La nostra facoltà iblea: ieri, oggi, domani

Dagli incubi ci si risveglia…per fortuna

E’ una mattina comunissima…il sole ancora timido illumina la vallata iblea mentre, stropicciandomi gli occhi, mi alzo dal letto. Rimpiango quasi immediatamente il tepore delle coperte.
Dopo una doccia veloce finisco il rituale di preparazione ed esco…le 8:25…in perfetto orario…
Finalmente hanno aperto la nuova sede a Ibla…un miracolo…un vero e proprio sogno…driiiiin (scusate, il telefono): “pronto….pronto…PRONTO…”NOOOOOO!CAVOLO! PORC@#*§&$%!!!non era il telefono…ma la sveglia!!!sono le 8:00…comincio a indossare le prime cose che mi capitano davanti, incurante del colore o dal verso in cui le indosso.
Alle 8:17 esco da casa con una fetta appena imburrata tra i denti e mi precipito verso la fermata del bus cercando di ricordare se ho chiuso il rubinetto del lavandino e se ho preso tutti i libri…Eccomi alla fermata… una matricola appena sveglia con il segno del cuscino stampato sulle guance, gli occhi gonfi, due borse che nemmeno jean paul gotier, le scarpe slacciate, la maglietta al contrario e un calzino diverso dall’altro.
L’università è in via Ecce Homo…al terzo piano di un istituto che ospita al primo e secondo piano anche un asilo e una scuola elementare…paradossale l’idea di un asilo e un’università nello stesso plesso…nascita e morte della vita da educando.
Seguo la lezione di Giapponese cercando di capire qualcosa…ma sono quasi ipnotizzato da quei simboletti cosi affascinanti che quasi non mi accorgo che la lezione è gia finita e io devo riscendere a ibla per il lettorato di inglese al laboratorio…non ce la farò mai…altro che quarto d’ora accademico…qui mi ci vuole molto più di mezz’ora…accanto a me tutti corrono…chi deve andare alla sala Falcone-Borsellino.. chi al teatro vescovile… chi non vede l’ora di rituffarsi a letto… e io che cerco un modo per uscire fuori da questa micidiale routine!
Ripenso a quanto ero rilassato in quel sogno…quella si che era un’università…sembrava una di quelle che si vedono nei film americani…grande,tanto verde,tutto concentrato…anche gli studenti erano concentrati…io a lezione passo la metà del tempo a pensare a come devo fare per arrivare in tempo alla lezione seguente riuscendo a prendere anche un caffè!
Tutto questo non è un racconto di fantasia.. ma una storia vera…Ora le cose sono cambiate…il sogno si è avverato…l’università è a ibla!
L’ex convento di Santa Teresa da questo anno (accademico) ci ospita nelle sue stanze e nei suoi corridoi alcuni così caratteristicamente stretti che un giorno mi sono trovato davanti un prof. (non chiedetemi chi!) e l’avevo scambiato per il Minotauro.
Non c’è ancora tanto verde…ma ce ne sarà…le aule sono luminose, hanno aperto una mini caffetteria che funge da centro rianimazione, c’è interazione tra gli studenti invece di quello scambio di grugniti mattutini mentre si usciva di corsa da lezione.
E in questa visione paradisiaca del mio mondo universitario arrivo io: il sole che mi spruzza in faccia i suoi caldi raggi primaverili che evidenziano le mie borse sotto gli occhi…

F.A.

Sopravvivere all’eden.

