Muos di Niscemi: il mistero dei 200 watt…

Non è servito a placare le polemiche il ‘Muos Media day’ organizzato dal Consolato Usa che ha fatto arrivare a Sigonella, e poi a Niscemi, una quarantina di giornalisti “per mostrarvi come stiamo lavorando, in totale trasparenza e collaborazione per la salute di tutti i cittadini” ha detto Luca Goretti, vice capo di gabinetto del ministero della Difesa italiano.  Insieme con lui, ad accogliere la stampa il colonnello Mauro Becherelli, il Console generale, Donald Moore, e 5 funzionari dell’Ambasciata americana.

Dopo un giro alla base militare Usa di Sigonella (una vera e propria città dove accanto ai mezzi militari c’è di tutto), un pulmino ha portato la stampa  alla base NRTF-8 di contrada da Ulmo a Niscemi. base che sorge all’interno di una Sughereta, Sito di interesse comunitario (in teoria, a totale inedificabilità) “base italiana data in concessione agli americani” ha ribadito Goretti.  Base che già ospita 44 antenne e il costruendo Muos. 

L’operazione ‘simpatia’ degli Usa e del Ministero della Difesa italiana,  che hanno fatto trovare ai giornalisti una bella grigliata con hot dog e hamburger, e che hanno sfoggiato sorrisi e battute ‘friendly’ come già detto, non è servita a chiarire i dubbi, nonostante le intenzioni: “Sulla stampa sono circolate informazioni poco chiare, ecco perché vi abbiamo voluto incontrare”.

In effetti, di chiaro c’è stato ben poco. E non per colpa degli americani. Bisogna ricordare, infatti, che la responsabilità di tutta questa storia è, e resta del governo italiano che ha concesso le autorizzazioni in barba alle leggi ambientali, in barba al principio di precauzione sancito dall’Ue, e di conseguenza, in barba al diritto alla Salute sancito dalla Costituzione.  Non a caso, a microfoni spenti, un funzionario del governo italiano ha ammesso che “questa storia sin dall’inizio è stata affrontata con una certa leggerezza”.

Adesso la frittata è fatta. Prodi, come Berlusconi, come Letta, se ne fregano altamente della salute e dell’ambiente dei siciliani. I governi passati hanno dato l’ok, quello attuale continua a ribadire le esigenze degli Usa. Alla Sicilia non pensa nessuno. Agli americani, forti dell’appoggio romano, non resta che tentare di mostrarsi ‘simpatici’ nel ribadire che loro hanno ottenuto tutti i permessi.

Tante belle parole,  nel corso del briefing tenutosi nella piccolissima struttura prefabbricata all’interno della base di Niscemi, tanti sorrisi e tentativi di rassicurazioni sull’assoluta innocuità del Muos.  A questo proposito va ricordato che proprio ieri, Repubblica ha anticipato i risultati dello studio dell’Istituto Superiore di Sanità, dal quale ovviamente (è un ente che risponde al governo nazionale) è arrivato il via libera, come vi abbiamo detto qui.

I funzionari Usa però hanno dichiarato di essere ancora in attesa dei risultati dello studio anche se non hanno esitato a dire che “sicuramente sarebbe arrivato il parere positivo”. Certo, appare come una strana coincidenza l’avere organizzato il Media day nel giorno in cui arrivano notizie dall’Iss, ma tant’è….

“La sicurezza prima di tutto e per questo siamo in collaborazione con l’ISS e con L’ISPRA che controlla continuamente le nostre emissioni e per confermare che le emanazioni eletttromagnetiche delle 44 antenne non sono nocive. I tecnici dell’ISPRA con Arpa Sicilia, hanno diviso il sito in otto settori e fanno misure in ogni settore  con gli strumenti a tutta potenza per provare con la massima emissione. Noi lo facciamo di nostro ogni tre anni. E nella storia di questo sito mai i nostri risultati sono andati fuori dai limiti previsti dalla legge.”

