali? La Risposta arriva dal Tribunale di Palermo

CON SENTENZA EMANATA IL 21 NOVEMBRE IL GIUDICE DI LAVORO HA RIBADITO LA RESPONSABILITA’ IN CAPO ALLA REGIONE SICILIANA DEI PROCESSI DI MOBILITA’ A GARANZIA DELLA CONTINUITA’ LAVORATIVA E RETRIBUTIVA DEI LAVORATORI DEL SETTORE.

La riforma amministrativa tanto sbandierata dal presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta e dalla giovane assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, subisce un arresto quasi mortale. A rischio tutta la produzione amministrativa di un anno di Governo. Un anno di amministrazione che ha ripetutamente disapplicato la legge regionale n.24 del 6 marzo 1976, violando la legge regionale n.25 del 1 settembre 1993.
A porre seriamente in dubbio l’operato dell’amministrazione regionale, guidata a capo di due dipartimenti regionali, sia nella materia del Lavoro che in quella della Formazione professionale, dalla dottoressa Anna Rosa Corsello, così come l’azione politica anche dell’assessore alla Famiglia, Ester Bonafede, è il richiamo della legge regionale n.25/93 nella sentenza n.3606 emessa dal Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Palermo il 21 novembre 2013.

Nel ricorso promosso da un lavoratore del comparto degli Interventi formativi contro il proprio ente contestandone la legittimità della Cassa integrazione guadagni in deroga per mancata comunicazione preventiva, il giudice del Lavoro si è pronunciato per il rigetto per mancata lesione dei diritti soggettivi. Quel che più interessa del dispositivo è il richiamo all’articolo 2 della legge regionale n.25/93 che si riporta di seguito.
“Al personale iscritto all’albo previsto dall’art. 14 della legge regionale 6 marzo 1976, n. 24, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato è garantita la continuità lavorativa e riconosciuto il trattamento economico e normativo previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria”.
La sentenza citata richiama anche l’articolo 2-bis della citata legge n.25 che dispone: “L’Assessore regionale per il lavoro, la previdenza sociale, la formazione professionale e l’emigrazione è autorizzato ad attuare per il personale di cui al comma 1, rimasto totalmente privo di incarico, i processi di mobilità previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro degli operatori della formazione professionale”.
Scorrendo la lettura del dispositivo della sentenza, il giudice aggiunge anche che “Come appare evidente dal tenore letterale della norma citata, non si tratta di obbligo posto a carico del datore di lavoro”.
La decisione del Tribunale di Palermo conferma quanto vivo sia ancora l’impianto normativo regionale posto dal legislatore siciliano a baluardo del rispetto delle leggi e del Contratto collettivo di lavoro della categoria. Tantissimi lavoratori e qualche giovane sindacato, fatto di professionisti navigati nel settore, se ne erano già accorti da tempo. Sono altri che giocando sul caos e sulla confusione hanno cercato di piazzare i propri colpi. L’incompetenza di larga parte dei tecnici assoldati dal Governo regionale e la scelta politica suicida di calpestare le norme regionali hanno dilaniato la formazione professionale mettendo a serio rischio le regole democratiche del settore.

Ciò significa che quanto accaduto per esempio negli ultimi mesi con la gestione dei processi di mobilità e con il licenziamento di circa 600 lavoratori, espulsi dal sistema, appare illegittimo. E la responsabilità non può essere circoscritta in capo al datore di lavoro, cioè all’ente formativo che ha cacciato parte dei proprio personale per riduzione di finanziamento o per altri motivi, più o meno legittimi, ma all’assessorato regionale Istruzione e formazione professionale.
Ritorna d’attualità il progetto Spartacus e l’intera procedura amministrativa adottata dal Governo Crocetta che ha visto il trasferimento di circa mille e 800 operatori degli Sportelli multifunzionali al Ciapi di Priolo. I dubbi sulla correttezza di quanto messo in piedi dall’assessore Bonanfede aumentano fino a divenire certezza. Spartacus potrebbe avere violato proprio l’articolo 2 bis della legge regionale 25/93, richiamata dalla sentenza n.3606/2013 del Tribunale di Palermo. Così come il giovane assessore alla Formazione professionale nella gestione dei processi di mobilità, con l’accordo del 12 novembre 2013 con le parti sociali, ha snaturato quanto previsto dalle norme regionali e dal Contratto collettivo di lavoro della categoria.
Un vero “Bordello” sul quale fortunatamente fa chiarezza la riportata