Nella storia italiana, l’ambiente universitario è considerato il paradiso in terra della cultura. Ma di questi tempi la similitudine con un dantesco girone infernale a volte, sembra più rappresentativa. Spesso per una matricola fuori sede, il primo giorno all’università risulta essere il più traumatico, a volte perfino più duro del fatidico giorno della laurea.
Uscendo dal mondo tranquillo e ordinato delle scuole superiori, dove tutto o quasi è scandito e prestabilito in orari e scadenze, si viene quasi gettati tra le fauci della burocrazia, a volte, già bastante a scoraggiare gli animi più pavidi. Superato il primo trauma tra iscrizione, pagamento tasse e a volte prove d’ingresso per le facoltà a numero chiuso, inizia il vero e proprio battesimo del fuoco. La ricerca di alloggi confortevoli, in centri ad altissima densità di popolazione, come può essere Roma, crea necessariamente un mercato degli alloggi clandestino, spesso molto vantaggioso per i proprietari, che vista l’enormità della domanda, riescono tranquillamente a piazzare mini stanze e appartamenti a gruppi numerosi di studenti, percependo somme di danaro cospicue e totalmente in nero. Non è una rarità ritrovare 8-10 studenti stipati in appartamenti di tre camere, con un cucinino e un solo bagno. Trovato finalmente il “caro” alloggio, non è raro perdersi o essere aggrediti nelle labirintiche metropolitane, ma con un po’ di accortezza, la presenza di qualche amico e forza di volontà, si può superare indenni anche questo pericolo, che si è decisamente ridotto negli ultimi anni, con l’incremento di forze di polizia presso le stazioni metropolitane. L’università de “La Sapienza” rispecchia in tutto lo spirito della tentacolare Capitale essendo formata da svariate sedi di facoltà, laboratori medici e scientifici, centri di ricerca, musei e quant’altro. Oltre la poetica “cittadella universitaria” (chiamata così per la sua notevole estensione) vi sono anche altri palazzi sparsi per la città, che ospitano aule per le facoltà con frequentazione più numerosa (solo per le scienze umanistiche si contano migliaia di iscritti). Inutile tentare di descrivere il caos in cui si viene sommersi, quando migliaia di giovani spaesati, spesso non nativi del luogo, tentano di reperire informazioni come orari, corsi, nomi degli insegnanti e aule. Le segreterie dipartimentali, hanno carenze di personale o sono del tutto ignare delle informazioni necessarie, che sono affidate a fogli di carta in bacheche sovraffollate di avvisi indecifrabili. Superando i disagi iniziali, che possono essere imputati ai disservizi e alle lungaggini burocratiche, quanto all’inesperienza dello studente, si entra in un mondo di connivenze, usi e costumi personali di ogni università, che consentono solo agli animi più svegli e intraprendenti di sopravvivere allo stress, alle restrizioni e alle incompatibilità di alcuni corsi di studio.

Piccolo mondo moderno.

Quello che ogni studente stressato, vessato, sempre preda delle code desidera nella sua vita accademica, è una università a passo d’uomo.
L’idea di decentralizzare le facoltà, maggiormente affollate, valorizzando e ridando vita anche stupendi centri urbani, trova la sua realizzazione, a mio modesto parere, in Ragusa. Moltissimi sono gli studenti che per seguire l’indirizzo da loro prescelto, cambiano città, spesso anche regione, da un lato allargando i propri orizzonti, dall’altro sobbarcandosi o facendo cadere l’onere sulla famiglia, di ingenti spese che comunque non mitigano i disagi. Frequentare una piccola “dependance” di università in una piccola città come Ragusa, offre invece vantaggi non indifferenti. Il costo della vita, rispetto a grandi centri urbani come Palermo o Catania, è notevolmente abbattuto, se consideriamo ad esempio un affitto medio locale di 150€ a studente, a fronte dei 250-300 del capoluogo. Le strade sono più tranquille e vivibili tanto che in caso di problemi, da quasi ogni parte della cittadina è possibile raggiungere le sedi universitarie a piedi, nonché usufruire degli autobus, a costi inferiori rispetto le grandi città. Altro aspetto rilevante è quello di poter stringere un rapporto più personale con i docenti, visto che il rapporto tra le classi di corsisti delle università principali e quelle delle università decentralizzati è quasi di 1 a 5. Il che da la notevole possibilità di tornare a studiare con classi similari a quelle della scuola superiore, con non più di 40 elementi, a differenza dei 200-250 frequentanti le grandi università. E’ logico dedurre che un professore, non riuscirà mai a stringere un rapporto diretto con centinaia di elementi, trasformando spesso lo studente in un numero di matricola, laddove invece si ha un ridotto numero di frequentanti, quasi automaticamente il rapporto si trasformerà in un livello più personale, concedendo al corsista universitario di essere una persona e non un numero. La stessa, nuova sede di Santa Teresa, tanto desiderata sia dai docenti che dagli studenti, rispecchia un ambiente realizzato per piccoli gruppi, aule tranquille e luminose anche quando piene di gente, un ambiente “respirabile” dove per un cambio improvviso di aula, non si rischia di essere travolti da una mandria impazzita di colleghi che si affrontano per accaparrarsi un posto a sedere o a terra ai piedi della cattedra e espedienti tecnologici, come la videoconferenza, che consentono anche in casi di leggero sovraffollamento di poter tranquillamente usufruire delle lezioni e anche di godibilissimi film. L’esperienza personale effettuata nei due ambienti, mi permette di poter fare questo raffronto in piena serenità.

In conclusione, Le grandi università offrono occasioni e istruzioni spesso di ottimo livello, e le grandi città sono il sogno di fuga dei giovani studenti, stanchi del proprio ambiente, che considerano a volte soffocante, e problemi e disagi possono, e si verificano, in entrambi gli ambienti, vista anche la grande confusione in materia di legislazione, in ambito dell’istruzione. Poter affrontare la carriera accademica, già complicata di per sé da stravolgimenti istituzionali allucinanti, in un ambiente più a misura d’uomo, credo sia un dono prezioso da valorizzare e promuovere, esportandolo anche alle roccaforti universitarie più conservatrici, e contribuendo a rendere tutto il territorio nazionale, sede di cultura e libertà di scelta.

G.M.


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