Peccato che gli ultimi dati forniti dall’Arpa Sicilia, e anche quelli precedenti, mostrano valori che superano abbondantemente quei 6v/m imposti dalla Comunità europea,  facciamo notare noi di LinkSicilia. Per tutta risposta , John Oetting della John Hopkins University, ha illustrato una slide in cui si rappresenta una comparazione visiva fra i rischi di vari emittitori e i limiti legali. Da questi risulta evidente come i limiti voluti dalla legislazione italiana siano di gran lunga inferiori a quelli americani. Insomma, nessuna risposta. 

Lo ripetiamo. Non sono gli americani che dovrebbero essere chiamati a rispondere su questo punto come su altri. Se il governo siciliano e quello italiano non si preoccupano di fare rispettare le leggi sui limiti per le emissioni elettromagnetiche, la colpa di chi è?

Fitto mistero anche su un’altra questione: “Ciascuna delle due antenne del Muos raggiunge al massimo i 200 watt”, ha detto Oetting,  circa un sesto di un microonde a cucina e comunque meno di un traliccio di rete per i cellulari.  “Ma i dati non combaciano con quelli del progetto Muos approvato dalla Regione Siciliana –  facciamo notare noi– lì è indicata una potenza massima di 1600 watt”.  Un errore? Possibile? Si è presentato un progetto e ora se ne realizza un altro? Se così fosse saremmo davanti all’ennesima violazione di leggi. 

Momento di silenzio e poi:  “Non so dove lei abbia preso questi dati, ma noi abbiamo SEMPRE parlato di 200 watt…”.

E poi il cavallo di battaglia Usa: “Abbiamo una installazione del Muos alle Hawaii, posto al centro di un isola abitata”. Certo, queste isole non sono famose per densità demografica, e, comunque, sarebbe il caso di ricordare, che lì, gli americani sono in casa loro. Liberissimi di friggere gli hawaiani dunque…. Anche se, a quanto ci risulta, su quell’isola l’inclinazione dei raggi, a differenza di quanto potrebbe succedere a Niscemi, non intacca il territorio più di tanto.

La verità, a parere dei consulenti del Comune di Niscemi, ovvero i docenti del Politecnico di Torino, Massimo Coraddu e Massimo Zucchetti, è che per un principio di salvaguardia della salute della popolazione e dell’ambiente, non dovrebbe essere permessa alcuna installazione di ulteriori sorgenti di campi elettromagnetici presso la stazione NRTF di Niscemi, e anzi occorre approfondire lo studio delle emissioni già esistenti e pianificarne una rapida riduzione, secondo la procedura di “riduzione a conformità” prevista dalla legislazione italiana in vigore.

Ma, lo ripetiamo, se chi dovrebbe fare rispettare le leggi se ne frega, non è un problema degli Usa.  Che, hanno ricordato anche la richiesta di risarcimento presentata, incredibilmente, dal Ministero della Difesa Italiana nel ricorso contro lo stop imposto dalla Regione: “Lo stop ci costa 50mila dollari al giorno – hanno spiegato  i funzionari Usa – compresa la penale dovuta alla ditta che dovrebbe provvedere al lancio del satellite”.
La giornata di ieri, dunque, si è conclusa così: chiacchiere, silenzi, sorrisi e battute simpatiche. Nulla più.

Degno di nota il blocco del pulmino dei giornalisti da parte degli attivisti No Muos che hanno preteso di potere dire la loro. Ci sono riusciti. Bisogna capire se i media nazionali daranno loro voce o se obbediranno alla propaganda voluta da Roma.

L’attenzione ora è tutta rivolta al Tar: il 9 luglio dovrebbe arrivare la sentenza sul ricorso contro lo stop ai lavori.

I giudici si trovano caricati di una responsabilità enorme grazie ad un governo siciliano, che non ha avuto il coraggio di affrontare la questione politicamente, e l’ha ridotta ad un mero scontro amministrativo.

(foto di Daniela Giuffrida)

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