Rosario Crocetta, foto di Gabriele Bonafede

sentenza del Tribunale di Palermo. Lo capiranno i componenti del Governo della legalità e della trasparenza a parole che rischia di violare più leggi del precedente quando a capo vi era Raffaele Lombardo? Lo capirà la dottoressa Corsello che non possono essere licenziati i lavoratori rimasti privi di contratto e che è compito della Regione siciliana ricollocarli e garantire loro la continuità retributiva oltre che il posto di lavoro?
Tutto questo non è stato garantito fino ad ora. Forse che il Governo Crocetta ha confuso la rivoluzione con la violazione di legge? La dottoressa Corsello e gli assessori invischiati in questo casino farebbero bene a ripensare alla loro utilità in questa giunta di governo, alla loro funzione pubblica. Ad analizzar ei risultati finora prodotti, non pare che i siciliani ne siano contenti. I lavoratori della Formazione professionale sono invece allo stremo e certamente stanchi di promesse, rinvii, pacche sulle spalle e proclami da circo equestre. Morti di fame erano con Lombardo e continuano ad esserlo con Crocetta, cos’è cambiato allora?

Questa sentenza spacca in due tronconi il mondo dei sindacati dei lavoratori. Da un lato i fautori della legge n.24/76 e del rifinanziamento con la programmazione del piano regionale dell’offerta formativa, la cui presentazione delle direttive operative scadrebbe proprio oggi. Dall’altro gli assertori della riforma amministrativa, una strana parola che significa ben poco. Le riforme in democrazia si fanno sempre con l’accordo di maggioranza e minoranza al parlamento siciliano e mai con un colpo di spugna deciso dal più forte.
Tra i pochi sindacati distintisi per la tutela della legge regionale n.24/76 e della n.25/93 il Sinalp e l’Uslal. Il primo ha diffidato più volte il Governo della Regione siciliana sul finanziamento della legge regionale e sull’applicazione della circolare n.10/94 e del Ccnl di categoria per i processi di mobilità del personale. L’Uslal sulla vicenda ha rafforzato la propria posizione sindacale con un documento fatto pervenire in redazione da Nino Spallino, Segretario regionale del comparto Scuola e Formazione professionale e che riportiamo.
“Si riapre con maggior vigore e consapevolezza il dibattito sull’applicabilità o meno delle leggi regionali in materia di Formazione Professionale. A differenza degli anni passati la controversia o la vertenza, chiamatela come volete, è supportata dalla condivisione e dalla partecipazione di moltissimi operatori. Le vicende degli ultimi due anni formativi hanno causato agli operatori danni gravissimi e per certi versi irreparabili. Noi dell’Uslal continuiamo a credere,forti anche dal supporto degli operatori, che cambiare in meglio è possibile. Occorre solamente rispettare ed applicare le leggi regionali in vigore e il Contratto collettivo nazionale di lavoro. Qualcuno potrebbe dire dov’è la novità rispetto al passato? Le leggi richiamate sono in vigore da un ventennio e il primo Ccnl di categoria risale a più di quaranta anni fa. E’ vero, nulla di nuovo sotto il sole. L’amministrazione regionale, gli enti ma anche taluni sindacati continuano a predicare fandonie e bugie. In sostanza cercano di negare l’evidenza o come si usa dire vogliono nascondersi dal sole mettendosi il dito davanti al naso. Com’è possibile negare l’evidenza? Com’è possibile disconoscere la volontà, il volere, la decisione e il proponimento del legislatore, fedelmente riportati nei resoconti degli atti parlamentari, che hanno portato all’approvazione dell’articolo 2 della legge regionale 25/93? Per rispetto alla verità, lungo questo lasso di tempo abbiamo trovato qualcuno che ci ha dato regione. Di ciò se ne può trovare traccia anche in parecchi atti amministrativi predisposti dall’amministrazione regionale mai abrogati. Quello che è successo in questi ultimi due anni è veramente strano, inspiegabile. Qualcuno ha voluto farci credere che il sole nasce da occidente e che l’acqua sale sopra i monti. Noi tutti sappiamo che non è cosi. Ora abbiamo la conferma. L’onere, l’obbligo, l’impegno di applicare, di rispettare e fare rispettare , non solo l’art.2 della legge regionale 25/93, ma tutto l’impianto normativo del settore, è in capo all’amministrazione regionale”.


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